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 2011  maggio 31 Martedì calendario

Che effetto fa vivere a Zum Zeri? - Ha ragione il monaco Jorge da Borges, signore dello scriptorium nel pluripremiato «Il nome della rosa»

Che effetto fa vivere a Zum Zeri? - Ha ragione il monaco Jorge da Borges, signore dello scriptorium nel pluripremiato «Il nome della rosa». Le cose ci sfuggono: «Nomina nuda tenemus». E va anche bene quando abbiamo che fare con una rosa, ma quando viviamo a Sfruz, a Zum Zeri o a Sferracavallo? Così, a parte consultare l’ineguagliabile «Dizionario di Toponomastica» pubblicato da Utet, molti abitanti degli 8.094 comuni e delle 60.271 località e frazioni si interrogano sui remoti perché della loro denominazione. I sospirolesi, per esempio, non ne possono più delle battute sui sospiri (vivono a Sospirolo, Belluno). Chi ha deciso che un posto si sarebbe dovuto chiamare per sempre Cocomaro di Focomorto (Ferrara)? O Nucleo Case Sparse (Torino)?. E una volta conosciute le ragioni, che fare? Marino Montano (è uno pseudonimo, ovviamente) ha compilato una guida ai nomi strambi ma veri (Cairo Publishing, pp. 207, € 13), suggerendo spiegazioni in qualche caso crudeli, in qualche altro consolatorie. La sua idea di scherzarci su almeno spinge la gente a interrogarsi sul passato. E poi, ammettiamolo, certi nomi sembrano fatti apposta per provocare traumi e desideri di rivoluzioni linguistiche. Castelletto Scazzoso si è trasformato in Castelletto Monferrato (Alessandria), Cazzimani in Borgo San Giovanni (Lodi) e si capisce perché. Belfiore (Verona) si è chiamato Porcile fino al 1547, e Belfiore di Porcile fino al 1967. Melma è diventato Silea (Treviso) dal 1934. Nella richiesta di cambio di denominazione il Podestà Matteo Frantin spiega al Re che «tale nome è divenuto antipatico agli abitanti perchè si presta allo scherno». Ma la maggioranza si tiene il nome avuto in sorte, come si accetta un parente con una rotella fuori posto, anche quando si presta all’equivoco, vedi Spinello, Tre canne, Fumo e Rollo. Oppure Acquapagana, Purgatorio e Altolà. Magari quelli di Buonabitacolo (dall’unione di «buono» e «abitacolo», che definisce la condizione salubre del luogo in epoca romana) sono più contenti di quelli di Scalzavacca, Gargazzone e Kapron, ma non è detto. A frugare negli archivi si scoprono dettagli insospettabili, leggende, dispute. Incudine, che sembra facile facile, potrebbe non avere alcuna relazione con i fabbri e derivare da «anchusa», una pianta erbacea. Portocannone (Campobasso) l’antica Portocandesium, racconta una storia di terremoti e ricostruzioni, del condottiero Arbëreshë, della minoranza albanese che ancora resiste (e le cannonate non c’entrano). Linguaglossa (che alle origini era Linguagrossa) paesino siciliano arrampicato sull’Etna, tra i castagneti e la pietra nera del vulcano, ha addirittura una quantità di storici che discutono ferocemente sull’etimologia. La lingua era di lava? Era duro il linguaggio degli abitanti? Il paese era a forma di lingua? Va chiarito che nessuno se lo chiede più. Su Arbatax, che inserito in una lista di nomi quasi alieni (Xirbi, Noax, Amblar, Radon, Somor), perfetti per il monologo finale di Blade Runner (e ci stanno anche bene) si potrebbe scrivere un romanzo. Deriverebbe dall’arabo arba’at ’ash (quattordici) e potrebbe indicare la quattordicesima torre di avvistamento, simile ad altre, costruite le coste sarde. Peccato che gli arabi abbiano avuto poco tempo per influenzare la toponomastica... Messa da parte la filologia, è più divertente pensare che Rivoltella sia la capitale della roulette russa e Capitan Loreto un supereroe. Infine, con un pizzico di follia, ecco un elenco dei nuovi sette nani: Odolo, (Brescia) Primolo (Sondrio), Rigolo (Como) Roncolo (Reggio Emila) Rugolo (Treviso), Teolo (Padova), Sorbolo (Parma). E risparmiamoci Staffolo, il nano fantino (Ancona).