Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 01 Mercoledì calendario

Ma perché il fotovoltaico ha il diritto di inquinare? - Una nuova normativa del­l’Ue vieta, nella fabbricazione delle apparecchiature elettri­che ed elettroniche, l’uso di una mezza dozzina di nuove so­­stanze, ritenute pericolose

Ma perché il fotovoltaico ha il diritto di inquinare? - Una nuova normativa del­l’Ue vieta, nella fabbricazione delle apparecchiature elettri­che ed elettroniche, l’uso di una mezza dozzina di nuove so­­stanze, ritenute pericolose. Tra esse v’è il cadmio, che, come telluluro, è molto usato nella fabbricazione dei pannelli foto­voltaici: col cadmio dentro quei pannelli dovrebbero esse­re smaltiti co­n maggiore caute­la delle scorie radioattive. A dif­ferenza di queste, che decado­no nel tempo e perdono la loro radioattività, il cadmio rimane tale per sempre. È un metallo estremamente tossico e sono già occorse parecchie morti per esposizione acuta a esso, principalmente tra lavoratori che lo usavano. Personalmen­te, sono convinto che il nostro moderno sistema industriale sia perfettamente in grado di af­frontare il problema e usare il cadmio in modo sicuro, per la salute e per l’ambiente. Esatta­mente come per i rifiuti radioat­tivi, che pongono, sì, un proble­ma, ma di ingegneria elementa­re perfettamente risolto, con­trariamente alla leggenda me­tropolitana che li vuole, inve­ce, problema irrisolvibile. Curioso, però, il sistema dei due-pesi e due-misure: i mini­stri dell’Ue, che di questi tem­pi, come dei novelli Amleto, si stanno interrogando su nuclea­re- sì o nucleare-no, sul cadmio non hanno dubbi. Hanno deci­so di esentare i pannelli solari dal divieto, che imporrebbe la nuova normativa, di usare il ca­dmio. Sentite perché i pannelli fotovoltaici non sono tenuti a ri­spettare la limitazione: «Al fine di conseguire gli ambiziosi obiettivi dell’Ue in materia di energie rinnovabili e di efficien­za energetica», ci dicono i si­gnori Ministri. Ci corre l’obbli­go di ricordare che gli «ambizio­si » obiettivi sono motivati dal fatto che si vorrebbero ridurre le emissioni di anidride carbo­nica, che non è un inquinante, anzi è il cibo degli alberi, che di anidride carbonica e acqua so­no fatti. Anidride carbonica no, ma cadmio sì. Boh. E sorvo­lo su­l fatto che quelli che i mini­stri chiamano obbiettivi «ambi­ziosi » sono in realtà obbiettivi che il fotovoltaico, anche centu­plicasse la propria consistenza come per incanto, neanche lon­tanamente sfiorerebbe. L’impressione, forte impres­sione, è che in Ue comandino i tedeschi e a costoro tutti gli al­tri debbano inchinarsi. I tede­schi sono i principali produtto­ri di moduli fotovoltaici (e di turbine eoliche). La metà dei pannelli fotovoltaici del mon­do è in Germania, e danno alla Germania appena lo 0,5% della elettricità che essa consuma, e ciò a prova, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto la tecnolo­gia sia, ai fini della produzione elettrica, una colossale frode. Ma la Germania deve vendere agli allocchi del mondo i pan­nelli che produce: e che essi in­quinino o no o se essi siano una frode o no, ai tedeschi poco im­porta. L’altro giorno stavo a dibatte­re col presidente di Legambien­te, l’On. Realacci (Pd), che so­steneva che il suo modello di produzione elettrica è la Ger­mania. La vera verità è che qua­si il 90% dell’elettricità tedesca è prodotta da, nell’ordine, car­bone, nucleare, e gas: la Germa­nia, nel settore di produzione elettrica è uno dei Paesi che, se­condo i parametri ambientali­sti, inquinerebbe più di tutti al mondo. Ha devastato il pro­prio paesaggio con oltre 20mi­la torri eoliche; peraltro inutil­mente, perché l’eolico le dà ap­pena il 6% dell’elettricità che le serve e la tiene in continuo ri­schio di blackout. Recentemen­te la Merkel ha ribadito di voler uscire dal nucleare entro il 2022. Balle. Mente spudorata­mente, sapendo di mentire. La vera verità è che essa mira a in­dirizzare la politica energetica dei Paesi del mondo (incluso il nostro), ai quali le industrie te­desche progettano di ammolla­re quelle fraudolente tecnolo­gie - eolico e fotovoltaico - che i tedeschi producono. Lo ha det­to chiaro e tondo, la Cancellie­ra: «Noi intendiamo essere di esempio per quei Paesi che de­cidono di abbandonare il nu­cleare e per quei Paesi che deci­dono di non cominciare ad usarlo». Il nostro Paese sta impegnan­do nel fotovoltaico 100 miliardi di euro per i prossimi 20 anni. Produrranno poco più di un gi­gawatt dei 40 che consumia­mo. Con 100 miliardi si installe­rebbero 20 gigawatt nucleari, pari alla metà del nostro fabbi­sogno. I tedeschi brindano, qualche nostro furbetto com­patriota gioisce di qualche bri­ciola, tutti noi resteremo con un pugno di mosche in mano. I più penalizzati saranno i nostri figli cui non avremo saputo ga­r­antire la sicurezza di approvvi­gionamento energetico.