Pierluigi Bonora, il Giornale 9/12/2010, pagina 9, 9 dicembre 2010
«Così Confindustria paga i sindacati» - Ci sarebbe anche una Wikileaks tutta italiana, basata su presunti oscuri intrecci tra la Confindustria e i sindacati Cgil, Cisl e Uil
«Così Confindustria paga i sindacati» - Ci sarebbe anche una Wikileaks tutta italiana, basata su presunti oscuri intrecci tra la Confindustria e i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Ma questa volta il tam tam di indiscrezioni e rivelazioni non parte da un sito, bensì da un sindacalista, Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic, organizzazione autonoma che rappresenta i dipendenti dell’industria e dei servizi, slegata dalla politica, «e con 20mila iscritti veri», precisa il suo leader. Questa Wikileaks, come la definisce Di Maulo, che alla fine tira in ballo anche altre associazioni (Confcommercio, Confartigianato e Assolavoro) prende lo spunto dal «disastroso atteggiamento ondivago, indeciso e timoroso che Fim e Uilm hanno tenuto nell’ultimo incontro su Mirafiori con la Fiat », denuncia il sindacalista. «Il sistema degli enti bilaterali dei fondi (ovvero gli enti gestiti contrattualmente da sindacati e datori di lavoro che si occupano, a esempio, di sanità integrativa), di per sé ottimo - spiega il capo della Fismic al Giornale - ha messo in piedi una sorta di casta tra sindacalisti e funzionari di Confindustria, il cui interesse è che il sistema venga salvaguardato, perpetuato e mai messo in discussione. Ne rimane fuori il fondo Cometa, che poi è il fondo sanitario integrativo della Fiat, organizzato con oculatezza e con costi di gestione contenuti. Non altrettanto vale per gli altri fondi di enti bilaterali (quelli che gestiscono lo 0,30% del monte salari destinato alla formazione professionale, tipo Fondimpresa di Confindustria) ». Lei fa capire che esisterebbero gestioni «interessate »? «Un tipo di gestione che favorisce i componenti, che si estrinseca, per esempio, attraverso importanti elargizioni pubblicitarie a pubblicazioni del sindacato sconosciute ai più». Un modo di operare che coinvolge tutti i sindacati? «Cgil, Cisl e Uil. È un “sistema” organizzato scientificamente, con la promozione di convegni e iniziative pubbliche realizzate con sfarzi e un’assoluta grandezza di mezzi. Molti dei funzionari di Cgil, Cisl e Uil sono all’interno del sistema dei fondi e retribuiti abbastanza bene». E Confindustria? «È un “sistema” retto da Confindustria, ma anche da Confcommercio. Il caso del fondo ForTe è esemplare. Mi riservo di tirare fuori tutte le carte». Altro da dichiarare? «Eccome. C’è un intreccio anche con le assicurazioni: il sistema Unipol, è questo proposito, è molto interessante. Esiste tutto un mondo che si autoalimenta. Ecco dunque spiegata la resistenza di Fim e Uilm a permettere l’avvio di un contratto autonomo allo stabilimento Fiat di Mirafiori. La ragione? Passando il contratto autonomo si rimetterebbe in discussione un “sistema” che funziona. La Fiat non è una botteguccia: se decide di uscire dal “sistema” lo depotenzia». Sostiene che è tutto nero su bianco... «Esiste una congrega di interessi. Per capire come funziona il “sistema” basta leggere con attenzione i bilanci». A questo punto? «Un’altra partita sulla quale vale la pena di soffermarsi riguarda i fondi interprofessionali gestiti da Assolavoro con Cgil, Cisl e Uil. Si mettono insieme un po’ di documenti, cosa che farò, ed emerge che è sì tutto lecito, ma si vede anche che ci sono interessi che tra loro si consolidano e si spalleggiano ». In mezzo a tutto questo c’è il piano «Fabbrica Italia», l’investimento Fiat di 20 miliardi e migliaia di posti di lavoro... «Mi ascolti bene. Che bisogno aveva la signora Marcegaglia di andare fino a New York per parlare con Marchionne e cercare di convincerlo a non uscire da Confindustria? Più che la presidente di Confindustria mi sembra la delegata della Confederazione sindacale. Perché Cgil, Cisl e Uil litigano e poi si ricompattano sempre? C’è forse un motivo extra-sindacale». La trattativa su Mirafiori è in bilico, e Marchionne potrebbe decidere di portare le nuove produzioni di auto in America. Lo ha già fatto, mesi fa, scegliendo la Serbia al posto sempre di Mirafiori. «Fino a che ci sono comportamenti normali me ne sto buono. Il mio sindacato vive anche senza tutte queste commistioni. Se la trattativa torinese fallisse per ragioni che prescindono il merito, proverò a sentire se qualche orecchio vuole ascoltare tante altre cose che ho da dire». Vuotato il primo sacco? «Se proprio vuole, aggiungo anche il filone molto interessante riguardante gli artigiani, primo ente bilaterale. Centinaia di funzionari di Cgil, Cisl, Uil e Confartigianato sono pagati dal risparmio contrattuale (da quello, cioè, che le parti, sindacati e datori, destinano a un certo indirizzo: quello più classico è la sanità integrativa)». Una casta, dunque? «Sì, proprio. E funziona perfettamente. E quando si tenta di metterla in discussione, questo “sistema” si chiude sempre ».