LUIGI GRASSIA, La Stampa 9/12/2010, pagina 17, 9 dicembre 2010
Bollino verde per eco-navi - Una mano all’ambiente, e nel caso specifico ai trasporti sui mari, viene dal vulcanico Richard Branson, un ragazzo del 1950 che è diventato vecchio e miliardario facendo sempre il giovane e tenendosi sempre a contatto con le sensibilità giovanili, inclusa quella per l’ecologia (che è in primo piano in tutti i suoi numerosi business)
Bollino verde per eco-navi - Una mano all’ambiente, e nel caso specifico ai trasporti sui mari, viene dal vulcanico Richard Branson, un ragazzo del 1950 che è diventato vecchio e miliardario facendo sempre il giovane e tenendosi sempre a contatto con le sensibilità giovanili, inclusa quella per l’ecologia (che è in primo piano in tutti i suoi numerosi business). Branson ha finanziato, e sta per rendere disponibile a tutti, gratuitamente, un archivio elettronico con le caratteristiche energetiche di circa 60 mila navi cargo, corrispondenti a quasi tutta la flotta commerciale mondiale. Gli importatori/esportatori di merci in tutto il globo potranno consultare liberamente questo «database» ed essere aggiornati in ogni istante sull’efficienza energetica, sui consumi, sull’impatto ambientale e sulle emissioni di anidride carbonica di ogni nave che solca gli oceani. Se lo riterranno utile al loro business, i commercianti potranno scegliere i cargo migliori da questo punto di vista, e poi farsene vanto con i clienti, per esempio potranno scrivere sulle etichette che i prodotti sono stati trasportati con basso impatto ambientale. L’idea è che creare e pubblicizzare l’archivio elettronico farà pressione su tutto il settore del trasporto navale e ne migliorerà gli standard ambientali. Proprio nei giorni l’International Maritime Organization, agenzia dell’Onu per il trasporto sui mari, ha perorato la necessità di aumentare l’efficienza energetica dei cargo. Il settore fa già abbastanza bene: trasporta il 90% delle merci mondiali ed emette fra il 2,7 e il 3,9% dell’anidride carbonica globale. Sembra poco, ma la quota è pari a quella di un Paese come la Germania, ed è in rapida crescita con l’esplodere del commercio transoceanico da Cina e India, perciò bisogna giocare d’anticipo. «Mettendo un’eco-etichetta alle navi pulite e a quelle sporche» dice Peter Boyd, direttore della Carbon War Room, un’organizzazione non governativa cofondata da Branson «vogliamo promuovere una riduzione delle emissioni sulla scala dei miliardi di tonnellate».