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 2011  maggio 30 Lunedì calendario

MISTER YANDEX PORTA IN BORSA LA BOLLA RUSSA

Mai fidarsi dei miliardari timidi. Arkadij Volozh, quarantaquattro anni, baffi neri e aria trasandata da matematico distratto, non ha nulla del logoro cliché dei nuovi ricchi di Russia. Niente yacht, rarissime apparizioni pubbliche, una vecchia Volvo familiare per spostarsi, nemmeno un solo piccolo aereo privato nonostante un patrimonio valutato in centinaia di milioni di dollari. I suoi colleghi oligarchi, così abituati al lusso e agli eccessi di protagonismo, stentano ancora a prenderlo sul serio mentre le sue rare foto campeggiano su tutti i giornali sotto a titoli entusiasti: l’uomo che minaccia i colossi della Silicon Valley, lo zar di Internet, il genio che ha sconfitto Google. Ma Volozh è fatto così, sa che il basso profilo ha fino ad ora costruito la sua fortuna e non intende cambiare. Pare che non si sia concesso nemmeno un brindisi la settimana scorsa dopo il trionfale esordio a Wall Street della sua creatura più amata: Yandex, il motore di ricerca su Internet visitato ogni mese da 38 milioni di "navigatori" russi, l’80% di un mercato vastissimo e ancora in grande espansione. Ai suoi collaboratori, ansiosi di festeggiare nella sede in mattoni rossi di via Tolstoj 16, ha solo ripetuto una frase che gli hanno già sentito pronunciare mille volte e che tradisce l’ossessione del grande rivale: "Perché Google non batterà mai Yandex? Perchè per loro la Russia è una sfida come un’altra. Per noi è invece una questione di vita o di morte".
Qualche applauso, molti sorrisi, e poi tutti al lavoro secondo lo spirito frenetico e ansiogeno del motto di famiglia stampato e incorniciato alle pareti del quartier generale di Yandex: "Tutto quello che stiamo per fare oggi, avremmo potuto farlo già ieri". La lotta contro il tempo, e contro avversari potentissimi, è il chiodo fisso di Arkadij Volozh eternamente terrorizzato dall’idea di perdere tutto fermandosi a godere dei successi momentanei. Dominare in Russia non gli basta. Da qualche mese Yandex ha superato Google anche in Ucraina, ma non è finita. Ora la frontiera è l’Europa.
Un’offensiva che non dispiace affatto al Cremlino dove il presidente Medvedev in persona avrebbe ben chiare le potenzialità propagandistiche di una diffusione sempre più ampia di una visione russa del mondo. Dopo qualche screzio per una presunta scarsa collaborazione durante la guerra con la Georgia di tre anni fa, la pace è stata infatti consacrata con la nomina a consulente del consiglio di amministrazione di Aleksandr Voloshin, già capo dell’amministrazione della presidenza Eltsin e dei primi anni di quella di Putin. Una garanzia politica che darà sempre più copertura e mani libere a Volozh e alla sua squadra. Compromesso inevitabile perfino per un personaggio come lui, cresciuto come tanti geniali e spregiudicati imprenditori negli anni ruggenti della fine dell’Urss. Ma in un settore meno visibile di quelli del gas, del petrolio e di altre materie prime e dunque meno a rischio di contaminazione politica. Almeno fino a poco tempo fa.
La storia comincia ad Almaty, che allora si chiamava AlmaAta ed era la capitale della Repubblica socialista sovietica del Kazakhstan. Nelle aule di un liceo specializzato in Fisica e Matematica, Volozh scoprì di essere un genio facendo incetta delle medaglie d’oro che venivano allora assegnate agli studenti più meritevoli e vincendo più volte le mitiche Olimpiadi della matematica orgoglio della scuola sovietica. A creargli quel senso di continua insoddisfazione che ancora lo perseguita ci pensava però il suo compagno di banco, che spesso si dimostrava perfino più bravo di lui. Amicizia e alleanza obbligata: Ilia Segalovich è adesso cofondatore e numero due di Yandex e continua ad essere uno stimolo continuo per nuove iniziative tecnologiche. Il salto economico arrivò nell’87 con la legalizzazione delle prime cooperative. Fresco di laurea Volozh si ritrovò a lavorare in una piccola azienda improvvisata che esportava semi di zucca e importava computer dall’Austria. Il pagamento, per aggirare i problemi valutari, era in materiale tecnico ma andava bene lo stesso. Volozh diventò proprietario di due rarissimi personal computer e rivendendoli poté acquistare sottobanco il diritto ad abitare in un piccolo appartamento alla periferia di Mosca.
