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 2011  maggio 30 Lunedì calendario

Dopo Antonveneta attesa la sentenza Bnl - Ora che si sono consumati i primi clamori per la condanna a 4 anni di reclusione di Antonio Fazio, per il cattolicissimo ex Governatore di Bankitalia ricomincia il calvario

Dopo Antonveneta attesa la sentenza Bnl - Ora che si sono consumati i primi clamori per la condanna a 4 anni di reclusione di Antonio Fazio, per il cattolicissimo ex Governatore di Bankitalia ricomincia il calvario. In un certo senso più doloroso di prima. Tra fine luglio e settembre infatti, i giudici milanesi dovrebbero emettere un verdetto anche per l’altra scalata dei “furbetti del quartierino”, quella di Bnl, capeggiata da Giovanni Consorte, anch’egli condannato sabato a 3 anni di reclusione. E sarà difficile che lo stesso tribunale, sebbene con una sezione diversa, per una vicenda analoga, quasi sovrapponibile a quella di Antonveneta anche per i protagonisti, possa smentire se stesso. Così Fazio, per il quale ieri il suo ex amico e banchiere Gianpiero Fiorani si è detto «umanamente dispiaciuto», rischia di accumulare due sentenze di condanna nel giro di pochi mesi che, se probabilmente non gli apriranno comunque le porte del carcere grazie alla solita mannaia della prescrizione, rimarranno macchie indelebili per l’uomo che ricoprì uno dei più alti incarichi della Repubblica. Nel processo Bnl, la cui requisitoria si è svolta appena due mesi fa, il pm Luigi Orsi non aveva fatto sconti, parlando di «un’operazione di portata sistemica» con una «sinergia letale» tra Banca d’Italia e una cordata italiana «raccogliticcia», per contrastare l’avanzata degli spagnoli del Banco di Bilbao e scalare così Bnl. Sempre in nome di quella parola d’ordine di grande effetto, «l’italianità delle banche», ma di contenuti opachi, svelati in seguito dalle indagini della magistratura. E al centro sempre la "regia" di Fazio «motore immobile» della scalata che, secondo i pm, prima ancora di favorire questo o quell’amico, tradì il suo ruolo e l’istituzione di controllo che rappresentava, «con una visione medievale della vigilanza». In ogni caso, «il solo guadagno di Unipol fu di 80 milioni di euro al lordo dei costi sostenuti per l’operazione». Una partita bancaria che svelò le solite commistioni tra mondo finanziario e politico, con una trasversalità che dall’ex enfant prodige Gianpiero Fiorani, passò da Fazio a Bonsignore, arrivando fino ai Ds di D’Alema e Fassino («Abbiamo una banca!?»). In questo processo però la pena più alta rischia di scontarla Giovanni Consorte, l’ex presidente di Unipol per il quale il sostituto procuratore Luigi Orsi ha chiesto 4 anni e 7 mesi di reclusione più un milione e 200 mila euro di multa, esclusa ogni attenuante. E 4 anni sono stati chiesti anche per il suo vice dell’epoca, Ivano Sacchetti, nonché per Carlo Cimbri, il leader delle cooperative rosse. Per Fazio invece la richiesta è stata di 3 anni e 6 mesi più 700 mila euro di multa. Secondo il pm, nonostante tutto, l’ex Governatore di Palazzo Koch, ha avuto per lo meno il coraggio «di venire in aula a spiegare le sue ragioni, spiegando che gli spagnoli gli stavano sullo stomaco e insomma non ha nascosto le sue responsabilità». Inoltre, ha fatto notare il magistrato, è l’unico tra i vari protagonisti della calda estate del 2005, ad essere uscito definitivamente dai giochi del potere finanziario. Ciò non gli impedirà di essere giudicato una seconda volta.