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 2011  gennaio 05 Mercoledì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "GIUTTARI, MICHELE"


•2001
Per Michele Giuttari, capo della squadra Mobile di Firenze, Pietro Pacciani (accusato di aver ucciso otto coppie, tra il 1968 e il 1985, nelle campagne toscane, morto nel febbraio del 1998 in attesa di un nuovo processo) oltre ad essere il *mostro di Firenze* era anche un satanista. Motivo: negli anni Ottanta partecipava a messe nere e sedute spiritiche nella casa del mago Salvatore Indovino, a San Casciano.
Fonte: Gianluca Monastra su La Repubblica del 07/08/01.

•2006
Michele Giuttari, il poliziotto-scrittore, capo del gruppo che indaga sui delitti seriali, ha rivelato in tutta confidenza alla tv che ”sono stati raccolti soprattutto negli ultimi tempi elementi indiziari che hanno portato a emettere questa ordinanza di custodia cautelare in carcere”. [...]»
Fonte: Vincenzo Tessandori, La Stampa 9/4/2006.

In dieci anni Giuttari ha imparato a memoria tutto quello che c’è da sapere sul caso. [...] Giuttari ricorda ancora che una delle ragazze uccise dal mostro (Susanna Cambi) stringeva anche ella in mano un ciuffo di capelli che non appartenevano al fidanzato ucciso assieme a lei, e che erano di colore castano.[...] Questa svolta nella ormai più che trentennale storia del mostro di Firenze l’ho appresa dall’ultimo libro di Michele Giuttari, ”Il mostro di Firenze. Anatomia di un’indagine”, appena pubblicato da Rizzoli. Ora la storia del mostro di Firenze mi è cara, anche se vi parrà strano che usi una espressione simile per una faccenda del genere, ma chiarirò poi perché, e perciò, appena finito di leggere il libro, sono andato nella capitale toscana a trovare l’autore. Pensavo che Giuttari ormai si fosse dedicato alla sua nuova e fortunata carriera di scrittore di romanzi gialli e fosse impegnato nella prossima avventura del suo commissario Ferrari (già diventato un beniamino dei lettori, non solo italiani). Sapevo che Giuttari aveva avuto qualche incidente di percorso (screzi con i magistrati, dissapori con i vertici della stessa polizia) e che non era più il Capo della Mobile di Firenze. Sapevo, inoltre, per averne scritto su questo giornale (sulla scorta delle indagini del pm perugino Giuliano Mignini e del libro di Diego Cugia Un amore all’inferno), che sulla più clamorosa serie di delitti della storia italiana non era ancora calato il sipario. [...]
Fonte: Corriere della Sera Magazine 26/01/2006, Antonio D’Orrico

•2007
La tentazione è di lasciar perdere le inchieste e provare col noir, Sull´esempio dell´ultimo capo della squadra anti mostro, il messinese Michele Giuttari, che dopo sette anni d´indagini si è eletto vittima dei poteri occulti cittadini, ha buttato all´aria le decine di faldoni e le prove, scarse, e s´è messo a scrivere macchinosi "gialli" fiorentini, tradotti in tutto il mondo, dai quali sembra di capire che il "vero mostro" sarebbe stato ovviamente il suo superiore.
Fonte: Curzio Maltese, la Repubblica 29/1/2007

Ora gli inquirenti ritengono plausibile che Narducci sia stato ucciso proprio per ordine della setta della Rosa rossa. ”Tanti adesso hanno raccontato ciò di cui erano a conoscenza”. Così spiega l’evoluzione delle indagini Michele Giuttari, capo dello speciale gruppo investigativo antimostro messo in piedi dal Viminale, già comandante della squadra mobile di Firenze, «brevilineo, capelluto, fegatoso» (così Dotto sull’Espresso), coautore con Carlo Lucarelli di un libro sul Mostro e ora in libreria con Scarabeo, romanzo ambientato a Firenze e incentrato su un assassino che incide lettere sul corpo delle vittime (45 mila copie in una settimana). Dotto riferisce che a San Casciano Val di Pesa, 16 mila anime, si parla di lui come di un «visionario, malato di protagonismo» (e dell’inchiesta sui mandanti come di «puttanate»).
FRAMMENTO 113488 SENZA FONTE

Mostri. I mostri di Firenze sarebbero tre: il farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei, il dermatologo fiorentino Achille Sertoli, il medico di Perugia Francesco Narducci. Costoro, secondo Michele Giuttari, capo della squadra-investigativa antimostro, facevano parte della "Setta della rosa rossa" e incaricavano Pacciani e gli altri compagni di merende di andare ad ammazzare coppiette, farle a pezzi e fornir loro la materia prima per i riti satanici. I pezzi stavano nel frigorifero di Narducci. Costui però è sparito dall’8 ottobre 1985: andò sul Trasimeno, salì in barca, prese il largo e non tornò più. Morto? Chi sa. Un cadavere riemerso dalle acque pochi giorni dopo venne effettivamente identificato dai genitori come quello del povero Narducci, ma due anni fa, riesumato, si scoprì che non poteva essere Narducci: era di cinque centimetri più basso. Sospetti sul padre del presunto morto, Ugo, massone e già primario di ginecologia dell’ospedale di Foligno, e sul questore dell’epoca, Francesco Trio, che non fece fare l’autopsia. A favore della pista: dopo la morte di Narducci non ci sono state più coppie ammazzate. Contro la pista: Michele Giuttari, il poliziotto che indaga, scrive romanzi gialli. Nell’ultimo, l’assassino incide lettere dell’alfabeto sul corpo delle vittime.
Anno I - Seconda settimana, FRAMMENTO 87889