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 2010  novembre 28 Domenica calendario

METODO FISICHELLA AL GRANDE FRATELLO

La trasmissione si chiama Blitz, e la conduce su Rai2 il castrista Gianni Minà. E’ il 1984. L’attore-sciantosa Leopoldo Mastelloni, durante un’intervista, bestemmia, e l’incauta bestemmia gli costa molti anni d’interdizione dalla Rai.
Canale5, anno 2004. Il pisano Guido Genovesi, concorrente del Grande fratello, bestemmia in diretta tv, e immediatamente viene espulso dal programma.
Sempre Canale5, sempre al Grande fratello, anno 2008. Mirko, un altro concorrente, bestemmia, e anche per lui scatta l’impietosa espulsione.
Rai 2, anno 2006. Nella trasmissione L’isola dei famosi, condotta dalla briatoriana Simona Ventura, il sulfureo e stralunato attore fiorentino Massimo Ceccherini, annebbiato dai morsi della fame, bestemmia in diretta, e anche per lui cala la scure dell’interdizione televisiva.
Inizi del 2010, sempre su Canale 5, sempre al Grande fratello. Il concorrente Massimo Scattarella viene espulso per aver bestemmiato. Nessun ripensamento neanche per lui.
Qualche giorno dopo, però, avviene il primo segnale di un allentamento delle regole televisive: il 17 febbraio, infatti, il famoso veejay Linus bestemmia in diretta su Deejay Tv, epperò nessuno dice niente, se non il quotidiano Italia Oggi, che grida nel deserto.
Un altro segnale di controtendenza etica la si ha nell’autunno dello stesso anno, allorquando sul web si diffonde un filmato nel quale il premier Silvio Berlusconi, ripreso da un telefonino, racconta a un gruppo di persone della Protezione civile a L’Aquila una barzelletta sulle fattezze estetiche di Rosy Bindi, chiudendo la clamorosa e buffonesca barzelletta con una bituminosa bestemmia, sia pure storpiata - bestemmia che suscita l’ilarità virile del suo maschio uditorio.
Subito dopo la diffusione del filmato, l’arcivescovo Rino Fisichella getta benzina sul fuoco assolvendo parzialmente il premier, e parla di necessità di «contestualizzare le bestemmie». Gli fa subito eco il teologo toscano Denis Verdini, che senza mezzi termini, e con piglio rabelesiano e catarroso, afferma che «ogni tanto parolacce e bestemmie possono scappare».
Andiamo però avanti con la cronistoria.
Fine 2010. Sempre su Canale 5, sempre al Grande fratello. Il concorrente Matteo Casnici imbratta in diretta, bestemmiando, l’icona mariana, eppure non viene espulso, e nei suoi confronti scatta una strana clemenza (afferma la Produzione, in stato di grazia teologica, e memore delle parole di Monsignor Fisichella: «Le parole pronunciate, il contesto e il modo in cui quelle parole sono state dette fanno pensare che non ci fosse una reale intenzione blasfema»).
A quel punto Massimo Saccattarella, quello che era stato espulso nella precedente edizione della trasmissione, chiede di essere riammesso nel programma, e quelli del Grande fratello, sempre più magnanimi, mettono ai voti il suo perdòno, e il popolo italiano, attraverso il televoto, lo perdona, e lo riammette in tv. A quel punto il mondo cattolico - già ferito dagli eccidi in Egitto, dove per il solo fatto di essere credenti e devoti a Gesù si viene uccisi - si ribella, e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, rispondendo alle rimostranze di una lettrice, afferma con durezza: «Ci sono ideatori di spettacoli che pur di fare ascolti e tenere accesi i riflettori programmano - ma mi verrebbe da dire premeditano - incidenti-esca. Il caso del bestemmiatore è emblematico. Dico solo questo: mentre nel mondo ci sono decine di milioni persone che soffrono e vengono uccise per la propria fede, mentre ci sono cristiani condannati a morte per blasfemia solo perché non rinunciano alla nostra fede in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, in Italia - culla del cristianesimo e cuore della cattolicità - non si fa solo spettacolo dell’offesa a Dio e alla buona educazione che accomuna credenti e non credenti, ma si mette in scena anche il rito dell’indulgenza verso un’autentica blasfemia espressa nella sua forma più volgare e urtante».
Il Grande fratello, insomma, non solo non espelle un bestemmiatore, ma ne riammette a furor di popolo uno che era stato precedentemente espulso, e quindi, di fatto, riscrive le regole della tv e il codice etico e, di conseguenza, “sdogana” la bestemmia in tv che, è bene ricordarlo, è una grave offesa, un’ingiuria, qualcosa che ferisce non solo la divinità in sé, ma soprattutto chi ci crede.
In una televisione che accompagna alla porta un Beppe Bigazzi che su Rai 1, a La prova del cuoco, burlescamente propone una surreale ricetta per cucinare i gatti - offendendo gl’ignari animali, e chi li ama - accade che si possa impunemente bestemmiare Iddio e sua madre senza subire sanzioni, abbozzando di fatto un tremendo assioma per cui un gatto varrebbe più del Creatore.
Ma ormai dappertutto - non solo nell’economia e nella politica - le regole si fanno durante il gioco, e anche in tv, dove sembravano precise e irrinunciabili, stanno diventando un optional, una variante da “contestualizzare”, una trama da fare e disfare a seconda dell’umore del momento.
Sia ben chiaro: nessuna nostalgia per la vecchia televisione pedagogica, ma neanche nessun consenso per una televisione divenuta, di fatto, sfogatoio irrispettoso, specchio di ogni mancanza di riguardo per le idee e le sensibilità altrui.
Non basta cavarsela dicendo: nella vita quotidiana si bestemmia; oppure: si bestemmia dalla notte dei tempi. Deve essere chiaro che quando si parla a milioni di persone bisogna misurare le parole con grande attenzione e responsabilità, altrimenti salta ogni regola della convivenza civile. Inoltre, per citare un famoso film di Vittorio De Sica, “i bambini ci guardano”, e quindi fa bene l’intransigente Moige (Movimento italiano genitori) a far sentire la propria voce indignata. Perché le parole, se le parole hanno ancora un peso, sono pietre, e possono far male.