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 2010  dicembre 06 Lunedì calendario

Anno VII – Trecentocinquantunesima settimanaDal 29 novembre al 6 dicembre 2010Yara A Brembate di Sopra, dove è sparita la tredicenne Yara Gambirasio, gli inquirenti hanno arrestato un marocchino e lo hanno accusato di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere

Anno VII – Trecentocinquantunesima settimana
Dal 29 novembre al 6 dicembre 2010

Yara A Brembate di Sopra, dove è sparita la tredicenne Yara Gambirasio, gli inquirenti hanno arrestato un marocchino e lo hanno accusato di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Il marocchino – Mohamed Fikri, 22 anni, abitante a Montebelluna (Treviso) – nega tutto. È sospettato perché stava tornando in patria (l’hanno preso sul traghetto, convincendo il capitano della nave a rientrare a Genova) e perché l’hanno intercettato sul cellulare mentre diceva: «Allah, perdonami, ma non l’ho uccisa io». E anche: «Butta via quella scheda telefonica». La traduzione di queste frasi, dette in arabo alla moglie o fidanzata, potrebbe però essere sbagliata. La partenza per il Marocco era poi stata programmata da tempo, lo stesso titolare del cantiere lo avrebbe accompagnato, col suo furgone, fino a Genova. Gli inquirenti pensano che Mohamed potrebbe aver agito per conto di due o tre italiani. Il corpo della ragazza, cercato anche nei boschi di Ambivere, non è stato trovato.

Politica Fini s’è messo d’accordo con Casini e Rutelli e ha preparato la mozione di sfiducia al governo che sarà votata martedì prossimo (dopo un discorso che Berlusconi terrà prima al Senato e poi alla Camera). Hanno aderito al documento anche Lombardo (Mpa), Tanoni (Libdem), Guzzanti e La Malfa. Il Cavaliere ha gridato al tradimento e la settimana, trascorsa tra insulti vari, è culminata nella dichiarazione domenicale: «Lo so d’essere vecchio, ma non lascio mica il testimone a questi maneggioni attempati». Mentre si discute se la mozione di sfiducia rappresenti la nascita del Terzo Polo (difficile), si fanno anche i calcoli sulla partita del 14. Scontata la fiducia al Senato, improbabile quella alla Camera: Bocchino ha mostrato che gli antiberlusconiani hanno 317 voti, cioè la maggioranza assoluta. Berlusconi invece è convinto di poter persuadere un gruppetto sufficiente di deputati a disertare l’aula oppure ad appoggiarlo. Se cado, aggiunge, si va di sicuro alle elezioni, che a quanto pare non vuole però nessuno. Quelli del fantomatico Terzo polo lo invitano a lasciare prima del voto, unico modo per riavere l’incarico (secondo loro). Fino al momento in cui scriviamo, il Cavaliere sembra non pensarci assolutamente.

Crisi Fini e gli altri sono convinti che non si andrà al voto, ma si farà un altro governo, soprattutto per via della crisi internazionale: il Financial Times ha scritto che se, dopo la Grecia e l’Irlanda, l’Europa fosse costretta a soccorrere la Spagna, l’Italia verrebbe messa in crisi dalla sua quota di prestito, troppo alta per le nostre finanze; Tremonti dovrà chiedere al mercato, entro marzo, 120 miliardi di euro; il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi è schizzato per un paio di giorni a 210, una quota mai raggiunta prima. Tre o quattro o sei mesi senza un governo stabile potrebbero quindi far entrare il nostro paese nel mirino della speculazione internazionale: vendite in massa dei nostri titoli e tassi proibitivi da pagare su Bot e Btp, con conseguenze incalcolabili sul nostro debito.

Governo Le colombe di tutti gli schieramenti starebbero lavorando a questa ipotesi: convincere la Lega a prendersi Palazzo Chigi, promuovendo premier Maroni. Fli e Udc rientrerebbero nella maggioranza e probabilmente anche al governo. La legge elettorale sarebbe cambiata, i decreti attuativi sul federalismo andrebbero in porto anche se con una qualche concessione, magari apparente, alla solidarietà. Sulla legge elettorale, una cauta apertura è venuta proprio da Cicchitto, il capogruppo del Pdl alla Camera. In una dichiarazione di sabato 4 dicembre, e in un’intervista apparsa sulla Stampa di lunedì, ha ribadito che l’unica ipotesi alternativa alle elezioni è un nuovo governo guidato da Berlusconi, e ha ammesso l’eventualità di «arricchimenti programmatici» e di «modifiche possibili e accettabili della stessa legge elettorale».

