Sergio Rizzo, Corriere della Sera 09/12/2010, 9 dicembre 2010
MIRACOLO SANITA’ IN SICILIA. PREMI A QUASI TUTTI I MEDICI —
Avevamo sbagliato tutto. Ma proprio tutto. Condizionati evidentemente dal pregiudizio, eravamo convinti che la sanità siciliana non fosse messa proprio benissimo. Un errore nel quale doveva essere scivolata anche una delle due Commissioni parlamentari d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale, quella della Camera presieduta da Leoluca Orlando. La quale, a ottobre di quest’anno, aveva tracciato un quadro sconcertante, secondo il quale in 503 giorni si sarebbero verificati nel nostro Paese ben 242 casi di malasanità. E indovinate quali Regioni ne avrebbero il poco invidiabile primato? La Calabria e la Sicilia, che avrebbero assommato da sole quasi metà dei casi di malasanità con il 54% dei morti. Rispettivamente 64 episodi con 50 decessi in Calabria e 52 episodi con 38 decessi in Sicilia. Dati che hanno fatto letteralmente imbestialire l’assessore siciliano alla sanità, l’ex pubblico ministero Massimo Russo, autore di una smentita categorica: «I casi sentinella non sono 52 ma 31 e i decessi non 38 ma 8!». E adesso un’altra implicita smentita arriva dai risultati della sperimentazione prevista dalla legge del ministro dell’Innovazione Renato Brunetta per verificare la qualità professionale del personale sanitario. Si tratta della qualità «individuale», in base alla quale ripartire i premi destinati a chi si dimostra più bravo dei suoi colleghi. Un meccanismo che dovrebbe far penetrare la meritocrazia fino in profondità in un sistema tradizionale preda degli artigli della politica. Anche se gli esperti del ramo lo giudicano un po’ approssimativo, visto che si dovrebbe procedere per quote stabilite a priori: metà al 25%, ovvero a quelli considerati i più bravi e l’altra metà al 50%, ovvero a quelli giudicati così così. Al restante 25%, vale a dire le schiappe, zero carbonella.
E il fatto che a essere premiati dovrebbero essere soltanto i tre quarti della platea, già pone un bel problema. Perché la sperimentazione Brunetta, condotta in 22 aziende sanitarie siciliane con 4 mila addetti, ci dice che non il 75% del personale sanitario avrebbe diritto alla gratifica per la qualità individuale, bensì l’86%. E che i bravissimi che dovrebbero avere la supergratifica non sono il 25%, ma addirittura il 46%. Un risultato che suscita un dilemma. Forse erano ingenerose le critiche al sistema con cui si facevano le valutazioni dei dipendenti pubblici alla Regione Siciliana, dove era in voga «l’autoreferto»: i dirigenti si davano il voto da soli, con il risultato che tutti avevano diritto alla retribuzione variabile massima. Oppure in questa sperimentazione c’è qualcosa che non va. Forse non soltanto un metodo eccessivamente «rozzo», per usare una definizione cara a molti, sindacati compresi. Ma anche i soggetti che sono stati incaricati di fare l’esperimento (chiamato ambiziosamente progetto «Valutare salute») per giudicare la qualità individuale del personale medico. Chi sono? C’è il Formez, centro pubblico per la formazione vigilato dal ministero di Brunetta. Poi c’è il Cefpas: il Centro per la formazione permanente e l’aggiornamento del personale del servizio Sanitario diretto da Rosa Giuseppe Frazzica, titolare di una beauty farm a Caltanissetta. È una struttura privata «unica nel suo genere in Italia», informa il sito internet, che sorge anch’essa «alla periferia della città di Caltanissetta, in prossimità dell’Ospedale S. Elia». Organizza corsi di formazione riconosciuti dal ministero della Salute: praticamente, è un consulente delle Asl. Quindi c’è l’Agenas, ovvero l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Chiude questa «cordata» di sperimentatori la Flaso, associazione che riunisce i direttori delle Asl e delle strutture ospedaliere. Essendo quasi tutti soggetti non esattamente «terzi», a nessuno è venuto il dubbio che non fossero proprio i più adatti?
Perché, inoltre, scegliere per la sperimentazione la Sicilia, che fra tutte le regioni italiane è quella forse più anomala dal punto di vista sanitario, visto l’altissimo numero di strutture private convenzionate con il pubblico? Mistero. E che dire delle materie d’esame utilizzate per stabilire la bravura individuale del personale sanitario? Le ha descritte così mercoledì sul «Sole 24ore» Roberto Turno: «Capacità tecnico scientifiche e organizzative, innovazione, doti di relazione con i colleghi e, quel che più conta, disponibilità verso i pazienti». Commento di Giuseppe Garraffo, della Cisl medici: «Con tutto il rispetto, non mi sembra che una cosa del genere possa aiutare a migliorare la qualità del nostro sistema sanitario».
Sergio Rizzo