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 2011  maggio 29 Domenica calendario

QUATTRO ANNI A FAZIO PER AVER DIFESO L’ITALIA


Quasi sicuramente nessuna delle condanne emanate ieri dalla seconda sezione penale del tribunale di Milano per la tentata scalata ad Antonveneta del 2005 passerà in giudicato. Tutti gli imputati, dall’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, al banchiere di Lodi, Giampiero Fiorani, all’assicuratore rosso Giovanni Consorte, fino al senatore azzurro Luigi Grillo, vedranno cadere in prescrizione il loro processo. Il primo grado è stato pesante per alcuni (Fazio, Consorte e Grillo), assai lieve per l’imputato che ha accusato tutti salvando probabilmente il suo patrimonio personale (Fiorani). Ma nella primavera 2012 appunto tutto cadrà in prescrizione, e difficilmente in dieci mesi si potranno leggere le motivazioni della condanna di ieri (ancora da scrivere), fare appello, celebrare il processo di secondo grado e arrivare al terzo grado in Cassazione. Lo sanno anche i giudici che ieri hanno comminato pene perfino più pesanti delle richieste dell’accusa e che forse proprio per questo con la sentenza di primo grado hanno voluto scrivere per la memoria più che per la giustizia, una condanna politico-morale.
Lo stesso reato che è costato in primo grado 4 anni, un milione e mezzo di multa e pene accessorie di sospensione da pubblici uffici (5 anni) e incarichi direttivi aziendali (2 anni) a Fazio e 2 anni e 8 mesi al senatore Grillo è impalpabile come l’aria: concorso morale in aggiotaggio. Persino più indefinito del contestatissimo concorso esterno in associazione mafiosa. Perché nel caso della scalata ad Antonveneta anche il semplice reato di aggiotaggio è assai difficile da individuare: il titolo non si è sostanzialmente mosso in quei mesi, ed è sempre restato intorno ai valori su cui poi venne autorizzata l’offerta pubblica di acquisto sia di Abn Amro che della Banca popolare di Lodi con la sua cordata. Non sarebbe stato possibile dunque speculare sui corsi azionari anche conoscendo prima un eventuale crescita dei valori (che non si è verificata).

LE INTERCETTAZIONI

L’aggiotaggio sembra centrare assai poco, figurarsi il concorso morale di chicchessia. Semmai con le famose intercettazioni circolate all’epoca si sarebbe potuto individuare un reato di insider trading: per quello basta la divulgazione a terzi di informazioni riservate non conosciute al mercato, e non è necessario nemmeno provare che poi qualcuno abbia usato le informazioni ricevute per speculare in Borsa. Quel reato sembrava evidente, ma i pm se ne sono tenuti ben alla larga, altrimenti avrebbero dovuto portare alla sbarra anche Piero Fassino (e non volevano) e Massimo D’Alema (che ha usato l’immunità per non fare utilizzare le sue intercettazioni).
Per questo i dubbi giuridici sono tanti sulla sentenza di ieri. Ma anche senza quelli, è la sostanza che conta. Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare per la mia professione l’allora governatore Fazio proprio nei mesi della scalata. Gli rubai anche qualche colloquio privato e confidenziale pubblicandolo come fosse lui stesso a scrivere su Il Tempo con lo pseudonimo di BanKoch. Non mi disse mai nulla, anche se ovviamente capì la mia birichinata e lasciò fare. Da quelle parole che ieri ho riletto viene fuori la sostanza.
Fazio pensava fosse necessario proteggere il sistema bancario italiano che aveva sue peculiarità di servizio al territorio, dalle scorribande di grandi gruppi stranieri che magari godevano di gran buona stampa, ma che sembravano assai più fragili e meno trasparenti di quel che si diceva. Fu il caso degli olandesi di Abn Amro, che volevano Antonveneta. Perse Fazio, vinsero loro e presero la banca nell’aprile 2006.
L’anno dopo gli olandesi, che erano assai fragili come aveva capito in Italia solo Fazio, furono pappati in un boccone da un consorzio bancario che vide intesta Royal Bank of Scotland, e a ruota Banco Santander e Fortis.

ITALIANITÀ

Tutti gruppi con guai enormi provocati dai pasticci che tutto il sistema bancario internazionale (i padroni di Abn Amro più di altri) avevano combinato con la finanza derivata. Pochi mesi dopo Antonveneta è tornata italiana, acquistata dal Monte dei Paschi di Siena, e cioè con una soluzione assai vicina a quella sperata dall’allora governatore della Banca di Italia. Basta andare a vedere le polemiche del 2005 e la sostanza è questa: la storia successiva ha dato ragione a Fazio e condannato i supporter di Abn Amro: dagli azionisti e soloni del Corrierone della Sera fino ai vari Bruno Tabacci e Francesco Rutelli. La verità e la storia hanno condannato loro e assolto Fazio. La magistratura, come purtroppo spesso capita, ha fatto l’esatto opposto.

Franco Bechis