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 2011  maggio 30 Lunedì calendario

Suleiman Michel

• Amsheet (Libano) 21 novembre 1948. Politico. Presidente del Libano (dal 25 maggio 2008). Già comandante dell’esercito, è un cristiano-maronita • «[...] capo di stato maggiore dell’Armée già dal 1998, grado che gli era stato trasferito proprio da colui, Emil Lahoud, che [...] lo aveva di nuovo preceduto nella carica di Presidente, Suleiman è sicuramente un militare professionale, un uomo d’armi che è stato anche dirigente dei servizi segreti, attaccato e fedele al proprio lavoro e però consapevole anche di che cosa significhi nel Libano essere un soldato, dover cioè assumere impegni istituzionali, al di sopra delle parti politiche, o etniche, o religiose, e però, nello stesso tempo, dover tenere conto sostanziale degli equilibri che la storia ha imposto al paese, proprio tra le parti politiche, etniche, e religiose. Perché nell’Armée accade che, mentre la gran parte degli uomini di truppa è composta da soldati di religione sciita, a dominare largamente tra gli ufficiali sono i sunniti e, soprattutto nei più alti gradi, i cristiano-maroniti. E dunque, tenere insieme nelle caserme questo intrico di storie e tradizioni e credenze senza dar spazio a possibili, dirompenti, fratture è un compito terribilmente delicato, fatto di raffinata capacità di gestione politica più che di gerarchie e di disciplina. Suleiman, in tutti questi anni ci è riuscito con grande equilibrio, districandosi proprio come un vero uomo politico tra le pressioni e i condizionamenti nei quali si trovava incastrato per aver ricevuto una benedizione alla sua nomina di capo di stato maggiore dal presidente siriano Hafez al-Assad, con l’obbligo perciò di mostrare fedeltà e riconoscenza ai suoi sponsor di Damasco, e tuttavia obbligato anche a tener conto d’essere un rappresentante della componente maronita della società libanese, che della Siria e degli Assad è da sempre un’intransigente avversaria in nome della indipendenza e della sovranità libanese (“Il Libano ai libanesi” è la bandiera dei cristiani maroniti, e per quella bandiera sono state fatte e tentate anche le alleanze le più spurie). [...]» (Mimmo Candito, “La Stampa” 26/5/2008).