30 dicembre 2010
Tags : Gioacchino Genchi
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "GENCHI, GIOACCHINO"
2010
Gioacchino Genchi. Era pagato per fare un lavoro dalla polizia. Ma i soldi non gli bastavano, così si è messo in aspettativa e facendo quello stesso mestiere in proprio da consulente privato delle varie procure ha fatto pagare allo Stato dieci o venti volte quel che glia avrebbe dato tenendolo a fare lo stesso lavoro alle sue dipendenze. (Franco Bechis, Libero 19/5/2010)
IL CASO GENCHI
Ieri ad esempio il povero Genchi si è lamentato con l’Unità: «Quando esplose il caso De Magistris, a lui hanno tolto le inchieste, contro di me si è messa in moto la macchina del fango. Uscirono vari articoli sulla mia vita privata. Uno in particolare, su Italia Oggi il 31 gennaio 2008 titolava così: «Abbiamo spiato lo spione: donne, soldi e case che furono degli assassini di Falcone». Insistevano sul fatto che avevo regolarmente acquistato casa a Palermo da un’asta giudiziaria…» Quell’articolo fece la fortuna dell’ordine dei giornalisti: perché per scriverlo ho dovuto lasciare buona parte dei fondi della mia carta di credito alla centrale dei dossier della categoria. Genchi lo sa benissimo, perché glie lo spiegai sulla sua pagina facebook. Ma da allora gioca a fare la vittima di presunti dossier (per altro notizi evere e non smentibili) lamentando una violazione della vita privata. Ed ecco qui il punto, che nel caso Genchi è lampante. Quelle informazioni patrimoniali e reddituali violano la privacy dell’ex poliziotto? Per la legge no, visto che tutti i dati sono pubblici. Per i codici dell’ordine dei giornalisti no, visto che sono distribuiti e venduti proprio lì. Ma è di fronte a tutti icittadini italiani che quel diritto alla privacy non può essere invocato da qualsiasi personaggio pubblico.
REDDITO PUBBLICO
Il reddito di Genchi non è un elemento privato. Questo signore è un dipendente degli italiani. È un poliziotto di alto grado, formato dalla Polizia dello Stato. Quando ha raggiunto una certa abilità e professionalità anche grazie aquella formazione a spese del contribuente, Genchi si è messo in aspettativa. E lo ha fatto per svolgere in proprio lo stesso lavoro che avrebbe potuto fare come poliziotto. Ha fondato una società con la sorella con la quale ha chiesto allo Stato (le procure di cui è divenuto consulente) centinaia di migliaia di euro per fare lo stesso lavoro che era tenuto a svolgere come poliziotto per uno stipendio lo comprendiamo non esorbitante. Genchi ottenendo unaaspettativa per lustri che non sarebbe stata concessa a nessun altro dipendente pubblico si è tenuta calda la poltrona da alto poliziotto e nel frattempo ha fatto fruttare per le proprie finanze privatela competenza acquisita grazie alla Polizia. Quindi sapere quanto fattura la sua società, quante cases ono state acquistate con quei fondi e quale consistenza patrimoniale è derivata da quella scelta è semplice servizio pubblico. Da quei documenti è emersa anche la situazione personale di Genchi: una prima moglie, una seconda moglie comproprietaria di casa. È una informazione non trascurabile sapere che Genchi si è risposato con un magistrato del tribunale di Palermo. Ed è altrettanto rilevante la notizia che con la nuova moglie Genchi sia riuscito ad acquistare a un’asta giudiziaria del tribunale di Palermo una casa sequestrata alla mafia. Con quella notizia abbiamos coperto: 1) Non è stato Angelin oAlfano a inventarsi di mettere all’asta i beni della mafia: avveniva già prima; 2) Non è vero che mettere all’asta i beni confiscati favorisca il riacquisto da parte dei mafiosi: ha favorito anche l’acquisto di Genchi; 3) Quando i tribunali fanno le aste giudiziarie se ne fregano di tutte le polemiche sui conflitti di interessi e non inseriscono nemmeno quella piccola norma che ci sarebbe in un’asta ministeriale: non possono parteciparvi i dipendenti dell’ufficio e i congiunti. (Franco Bechis, Libero 20/10/2010)