Legge elettorale L’asse Fini-Casini-Rutelli vuole che l’attuale legge elettorale sia modificata almeno nella parte che riguarda il premio di maggioranza. Come si sa, oggi il partito o la coalizione che arriva primo nel voto per la Camera ha la garanzia del 54% dei seggi, con qualunque percentuale abbia vinto, anche se minima. Casini ha proposto che per riscuotere il premio di maggioranza ci voglia almeno il 45% dei voti. Si sa che da parte del Pdl potrebbe essere accettata una percentuale del 35%. È probabile che un accordo si possa trovare intorno al 40%, quota che Pdl e Lega dovrebbero essere in grado di raggiungere. È intuibile che il Pdl chiederebbe in cambio il varo dell’altra modifica, cioè l’introduzione di un premio di maggioranza nazionale anche al Senato (il progetto è in commissione al Senato).

Legittimo impedimento Questo scenario bizantino trova però un ostacolo nella legge sul “legittimo impedimento”. Il lettore ricorderà che questa legge rende possibile al presidente del Consiglio e ai suoi ministri di respingere l’invito a presentarsi in tribunale adducendo la semplice scusa del “legittimo impedimento” dovuto a ragioni d’ufficio, ragioni che non è neanche necessario specificare. Questo è l’unico scudo giudiziario in vigore adesso. Ma martedì prossimo – lo stesso giorno della fiducia - la Consulta si riunirà per stabilire se questa norma è costituzionale oppure no. Se la abrogasse, il Cavaliere, anche restando a Palazzo Chigi, non avrebbe più modo di difendersi dai giudici. Per far ingoiare a Berlusconi un governo di centro-destra non guidato da lui, bisognerebbe perciò: che la Corte costituzionale – magari su cauta preghiera di Napolitano – si decidesse a rinviare la sua riunione di qualche mese (giugno 2011?), in modo da lasciare intatto lo scudo; che Berlusconi, per godere del “legittimo impedimento”, facesse parte come ministro del nuovo esecutivo. In base alle ultime rivelazioni di Wikileaks, il ministero più adatto al Cavaliere sembrerebbe la Farnesina.

Wikileaks Le ultime carte di Wikileaks mostrano effettivamente, a questo proposito, una forte passione di Berlusconi per il ministero degli Esteri, specialmente quando si tratti di discutere di politica energica e cioè di stringere o favorire accordi prima di tutto con i russi, e poi con i libici e con i turchi. Julian Assange – contro il quale l’Interpol ha spiccato un mandato di cattura internazionale – ha reso diponibili file che rendono palese la frustrazione della nostra ambasciata a Mosca, regolarmente tagliata fuori dagli accordi che Berlusconi e Putin siglano incontrandosi in prima persona. L’ambasciatore Usa Spogli ha riferito, l’anno scorso, una voce raccolta dai georgiani secondo cui Berlusconi si farebbe pagare una tangente per ogni pezzo di oleodotto prodotto insieme da Gazprom ed Eni. La voce non ha alcun riscontro e va quindi riferita per solo dovere di cronaca. È invece in corso un dibattito assai aspro sulla convenienza degli accordi Eni-Gazprom, in base ai quali saremmo impegnati a comprare dai russi una certa quota di gas a un prezzo prestabilito e a pagare lo stesso se ne compriamo di meno. Gli americani, ormai autosufficienti in questo settore energetico, vendono gas a prezzi molto convenienti. E quindi: c’è davvero un interesse reale a tenere in piedi l’alleanza energetica con Putin? Non sarebbe meglio non vincolarsi a nessuno e rifornirsi liberamente sul mercato? Gli argomenti a favore dell’una o dell’altra tesi sono numerosi, una scelta chiara in favore dell’una via o dell’altra non è in questo momento possibile, almeno per quanto ci riguarda.