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 2011  giugno 01 Mercoledì calendario

UN INGEGNERE PER AGGIUSTARE LA CINA

«Alcuni stranieri ben pasciuti, che non hanno nulla di meglio da fare, trovano da ridire sulle nostre faccende interne. La Cina, come prima cosa, non esporta la rivoluzione; in secondo luogo, non esporta fame e povertà; in terzo luogo, non vi causa alcun tormento.
Che altro c’è da dire?». È l’11 febbraio 2009 e Xi Jinping, attuale vicepresidente della Repubblica popolare cinese, pronuncia questa frase durante una visita ufficiale in Messico. Un’affermazione che fa il giro del mondo in poco tempo, viene ripresa dalle televisioni ma soprattutto diventa l’argomento principale dei forum cinesi su internet. Inusuale per la diplomazia asiatica, la battuta affronta in modo diretto uno dei temi cari ai cinesi quale il principio di non interferenza degli stranieri nelle decisioni politiche di Pechino. Quello che colpisce di più è però il linguaggio schietto e sicuro con cui Xi Jinping la pronuncia, rievocando così il ricordo di veri leader come Mao Tse-tung e Deng Xiaoping e, nello stesso momento, aumentando l’orgoglio nazionale per una Cina ormai sempre più forte. Un episodio che provoca una serie di consensi e cambia l’immagine del vicepresidente da uomo mite a leader carismatico che, pur non esente dalle critiche dei detrattori, da quel momento continua la sua ascesa politica. Fino alla successione di Hu Jintao, prevista per il 2012.
Il processo di transizione della leadership è graduale e la visita di Xi Jinping, che verrà a Roma domani per assistere alle celebrazioni del 2 giugno, potrebbe essere interpretata come una tappa del lento passaggio di consegne. Come ha ricordato il presidente Giorgio Napolitano, tra i quarantadue capi di stato che sono stati invitati per la Festa della Repubblica, celebrata insieme ai 150 anni dell’Unità d’Italia, ci sarà anche il nuovo presidente designato della Cina. Una presenza che rappresenta «una novità assoluta sulla scena internazionale.
È una manifestazione – ha precisato Napolitano – di particolare interesse e simpatia».
Non bisogna poi dimenticare che tra i due paesi sono in corso importanti affari economici. Risale solo allo scorso ottobre, in occasione della visita ufficiale di Wen Jiabao a Roma, la sottoscrizione di sedici accordi tra l’Italia e la Cina per aumentare gli scambi commerciali e raggiungere l’ambizioso obiettivo di un interscambio di 80 miliardi di dollari per il 2015, rispetto agli attuali 40 miliardi.
La presenza a Roma del dirigente cinese può riportare alla mente un episodio analogo riguardante l’ex Unione sovietica. Nel giugno 1984 anche Mikhail Gorbaciov, indicato come il numero due del Cremlino e delfino di Cernenko, fu inviato a Roma per rappresentare il Pcus ai funerali di Berlinguer, insieme ad altri leader di rilievo internazionale. Una mossa politica che diede l’opportunità a Gorbaciov di consolidare i rapporti con il Pci, allora il primo partito comunista dell’Occidente, considerato “fuori linea” a Mosca. Nello stesso tempo, fu l’occasione per confermare che nella dirigenza russa erano in atto trasformazioni radicali, delle quali Gorbaciov era l’emblema. si parlò allora di un nuovo tipo di dirigente sovietico: «giovanile», «cordiale» e «disponibile». L’opposto delle mummie al potere al Cremlino.
Oggi anche la Cina è alle prese con un momento di passaggio trasformativo. Riconosciuta ormai come potenza mondiale ed economica, deve consolidare la sua posizione mantenendo la stabilità e l’armonia sociale, ma anche facendo evolvere il suo sistema politico. Nonostante il boom economico sia avvenuto sotto la guida di Hu Jintao, l’attuale presidente viene ormai percepito come un leader troppo debole per poter condurre la Cina verso una svolta definitiva, possibile solo puntando sul miglioramento nei settore dell’innovazione tecnologica e della conoscenza, e sulla capacità di stabilire rapporti in politica estera. Caratteristiche che sembrano invece appartenere a Xi Jinping.
Ma chi è il futuro presidente della Cina? Nato nel 1953, è il figlio di uno dei fondatori della Repubblica popolare cinese – Xi Zhongxun – ed è un appartenente al taizidang, il partito dei principi. Laureato in ingegneria nel 1979 alla prestigiosa Università di Tsinghua a Pechino, la sua carriera politica è incominciata nel 1974 con l’ingresso nel Partito comunista, per poi diventare segretario di partito della provincia dello Hebei nel 1982 e continuare la sua ascesa professionale nello Shaanxi, nel Fujian e nello Zhejiang. Soltanto nel 2007 è diventato capo del partito di Shanghai ma già nel 2008 l’Assemblea nazionale del popolo lo ha eletto vicepresidente della Cina.
Subito dopo la sua elezione, si è dimostrato molto attivo in ambito internazionale compiendo diversi viaggi che lo hanno portato dalla Corea del Nord al Qatar, dallo Yemen all’America latina. Durante queste visite si è fatto conoscere negli ambienti diplomatici come un uomo molto cauto e dal low-profile ma è riuscito a dimostrare di essere un abile politico, capace di attirare verso il suo paese un alto tasso di investimenti stranieri, e una persona di polso, (è noto per la sua lotta contro la corruzione). Xi Jinping appare insomma dotato di grande equilibrio, capace di mediare tra i principi cardini della Cina e le idee innovative. Si racconta, per esempio, che nella città di Zhengding una televisione volesse girare un film e mentre i cittadini protestavano ritenendo l’iniziativa un inutile spreco di risorse per il governo, che poteva invece investirle nell’agricoltura, Xi Jinping incoraggiò il progetto considerandolo il possibile inizio per lo sviluppo dell’industria cinematografica nella provincia dello Hebei. Viene però da chiedersi se per compiere questa scelta, il futuro presidente cinese non abbia ascoltato i suggerimenti della moglie Peng Liyuan, famosa cantante, che lo descrive come un gran lavoratore per poi aggiungere: «È solo mio marito».