Ivo Caizzi, Corriere della Sera 13/3/2010, 13 marzo 2010
DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES —
Al termine del Consiglio dei capi di Stato e di governo dei 17 Paesi dell’Eurozona, intorno all’ 1,30 di notte, sono spuntate varie sorprese. Spiccano la verifica entro l’estate sulla solidità delle banche con stress test «rigorosi» , il potenziamento del fondo-salva Stati, che potrà anche acquistare titoli sul mercato primario, uno sconto sul costo dei prestiti d’emergenza alla Grecia, negato invece all’Irlanda (perché ha rifiutato di alzare la sua tassa sulle società straniere da paradiso fiscale), e un’apertura in prospettiva futura alla «Tobin tax» sulle transazioni finanziarie. Ma il vertice a Bruxelles, iniziato nel pomeriggio di venerdì scorso, ha trovato l’accordo di massima soprattutto sulla strategia anti-crisi per rilanciare la competitività e per stabilizzare i conti pubblici nazionali. La proposta di un rigido «Patto per la competitività» , elaborata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e appoggiata quasi solo dal presidente francese Nicolas Sarkozy, è stata trasformata in un morbido «Patto per l’euro» , concertato dal presidente stabile del Consiglio, il belga Herman Van Rompuy, e dal numero uno della Commissione europea, il portoghese José Manuel Barroso. Il compromesso fissa gli obiettivi generali e lascia ai singoli Stati la decisione su come conseguirli. Al termine del vertice perfino la Merkel si è detta «molto soddisfatta» per l’accordo sulle «grandi linee del pacchetto complessivo» , che dovrebbe essere approvato nel Consiglio europeo del 24 e 25 marzo prossimi. Il premier Silvio Berlusconi ha sostenuto di aver ottenuto «i due obiettivi» dell’Italia. Il primo sarebbe il via libera dell’Ue a poter rilanciare la competitività delle aree in ritardo di sviluppo (come il Mezzogiorno) introducendo «defiscalizzazioni e fiscalità agevolata» . Il secondo riguarda la considerazione degli «altri fattori rilevanti» (risparmio privato, solidità del sistema bancario, sostenibilità delle pensioni) nella valutazione del debito pubblico. L’impegno a ridurre l’indebitamento dello Stato nella parte eccedente il 60%del Pil— al ritmo di un ventesimo l’anno— non dovrebbe così imporre all’Italia (vicina al 120%del Pil) tagli della spesa da una quarantina di miliardi annui. I leader hanno tenuto riservate le preoccupazioni sugli enormi rischi interconnessi che potrebbero nascondersi dietro le esposizioni di molte banche europee (soprattutto in Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Belgio). Ma hanno garantito ai mercati che i test periodici sulla solidità degli istituti di credito dell’Eurozona saranno molto più credibili di quelli dell’anno scorso. Gli Stati membri dovrebbero poi inserire nelle legislazioni l’impegno a risolvere le insolvenze bancarie. Il fondo temporaneo salva Stati è stato portato da 250 a 440 miliardi di euro, che saliranno a 500 con l’entità stabile nel 2013. L’operatività viene estesa agli acquisti di titoli sul mercato primario, purché i governi in questione rispettino gli impegni presi con Bruxelles. Come esempio positivo è stata indicata la Grecia, che ha tagliato la spesa pubblica come promesso e ha ottenuto lo sconto dell’ 1%sui prestiti erogati (e una dilazione a sette anni e mezzo). Apprezzamento è stato espresso anche al Portogallo. Il neo-premier irlandese Enda Kelly, dopo aver rifiutato di elevare la tassa che rende Dublino un paradiso fiscale, ha contestato il no dei colleghi a uno sconto simile a quello alla Grecia. L’Irlanda intende tornare alla carica nell’Eurogruppo Ecofin dei ministri finanziari, in programma domani e martedì a Bruxelles, che dovrebbe definire i dettagli tecnici dell’accordo appena concluso dai capi di governo. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA