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 2011  maggio 29 Domenica calendario

L’operaio cinese fa infuriare i polacchi - Addio idraulico polacco, capro espiatorio preferito da populisti ed euroscettici del Vecchio Continente, incarnazione dello spettro del «dumping» salariale agitato dai sindacati e spauracchio delle piccole aziende francesi o tedesche

L’operaio cinese fa infuriare i polacchi - Addio idraulico polacco, capro espiatorio preferito da populisti ed euroscettici del Vecchio Continente, incarnazione dello spettro del «dumping» salariale agitato dai sindacati e spauracchio delle piccole aziende francesi o tedesche. I tempi sono cambiati e oggi anche l’idraulico polacco è costretto ad ammettere che c’è qualcuno che lavora di più, guadagna di meno ed è disposto addirittura a rimetterci pur di aprire un cantiere in Europa: l’idraulico cinese. Il quale ha dismesso pinze, piegatubi e sturalavandini, ha indossato i panni del costruttore e, per un singolare contrappasso, ha deciso di iniziare la sua marcia in Europa proprio dalla Polonia: 500 operai cinesi stanno realizzando due sezioni dell’autostrada A2, che dal 2012 dovrebbe collegare Varsavia a Berlino. Nel settembre 2009 un consorzio guidato dalla Covec (China Overseas Engineering Group Company), una società controllata da Pechino, si è aggiudicato l’appalto per costruire 49,2 dei quasi 91 chilometri del tratto tra Varsavia e Lodz, mettendo sul piatto un’offerta che più bassa non si può: 330 milioni di euro, un prezzo più basso del 60% rispetto a quello indicato nel bando di gara e del 30% rispetto alle proposte dei concorrenti europei. Praticamente un regalo, che aveva mandato in collera i costruttori tedeschi, pronti a ricordare che l’autostrada è co-finanziata dalla Banca europea degli investimenti e dai Fondi strutturali (cioè dai contribuenti europei). Le proteste hanno scavalcato l’Oder e montano anche in Polonia, dove le ditte locali rivolgono alla Covec la stessa accusa di «dumping» che si sentivano rinfacciare fino a qualche tempo fa nel resto d’Europa. «Di sicuro ci perderà dei soldi, lo fa solo per ottenere buone referenze per partecipare ad altre gare nella Ue. E siccome è una società controllata dallo Stato, le perdite saranno coperte dalla Cina», lamenta il presidente dell’Associazione polacca dei costruttori di strade, Wojciech Milusi. Non solo: i subappaltatori polacchi denunciano di non essere stati pagati dalla Covec e hanno deciso di sospendere i lavori, visto che nel frattempo hanno accumulato crediti per oltre 7 milioni di euro. Dopo intense trattative e l’arrivo a Varsavia del numero uno della Covec, la situazione si è sbloccata, con la promessa dei cinesi di ripianare i debiti entro il 30 maggio. Ma i dubbi in Polonia restano. Pechino non può permettersi ritardi, come non può permetterseli Varsavia. La Polonia, la cui rete autostradale necessita di un forte potenziamento, vuole completare la A2 prima dell’inizio degli Europei, nel giugno 2012. Il collegamento ha un ruolo nevralgico, visto che taglia il Paese da Est a Ovest. La Cina, dal canto suo, non vuole compiere passi falsi: l’autostrada è il primo grande appalto infrastrutturale pubblico vinto da Pechino in Europa e potrebbe diventare la testa di ponte per altri investimenti simili. Pur di finire in tempo la Covec ha aperto i cantieri in inverno, quando il settore edile polacco è fermo, e ha organizzato turni di 12 ore, sette giorni su sette. Gli operai cinesi dormono su letti a castello sistemati in una ex scuola, mangiano sul posto di lavoro i piatti provenienti da una mensa ricavata in un ex garage e non ricevono in contanti neanche uno yuan: la loro paga viene trasferita in Cina. Abbiamo «uno stile speciale di management», spiegano i dirigenti. Lo sciopero dei subappaltatori polacchi potrebbe però far saltare tutti i piani: la consegna prima del calcio d’inizio degli Europei appare in forse. Per questo la Covec vuole spedire presto in Polonia altri 300 operai cinesi.