[http://italian.ruvr.ru/2007/02/09/397132.html], 24 aprile 2011
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Era per l’appunto il febbraio del 1901, l’anno in cui dopo una lunga pausa di venti anni La Scala aveva deciso di rimettere in scena il Mefistofele di Boito, affidando la parte principale ad un cantante russo, di cui nessuno in Italia aveva mai sentito parlare
Era per l’appunto il febbraio del 1901, l’anno in cui dopo una lunga pausa di venti anni La Scala aveva deciso di rimettere in scena il Mefistofele di Boito, affidando la parte principale ad un cantante russo, di cui nessuno in Italia aveva mai sentito parlare. Per di piu’ quell’invito aveva irritato sia i cantanti che i critici. Anche per Scialiapin si trattava della prima esibizione all’estero, per cui egli si era preparato con una cura tutta particolare. La Scala pero’ lo sconvolse. In seguito avrebbe ricordato di essersi sentito prendere dal panico. Lui, uno sconosciuto venuto da tanto lontano, avrebbe dovuto cantare in quel teatro colossale, in una lingua che non era la sua, accanto a gente estranea. Nelle sue memorie, intitolate “Pagine di vita” Scialiapin avrebbe poi descritto il primo incontro con Arturo Toscanini, chiamato a dirigere il Mefistofele: “Nonostante la sua giovane eta’ il direttore d’orchestra mi sembro’ terribile. Di poche parole, non sorrideva come gli altri e correggeva i cantanti in modo tagliente e aspro. Si capiva che era uno che sapeva il fatto suo e non ammetteva repliche di sorta. Tutti gli artisti, anche Caruso, allora alle prime armi, incominciarono le prove, cantando a mezza voce – prosegue Scialiapin. Ed io pure. Un po’ per la stanchezza e ancor di piu’ perche’ mi sembrava fuori luogo cantare a piena voce, quando gli altgri facevano il contrario”. Nel mezzo delle prove Toscanini si giro’ improvvisamente verso Scialiapin con voce rauca. “Mi stia a sentire Lei. Ha l’intenzione di cantare a mezza voce come sta facendo adesso? - Certamente no! - Allora tenga presente, caro signore, che non ho avuto l’onore di andare fino in Russia per sentirLa.Per cui non conosco la sua voce. Non potrebbe usarmi la cortesia di cantare adesso come fara’ durante lo spettacolo?” Scialiapin capi’ che aveva ragione e incomincio’ a cantare senza risparmio. “Toscanini spesso interrompeva gli altri cantanti, con varie osservazioni o consigli. Ma a me non disse una parola. Non sapevo cosa pensare e tornai a casa – scrisse Scialiapin, in preda al turbamento”. Il giorno dopo le prove si svolsero nel foyer, in una sala stupenda dalle pareti con antichi ritratti e fotografie, da cui promanava un alone di rispetto. Quanti artisti ! E Scialiapin continua cosi’: “ Iniziammo le prove dal prologo. Io attaccari a piena voce e quando terminai Toscanini si arresto’ per un attimo e con le mani ancora posate sulla tastiera, piego’ il capo per dire con la sua voce rauca: “Bravo!” Una parola simile ad uno sparo. Sulle prime nemmeno capii che aveva voluto rivolgersi a me.Ma considerato che a cantare ero stato soltanto io, dovetti convenire che si era riferito alla mia persona. Felice, continuai a cantare con entusiasmo,ma Toscanini non disse altro”. Al termine delle prove Scialiapin fu chiamato in direzione per sentirsi dire con voce carezzevole: – E’ piaciuto molto al direttore… Durante le prove Toscanini, responsabile anche delle soluzioni sceniche, spesso diceva a Scialiapin quale posa assumere, come sedersi o rizzarsi in piedi, come avvitare una gamba all’altra o incrociare le braccia con fare napoleonico. “Quando gli chiesi, — ricorda Scialiapin – la necessita’ di quella o di un’altra posa, mi rispose: Perche questa e” una vera posa diabolica! - Maestro – gli dissi – ricordo tutte le sue indicazioni,non si preoccupi. Mi consenta pero’, alla prova generale di muovermi a modo mio! - A queste parole mi scruto’ attentamente per dire: - Va bene.” Al suo apparire in costume e gia’ truccato indicibile fu lo stupore. Accorsero tutti, artisti, coristi, lavoranti. Sembravano tanti bambini e tutti avrebbero voluto toccarlo e saggiare i muscoli accentuati da apposite linee di colore. “Dopo il prologo – ricorda Scialiapin, mi avvicinai a Toscanini e gli chiesi se fosse d’accordo con il mio modo di recitare. Per la prima volta, ebbe un sorriso di fanciullo, e con un colpetto sulla spalla disse: -Non ne parliamo piu’!” La prima avvenne il 16 marzo del 1901. “ Tutta una cascata di diamanti brilla negli vari ordini di palchi – scrisse un giornalista russo… Poi sullo sfondo del cielo tenebroso fra le stelle emerse una figura strana e cupa… Possente, audace si levo’ la voce stupenda di Scialiapin… Fin dalle prime note il pubblico si senti’dominato…” Al termine delle ultime parole, alle quali sarebbe seguito il coro – scrisse Scialiapin – sembro’ che qualcosa si lacerasse e cadesse. Istintivamente mi curvai, ma poi compresi che quel rumore sordo e terrificante veniva dalla platea… Incredibile quanto stava succedendo…” Quel primo spettacolo fu un trionfo per il giovane cantante russo. Toscanini avrebbe detto in seguito: fino a quando Scialiapin sara’ in vita e fino a quando egli potra’ cantare nell’opera di Boito io non la dirigero’ con nessun altro Mefistofele.