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 2011  giugno 01 Mercoledì calendario

Anno d’oro a palazzo Koch, 22 mld in più di riserve auree - Un anno d’oro, non c’è che dire

Anno d’oro a palazzo Koch, 22 mld in più di riserve auree - Un anno d’oro, non c’è che dire. E chissà che il trend non possa confermarsi anche quest’anno. Mario Draghi, pronto a salire tra qualche mese al vertice della Bce, si appresta a lasciare negli scrigni di palazzo Koch riserve auree che valgono oltre gli 80 miliardi di euro. A leggere l’ultimo bilancio della Banca d’Italia, diffuso ieri dall’istituto centrale, si tratta per la precisione di 83 miliardi e 197 milioni di euro al 31 dicembre del 2010. A fine 2009 le stesse riserve, ovvero 79 milioni di once pari a 2.452 tonnellate del metallo, valevano 60 miliardi e 410 milioni. L’incremento, come segnalano gli stessi documenti contabili di via Nazionale, è quindi risultato del 37,7%, con una plusvalenza (ovviamente non realizzata) di 22,7 miliardi di euro. La crescita è dovuta all’incredibile aumento del prezzo dell’oro, che per certi versi si sta confermando anche quest’anno (anche se a fine aprile 2011 il valore delle riserve era dato in leggero calo, a 81,4 miliardi). Con il senno di poi, si può dire che il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, aveva avuto la vista lunga, qualche tempo fa, quando pensò di introdurre una sorta di golden tax: si trattava, in pratica, del prelievo del 6% sulle plusvalenze auree di Bankitalia. Il balzello, che Tremonti ideò all’interno di una prima versione del decreto legge 78 del 2009 (uno dei provvedimento anticrisi), si è definitivamente sgretolato davanti al muro eretto da Jean-Claude Trichet, il presidente di quella Bce che adesso sta per essere presa in consegna proprio da Draghi. Le elevate performance finanziarie, come emergono dal bilancio 2010, non hanno caratterizzato solo l’andamento delle riserve auree. Un netto incremento, infatti, ha contraddistinto anche il valore in euro delle attività detenute dalla banca centrale in valuta estera: quelle in dollari statunitensi sono passate da 16,3 a 18,1 miliardi di euro, quelle in sterline inglesi da 3,4 a 3,6 miliardi, quelle in yen giapponesi da 4,5 a 5,5 miliardi e quelle in franchi svizzeri da 228 a 268 milioni. In questo caso, informa il bilancio, la crescita riflette il positivo aumento dei cambi e, in misura minore, l’aumento delle consistenze. Infine hanno fatto registrare letteralmente un boom gli investimenti effettuati da Bankitalia in titoli di stato. Dai 90,6 miliardi detenuti in portafoglio a fine 2009, infatti, si è passati a 111,4 miliardi al 31 dicembre del 2010. Parliamo di un «bottino» costituito soprattutto da strumenti obbligazionari, in particolare titoli di stato italiani e di altri paesi dell’area euro. Più nel dettaglio, le carte spiegano che i primi pesano nel portafoglio per il 47%, i secondi per il restante 53.