Nacque una passione che diventò un affare enorme. La Russia che cominciava a trasferire la documentazione cartacea in banche dati era una miniera per un giovane programmatore. Insieme a Sagalovich realizzò una bibbia digitale in russo che ebbe un piccolo boom subito dopo il ripristino della libertà di culto imposta da Gorbaciov. La cosa gli consentì di ottenere una somma impensabile, 20mila dollari, dall’istituto russo per la letteratura mondiale che gli chiese copie digitali dei testi di Pushkin e dello scrittore Griboedov, autore di una commedia dal titolo che i due intendevano smentire: "Che disgrazia l’intelligenza!". Ma è ancora il mondo statico e limitato dei dischetti. Grazie ai soldi incassati Volozh scoprì la connessione veloce e decise di riversare sul web tutta l’esperienza accumulata nell’uso del cirillico e delle tante trappole della grammatica russa. Nacque Yandex, ispirato al motore di ricerca americano Altavista e poi dalle aste online di ebay.
La corsa è difficile anche in casa. Altri motori di ricerca in russo erano all’inizio molto competitivi. Yandex stentava a crescere fino a quando non si inventò una sorta di Mata Hari del web. Si chiama Elena Kolmanovskaja ed è una programmatrice che ha studiato negli Stati Uniti e che nel ’91 rimpatriò per cercare fortuna nella nuova Russia. Volozh e Sagalovich le chiesero di fingersi un’incaricata di aziende americane per l’acquisto di servizi internet. La Kolmanovskaja fece così il giro di tutti i concorrenti di Yandex che le aprirono le porte e le svelarono i segreti tecnici. Una valanga di informazioni utilissime per i due fondatori della compagnia che riuscirono così a prevenire e migliorare tutte le mosse degli avversari. Elena Kolmanovskaja è adesso direttrice della sede ufficiale di Yandex a via Tolstoj.
Ma le scelte decisive arrivano negli anni della crisi, dopo il 2000 quando esplode la prima bolla web e comincia la corsa a disimpegnarsi o quanto meno a ridurre le spese. Gli investitori che intanto ha coinvolto, senza cedere mai la maggioranza del pacchetto azionario, premono per smobilitare o addirittura vendere al ribasso. Volozh li ignora, risponde come un visionario, pensa semmai a rilanciare. In quello che sembra il momento meno adatto comincia la sua corsa personale contro Google. "Voglio una sede più bella della loro", "Personale migliore, più giovane e meglio pagato". E come un novello maresciallo Kutuzov in attesa dell’invasione di Napoleone coltiva la sua ossessione: "Prima o poi, quelli, sbarcheranno anche qui. Dobbiamo prepararci a fermarli".
Adesso l’antica fabbrica ristrutturata di via Tolstoj è un gioiello della tecnologia che compete senza paura con i rivali della Silicon Valley. I dipendenti, età media 28 anni, vantano stipendi nettamente superiori a quelli dei colleghi di Google. Le selezioni per le assunzioni sono invece molto più severe. Almeno a giudicare da quello che si dice con un pizzico di vanità nei corridoi: "Molti scartati da noi, hanno finito per andare a fare i dirigenti da loro". In un clima così è inutile parlare dello spettro di un nuova bolla. La crisi non spaventa Volozh perché proprio subito dopo la crisi del Duemila si prese la sua più grande soddisfazione: affrontare e fermare il tanto temuto sbarco degli avversari. Google infatti lancia la sua versione russa nel 2001. Comincia un braccio di ferro in cui ruba inevitabilmente utilizzatori a Yandex che nel 2007 raggiunge il minimo storico di contatti, il 53 per cento.
E’ proprio in questo momento che sbarcano a Mosca i due fondatori di Google, Larry Page e soprattutto l’odiato russo Sergej Brin. Figlio di una famiglia ebrea di Mosca fuggita in America, Brin non ha mai risparmiato attacchi al suo Paese d’origine. "Tecnologia ridicola e scienziati dilettanti disse una volta la Russia è una Nigeria con la neve". Figurarsi il sottile piacere con cui Volozh si vide corteggiare da Brin e Page che gli proposero una sorta di alleanza strategica per godersi insieme senza litigare il mercato russo. E dicono che si sia divertito tanto a tenere i due giganti sulla corda, fingere una trattativa lunga più di sei mesi prima di rispondere con un falsamente costernato "No, grazie". Da allora inesorabilmente Yandex ha distanziato Google offrendo migliore qualità di ricerca in cirillico, una rete di servizi locali, e un sistema più efficiente e funzionale per la riscossione dei proventi della cosiddetta pubblicità contestuale. Quella pubblicità che appare per pochi secondi nei vari siti e che ha consentito a Yandex di fare un fatturato di quasi 500 milioni di dollari solo nel 2009. La rapidità del meccanismo, inventato da Volozh in persona, sta spopolando tra le migliaia di portali e di blogger che nascono ogni giorno in un paese ancora agli inizi della sua avventura sul web. Ma lui non si fida. Studia nuove iniziative e, scherzando ma non troppo, si impone un limite: "Gli altri sognano di restare da soli in Internet. Io no. Se rimanesse solo Yandex, senza concorrenti, non saprei più come impiegare il tempo".