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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

“Tycho Brahe avvelenato”. Un delitto scientifico del ’600 - Praga, 13 ottobre 1601. Alla tavola di un certo conte Rosenberg (o Rozmberk, in versione boema) si banchetta in allegria

“Tycho Brahe avvelenato”. Un delitto scientifico del ’600 - Praga, 13 ottobre 1601. Alla tavola di un certo conte Rosenberg (o Rozmberk, in versione boema) si banchetta in allegria. Fra gli ospiti siede Tycho Brahe, 54 anni, un famoso astronomo danese. Brahe è arrivato in Boemia da tre anni per mettersi al servizio di Rodolfo II d’Asburgo, il re e imperatore appassionato di scienza ma soprattutto di occultismo, alchimia e astrologia, un sovrano a cui piace raccogliere attorno a sé gli studiosi di tutti i saperi (veri o fasulli) chiamandoli dall’Europa intera. Il banchetto procede bene, secondo i costumi smodati dell’epoca: si beve troppo vino, e tutti i presenti sono brilli, chi più chi meno. In base all’etichetta sarebbe grave scortesia allontanarsi da tavola prima della fine, perciò ognuno degli ospiti ha provveduto a passare in bagno prima di sedersi. Tycho Brahe no, ha omesso di farlo, non ne sentiva il bisogno. Ma adesso se ne pente. Sente un fortissimo stimolo a urinare, si trattiene per buona educazione, e fa male: quando finalmente può tornare a casa, scopre che la sua vescica è bloccata. Per 11 giorni Brahe soffrirà di forti dolori, accompagnati da delirio, quasi senza riuscire a liberarsi. Infine la vescica gli scoppia e Tycho Brahe muore. Si fanno diagnosi disparate: viene detto che l’astronomo soffrisse di rigonfiamento della prostata, di calcoli, di «uremia», cioè insufficienza renale acuta, e che la faccenda del banchetto sia stata solo l’occasione in cui i problemi si sono manifestati; però tutto a un tratto, perché fino ad allora Brahe non aveva manifestato sintomi. La mazzata arrivò come una totale sorpresa. Dato l’ambiente e i tempi, nella Praga del 1601 si diffondono subito le dicerie. Si vocifera che Brahe sia stato avvelenato. Tutte sciocchezze? O c’è qualcosa di vero? Per tagliare la testa al toro, dopo più di 400 anni di illazioni, si è deciso di riesumare la salma di Tycho Brahe per esaminarla nello stile della serie tv scientifico poliziesca Csi. Una squadra di esperti danesi e svedesi, guidata dal professor Jens Vellev dell’università di Aarhus, è calata su Praga e ha aperto la tomba nella chiesa di Santa Maria di Tyn; al momento gli esami sono in corso. Se omicidio è stato, in cima alla lista dei sospetti sta Keplero, il giovane assistente di Tycho Brahe. E il movente è legato alla scienza. In quegli anni si stava facendo strada l’idea che non fosse il Sole a girare attorno alla Terra ma il contrario. Copernico aveva già indicato la via giusta, ma con un supporto di dati molto fragile, per cui la faccenda era ancora controversa. A chiarire tutto in maniera definitiva sarebbe stato (in seguito) Keplero. Tycho Brahe sosteneva una strampalata via di mezzo: pensava che la Terra fosse ferma al centro dell’universo e che il Sole le girasse attorno, come la Luna, però tutti gli altri pianeti roteavano attorno al Sole. Che complicazione inutile. Keplero era di idee copernicane, ma per redigere le leggi dei moti planetari per cui sarebbe diventato famoso avevabisogno di dati, moltissimi dati. Brahe disponeva di un osservatorio attrezzatogli da Rodolfo II, e in più aveva raccolto osservazioni astronomiche sistematiche per 21 anni in Danimarca. Keplero bramava di mettere le mani su queste carte, convinto di saperne fare un uso migliore di Brahe (e aveva ragione). Ma era frustrato di non riuscirci. Ombroso e collerico, nelle sue lettere private mugugnava che «fino a quando sarò un semplice allievo di Brahe non riuscirò mai a raggiungere la gloria». E in effetti è accertato che, dopo la morte del sua maestro, Keplero si impadronì immediatamente delle carte, sottraendole agli eredi di Tycho Brahe. E questo è il possibile movente del delitto. Ma l’arma? Qui sveliamo un altarino. L’apertura della tomba di Brahe nel 2010 non è la prima. Ce n’è già stata una nel 1901, seguita da analisi chimiche sulla salma - ovviamente con mezzi molto rudimentali rispetto a quelli disponibili oggi. Ebbene, nei capelli e nella barba di Tycho venne trovata una quantità spropositata di mercurio, sufficiente a ucciderlo più volte. Invece non fu scovato alcun calcolo renale, né altri segni di malattia. Chi potrebbe avergli somministrato il mercurio? Per Keplero sarebbe stato facilissimo. Come tanti altri nel suo tempo, Brahe praticava l’alchimia, non per creare l’oro ma per miscelare nuove medicine. A quell’epoca il mercurio era un ingrediente farmacologico ordinario (non si sapeva quanto facesse male). In laboratorio Brahe ne aveva delle boccette, e Keplero avrebbe avuto tempo e modo di sottrarne un po’ e somministrarlo al suo maestro. C’è chi obietta: Brahe potrebbe essersi avvelenato di mercurio da solo, a piccole dosi. Contro-obiezione: ma allora avrebbe dovuto manifestare sintomi già da anni, e non solo negli ultimi giorni di vita. Ulteriore ipotesi: e se Brahe avesse preso una medicina fai-date al mercurio proprio per curarsi la vescica? Possibile. Ma esiste almeno un altro candidato avvelenatore di Tycho: suo cugino Erik Brahe, autore (si ipotizza) di un delitto su commissione. Erik era arrivato a Praga, guarda caso, poche settimane prima della morte di Tycho a Praga, dopo aver avuto un colloquio con il fratello di re Cristiano di Danimarca. Perché questa circostanza è sospetta? Perché re Cristiano era detto «il Bastardo» non solo per ragioni di carattere, ma anche perché la vox populi lo indicava come figlio illegittimo. E, udite udite, sarebbe stato figlio illegittimo nientemeno che di Tycho Brahe, a suo tempo amante della regina Sophie. Fantasie? Non importa: la voce popolare era più che sufficiente a far infuriare Cristiano. Questa seconda storia, a differenza diquella di Keplero, non ha niente di scientifico, e quindi ne riferiamo in breve; salvo registrare che una tale vicenda di re danesi, e di figli e di fratelli di re, sarebbe (secondo alcuni critici) tra quelle che hanno ispirato Shakespeare, inducendolo ad ambientare l’Amleto in Danimarca. Forse il teschio di Tycho Brahe, analizzato in stile Csi, ci aiuterà a chiarire qualche dubbio amletico.