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 2011  maggio 31 Martedì calendario

Nistico Vittorio

• Soverato (Catanzaro) 29 settembre 1919, Roma 8 giugno 2009. Giornalista. Fu direttore de “L’Ora” di Palermo (1954-1975) • «Fu un grande organizzatore, votato a starsene dietro le quinte, attaccato alla scrivania, da dove emanava ordini, distribuiva idee, contagiava entusiasmo. Sempre insoddisfatto, sempre mugugnante, sempre attaccato con le unghie e con i denti a quella che, di volta in volta, era la sua preda sotto forma di notizia. Vittorio Nisticò fu un giornalista come soltanto negli anni eroici della professione, quelli del dopoguerra, poteva esserci. Ma fu grande anche negli anni Settanta, quando ancora si stampavano i quotidiani del pomeriggio, il prodotto giornalistico più difficile da vendere, perché oltre a riprendere, con i dovuti aggiornamenti, le notizie già pubblicate dai quotidiani del mattino, c’era da inventare il titolo di prima pagina, un adescamento a tal punto perfetto da convincere i lettori a tornare in edicola. In questo, Nisticò era un maestro. [...] Proveniente da Paese Sera, Nisticò era arrivato nel capoluogo siciliano nel 1955. C’era da rimettere le mani su un quotidiano che di per sé era una contraddizione: fondato nel 1900 dalla grande famiglia industriale dei Florio, era appena stato acquistato, attraverso l’editore Amerigo Terenzi, dal partito comunista. Il calabrese Nisticò (e dei calabresi aveva la pro verbiale testardaggine) riuscì in un’impresa disperata. Di quel piccolo giornale fece un punto di riferimento della politica progressista siciliana nonché della sua più rappresentativa cultura. “L’Ora” di Nisticò fu a fianco di Danilo Dolci e delle sue battaglie civili nella provincia di Palermo, vale a dire nel cuore di quello che era stato il feudo e dal quale era nata la mafia più spietata e avida. Scrittori come Leonardo Sciascia ebbero in Nisticò un prezioso stimolo e un fantasioso suggeritore. Le inchieste contro il dilagare del fenomeno mafioso e delle sue infiltrazioni politiche hanno il nome della testata di un piccolo giornale, ma quel giornale non sarebbe esistito senza Vittorio Nisticò. Così come non esisterebbero tanti bravi ed agguerriti giornalisti oggi distribuiti nelle più importanti testate nazionali. [...]» (Matteo Collura, “Corriere della Sera” 9/6/2009).