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 2010  marzo 13 Sabato calendario

IL PRIMO COMPLEANNO FU ORGOGLIOSO E RETORICO

La magnifica giornata ha chiamato sulle strade percorse dal corteo reale una folla strabocchevole. Le tranvie, le vetture, sciami di misses inglesi circolano, ornate di bandierine tricolori». Così cominciava uno degli articoli usciti su La Stampa il 28 marzo 1911 sul Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Un’Italia ancora acerba, che contava appena 35-36 milioni di abitanti, con un governo caduto pochi giorni prima (anche allora i governi-lampo erano una realtà), ma che si presentava con orgoglio sul panorama internazionale ricevendo telegrammi e felicitazioni dagli altri Stati europei (Inghilterra, Serbia, Montenegro, Germania, Russia). Un’Italia che potrebbe apparire a tratti ingenua (durante la cerimonia le truppe scattarono sull’attenti scambiando per diplomatici gli uscieri della Camera in alta uniforme) e litigiosa (molti notabili, tra cui il conte di San Martino, presidente dell’Esposizione di Roma, non riuscirono a trovare posto a sedere al Campidoglio e scoppiò una mezza rissa), ma anche fiera di essere nazione, Stato, popolo.

Un’Italia in erba, con mille problemi, ma in grado di organizzare due grandi esposizioni (a Torino e Roma) che avevano respiro internazionale e guardavano al futuro.

A Torino, antica capitale, il sindaco convocò i sindaci di tutte le antiche province del regno sardo. Fu la più grande invasione di fasce tricolori della città. Al Padiglione della Guerra venne organizzato un pranzo da 1600 coperti con 100 cuochi e 200 camerieri. Gli invitati vennero portati all’Esposizione con sei tram che li aspettavano in via Montebello. L’esposizione Internazionale dell’Industria e del Lavoro si estendeva su oltre un milione di metri quadri e coinvolse 20 Paesi stranieri.

A Firenze, altra capitale lasciata un po’ in ombra, venne promossa una grandiosa Mostra del Ritratto a Palazzo Vecchio.

Fu Roma il fulcro dell’anniversario, tanto che le celebrazioni ufficiali cominciarono il 27 marzo (e non il 17) per farle coincidere con la legge che aveva spostato la capitale nella Città Eterna. Al Campidoglio re Vittorio Emanuele III tenne il suo discorso. Lo stesso giorno si aprì la Rassegna internazionale d’arte contemporanea. L’Esposizione etnografica delle Regioni venne inaugurata il 21 aprile.

La scelta di Roma venne interpretata come una provocazione dal Vaticano che ancora non aveva digerito la Breccia di Porta Pia. Il Papa annunciò che non avrebbe ricevuto sovrani stranieri nel 1911, tanto che il governo italiano non mandò alcun invito per non mettere i sovrani in difficoltà: chi voleva, avrebbe partecipato spontaneamente. Volantini che invitavano i cattolici a non recarsi a Roma vennero distribuiti in Austria e Germania. Furono celebrazioni retoriche e potenti, col ricordo fresco degli eroi risorgimentali. Non mancarono critiche: socialisti e repubblicani sottolinearono l’assenza del popolo. Ma l’Italia sembrava orgogliosa e pura.