Giancarlo Laurenzi, Leggo 9/12/2010, 9 dicembre 2010
Sfruttando come gola profonda il numero due dell’Fbi, Bob Woodward e Carl Bernstein pubblicarono sulla Washington Post materiali così roventi e segreti da incendiare l’America fino alle dimissioni del suo presidente (Richard Nixon, 9 agosto 1974, caso Watergate)
Sfruttando come gola profonda il numero due dell’Fbi, Bob Woodward e Carl Bernstein pubblicarono sulla Washington Post materiali così roventi e segreti da incendiare l’America fino alle dimissioni del suo presidente (Richard Nixon, 9 agosto 1974, caso Watergate). L’America si lavò la coscienza e i due giornalisti vinsero per acclamazione il premio Pulitzer. Oltre trent’anni dopo, cambiano i tempi e anche i premi: all’australiano Julian Assange che ha rivelato sul web le sporcizie del mondo - sfruttando come gli antenati Pulitzer le sue gole profonde - il mondo ha regalato lunghe giornate nel carcere di Londra, utilizzando come pretesto (e come testimonial) le più improbabili accuse di stupro mai prodotte. Pensiamoci: difendere un giornalista che pubblica le notizie che conosce è di destra o di sinistra? E quanto tempo dovrà passare prima che la libertà di Assange diventi la nostra?