Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 09 Giovedì calendario

NUMERI, MEMORIA, DISCIPLINA. I SEGRETI DEL MODELLO SHANGHAI —

Non che le equazioni i ragazzi se le facciano fare da Confucio. Però un po’ sì. Perché il trionfo nelle valutazioni Pisa dei liceali della metropoli cinese — primi al mondo nella lettura, primi in scienze, soprattutto primi in matematica — è il frutto di fattori culturali e ambientali. Tuttavia le città scelte per rappresentare la Cina, ovvero Shanghai, Hong Kong e Macao, non sono indicative della Repubblica Popolare tutta. La prima è una municipalità, città-regione con 20 milioni di residenti che è il culmine del dinamismo economico e dell’esposizione all’Occidente; le altre sono ex colonie inglobate nel Paese da poco più di 10 anni ma amministrativamente separate e autonome (libertà di espressione, elezioni, valuta propria). Shanghai raccoglie buoni insegnanti e alcune università al top. La Cina profonda è altro.
Confucio conta
Se a Shanghai gli studenti sono così bravi è merito anche della tradizione confuciana che permea la Cina, più che mai dopo la demaoizzazione. Di per sé il confucianesimo non c’entra con la matematica. Ma significa centralità della famiglia e delle sue gerarchie, rispetto del proprio ruolo in una società armonica, rilievo del ruolo del maestro e importanza dello studio. Non a caso, per i risultati nella matematica, la classifica Pisa vede, dopo Shanghai, al secondo posto Singapore (città-Stato d’impronta cinese e confuciana), poi Hong Kong, quarta la Corea del Sud (confuciana), quinta Taiwan (cinese e confuciana), nono il Giappone (confuciano).
Semplificando, l’impostazione dell’educazione in Cina è culturalmente autoritaria — vedi sopra — e tecnicamente mnemonica. Molto dipende dalla lingua: fin da piccolissimi ci si deve abituare a memorizzare gli ideogrammi, non poche lettere di un alfabeto con le quali comporre le parole. Ripetere e ricordare, non c’è scampo.
Numeri primi
La matematica ha un ruolo rilevantissimo nel curriculum scolastico, pur nella varietà di soluzioni scelte dalle autorità provinciali e dagli istituti. A 15 anni almeno una lezione al giorno di aritmetica o geometria è la norma. E poi ci sono le lezioni facoltative, i corsi di «matematica olimpica» che i genitori pagano ai figli magari già alle elementari, e la classe media di Shanghai certo ha meno problemi.
Stato di esami
Dall’epoca imperiale, quando per diventare mandarini a corte ci si opponeva a prove intellettuali di leggendaria ferocia (ma senza matematica), gli esami sono il perno della vita scolastica. Culminano con il «gaokao», l’esame di Stato per l’ammissione all’università, dal cui esito — ateneo buono o no — dipendono non solo il futuro del ragazzo, ma anche le speranze dell’intero clan familiare, 4 nonni, 2 genitori, che ha sostenuto il figlio (spesso unico) per poi esserne sostenuto una volta che questo lavorerà (vedi ancora alla voce Confucio). Il «gaokao» è un rito nazionale. In buona parte, il sistema educativo cinese è finalizzato al superamento degli esami.
Il rovescio
Bravissimi in matematica, gli studenti cinesi sono meno a loro agio se devono rompere gli argini, mettere in discussione le verità dei docenti.
Ieri i dati Pisa erano dibattuti sul forum http://shzq.net/pjq/Thread.asp?tid=3143 e uno dei partecipanti, firmatosi Nan Ren Bei Xiang, ammetteva che «l’educazione di base è più solida in Cina, ma Europa e Usa coltivano di più la creatività. Nei laboratori i ragazzi cinesi sono più bravi, ma quando tocca alla fantasia si rivelano meno brillanti dei diavoli dal pelo lungo». Un altro partecipante, tale Wan Shi, notava che «chi conosce gli shanghainesi non si meraviglia di quanto danno per i figli». L’orgoglio per il talento matematico degli scolari di ogni regione è diffuso e giustificato. Resta la preoccupazione per quell’elasticità creativa che alla seconda economia al mondo serve disperatamente. Il premier Wen Jiabao, attento ai temi dell’educazione, ha espresso il suo allarme in più occasioni. La matematica alla Cina non basta.
Marco Del Corona