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 2011  maggio 31 Martedì calendario

QUASI 7MILA UOMINI IN CAMPO, IMPEGNATI IN 29 MISSIONI

Quasi 6.900 militari impiegati oltremare in 29 missioni presenti in 21 Paesi in Europa, Asia e Africa per le quali il Parlamento ha autorizzato l’impegno di un massimo di 7.280 effettivi e una spesa annua di 1,5 miliardi di euro prevista in calo sensibile già dal 2012.

Negli anni 90 e dopo l’invasione anglo-americana dell’Iraq, l’impegno militare italiano oltremare raggiunse i 10mila soldati ma nel conto attuale non sono considerate le migliaia di uomini e donne coinvolti nelle operazioni belliche sulla Libia effettuate da basi aeree nazionali e in acque prospicienti quelle di casa. Una guerra circa la quale il Governo non ha finora fornito dati: né sull’entità dei raids aerei, costi sostenuti o previsti, né sul numero di militari impegnati. Ufficialmente sono assegnati alla Nato 14 velivoli ma vi sono anche numerosi elicotteri imbarcati sulle sette navi impegnate nelle operazioni di embargo. Migliaia i soldati coinvolti, basti pensare che solo la portaerei Garibaldi ne imbarca quasi 900.

Quella in Afghanistan è la missione più importante sul piano numerico (4.200 militari e 30 velivoli), finanziario (750 milioni il costo nel 2010, 388 stanziati per i primi sei mesi di quest’anno) e operativo (38 caduti in nove anni). L’attacco di oggi ha colpito la base più esposta ad azioni suicide perché la sede del Provincial reconstruction team si trova nel centro urbano di Herat, un contesto nel quale è più facile per gli aggressori avvicinarsi al perimetro dell’installazione militare rispetto alle basi campali fuori città. Attualmente l’Ovest afghano posto sotto il comando italiano è affidato ai parà della Folgore affiancati da circa 2mila statunitensi e 1.500 spagnoli, questi ultimi hanno però compiti bellici limitati. La Difesa prevede di poter iniziare a ridurre gradualmente il contingente già dal 2012 se andrà a buon fine la prima fase del processo di transizione che vedrà già da luglio le truppe afghane assumere la responsabilità della sicurezza a Herat e dintorni.

In Libano gli italiani schierano 1.350 Caschi blu della brigata Aosta, unità arrivata da pochi giorni nel sud del Paese dei Cedri e priva di esperienza in aree diverse dalle ormai tranquille regioni balcaniche. Dal febbraio 2010, quando l’Italia cedette alla Spagna il comando della missione, il contingente si è ridotto di circa un migliaio di unità pur restando il più nutrito tra i 29 che compongono la forza di 12mila Caschi blu. L’attentato di venerdì a Sidone, che ha provocato il ferimento di sei militari, ha rinnovato la volontà del Governo di ridurre ulteriormente il contingente anche se un taglio degli effettivi nel momento in cui si innalzano le minacce per la sicurezza risulterebbe controproducente, incoraggiando i terroristi. La missione è costata dal 2006 più di 1,7 miliardi di euro. Di questi, 106 milioni sono stati stanziati per il primo semestre di quest’anno.

In forte riduzione anche l’impegno nei Balcani dove i contingenti italiani hanno lasciato Bosnia e Albania mantenendo in totale nella regione 750 militari, 610 dei quali con la forza Nato in Kosovo. Un contingente dimezzato rispetto al 2010 con conseguenti tagli alle spese dai 135 milioni nel 2009 ai 36 stanziati per il primo semestre del 2011.

L’impegno a tempo pieno della Marina nella missione anti pirateria Nato/Ue nell’Oceano Indiano (275 militari) assorbe mediamente 2 navi e circa 50 milioni annui. In Iraq la missione addestrativa coordinata dalla Nato conta su 75 militari italiani, per lo più carabinieri, al costo di 9 milioni annui più 25 per la missione logistica dell’Aeronautica ad Abu Dhabi. Seguono missioni nazionali o multinazionali che vedono presenze contenute o simboliche di militari italiani in Sudan, Congo, Georgia, Sinai, Albania, Cisgiordania, Gaza, Malta, Cipro, Marocco e India-Pakistan.