Stefano Sansonetti, ItaliaOggi 9/12/2010, 9 dicembre 2010
L’ORO DI DRAGHI SCHIZZA A 80 MLD
Sembra proprio inarrestabile. La corsa del prezzo dell’oro sta facendo sempre più ricchi i forzieri della Banca d’Italia. Al punto che adesso le circa 2.500 tonnellate di metallo giallo che vi sono custodite, divise in centinaia di migliaia di lingotti, hanno raggiunto il valore monstre di 84 miliardi di euro.
Addirittura soltanto nel mese di novembre la rivalutazione delle riserve è stata di ben 7,3 miliardi.
Tutti i dettagli del boom sono contenuti nell’ultima statistica sugli aggregati di bilancio di palazzo Koch pubblicata il 7 dicembre scorso. In particolare, il valore complessivo dell’oro e dei crediti in oro in pancia a via Nazionale è di 83 miliardi e 905 milioni di euro e il dato si riferisce al 30 novembre del 2010. È chiaro che si tratta di una cifra che non può non destare impressione, soprattutto se paragonata all’entità degli interventi economici messi in campo nell’ultimo anno dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti. La manovra biennale dell’estate scorsa, per esempio, vale 25 miliardi di euro, mentre la legge finanziaria appena approvata dal parlamento porta in dote circa 6 miliardi. Cifre, queste ultime, sicuramente ingenti, per molti aspetti rese necessarie dalla generale situazione di crisi, ma senza ombra di dubbio nettamente inferiori al tesoro che oggi riposa negli scrigni della banca centrale governata da Mario Draghi.
Con il senno di poi sembra proprio aver colto nel segno, almeno da un punto di vista del ritorno economico, l’intuizione allora avuta da Tremonti. Il titolare del dicastero di via XX Settembre, infatti, all’interno di un provvedimento anticrisi dell’anno scorso (per la precisione il decreto legge n. 78 del 2009) aveva provato a introdurre una sorta di golden tax. Si trattava, in pratica, di un prelievo del 6% sulle plusvalenza auree della Banca d’Italia. Le stesse plusvalenze che ormai da due anni a questa parte palazzo Koch sta macinando quasi mese dopo mese. Il balzello ideato da Tremonti, in ogni caso, si sarebbe dovuto mantenere entro un tetto massimo di 300 milioni di euro. Il progetto, però, è poi naufragato per la strenua opposizione della Banca centrale europea guidata da Jean-Claude Trichet.
C’è da ricordare, tra l’altro, che proprio l’anno scorso, nell’ambito del dibattito parlamentare relativo al provvedimento, era emersa con una certa consistenza l’idea di poter utilizzare le laute plusvalenze della Banca d’Italia per finanziare progetti infrastrutturali. In particolare era stato il già responsabile economico del Pd, Enrico Morando, a lanciare il sasso nello stagno, raccogliendo però una valutazione positiva da parte dello stesso ministro dell’economia.
In generale, nel corso degli anni non sono davvero mancati progetti tendenti a usare in un modo o nell’altro le riserve auree di palazzo Koch. Si tratta, a ben vedere, di una questione che ritorna molto spesso nei periodi di vacche magre per le casse dello stato. Per adesso, però, nessuna delle variegate idee messe in campo ha avuto una concretizzazione. Chissà che nei prossimi mesi, vista l’incredibile corsa del prezzo dell’oro (che ormai in molti danno verso i 1.500 dollari l’oncia), il tema non possa ritornare in auge.