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 2010  dicembre 09 Giovedì calendario

Intervista a Bruno Vespa: «Attenti ai moderati Se si esagera possono sbottare» - Direttore, come si sta nel lazzaretto degli appe­stati? «Preferirei stazionare altro­ve, senza rinunciare al carat­tere riflessivo che mi accom­pagna dall’adolescenza»

Intervista a Bruno Vespa: «Attenti ai moderati Se si esagera possono sbottare» - Direttore, come si sta nel lazzaretto degli appe­stati? «Preferirei stazionare altro­ve, senza rinunciare al carat­tere riflessivo che mi accom­pagna dall’adolescenza». Vuole un elmetto in presti­to? Qui al Giornale ne ab­biamo molti. «No, grazie. Il mio proble­ma- il problema dei “modera­ti senza elmetto” - nasce pro­prio dal fatto di essere trattati come se lo indossassimo. Non contano i toni, ma la so­stanza. Se non stai a sinistra, se racconti con scrupolo le posizioni di Fini senza farne il ritratto di un traditore, ma nemmeno quello dell’eroe della nuova resistenza al dit­tatore di Arcore, vieni colloca­to automaticamente tra i ser­vi di Berlusconi. Non è giusto e nemmeno gradevole». I Piero Ricca si moltiplica­no: c’è un clima da fine Im­pero, come al termine del­la Prima Repubblica? «Temo di sì. Avverto quel­l’aria. Nel ’77 ero già un volto televisivo abbastanza noto, ma non ebbi alcun problema ad attraversare a Bologna il corteo degli Autonomi. Ed erano anni terribili. Mi imma­­linconisce l’idea che l’11 di­cembre a Roma, durante la mobilitazione del Pd - nono­stante l’estrema correttezza dei dirigenti di quel partito ­qualcuno mi suggerisca di starmene a casa. Perché ma­gari qualche compagno della base... Io me ne andrò in giro tranquillamente, ma vorrei che certi sintomi non fossero sottovalutati. Perché quando i moderati sbottano possono esserci conseguenze impre­vedibili. Giusto trent’anni fa la “marcia dei quarantamila” a Torino azzerò in tre ore la politica industriale del Pci e del sindacato». La politica ha una sua re­sponsabilità? Forse tutti, anche i moderati, hanno alzato troppo la voce? «La politica urlata fa vince­re la pancia sul cervello, co­me talvolta è accaduto e acca­de allo stesso Berlusconi. Il Giornale e Libero sono fatti da eccellenti professionisti. Ma mentre è sorprendente che nessun grande giornale abbia fatto un’inchiesta tem­pestiva e approfondita sulla “casa di Montecarlo”, è paz­zesco che voi per due mesi in­teri abbiate sparato la prima pagina contro la famiglia Tul­liani. E siete sicuri che la “cac­cia al traditore” di questi gior­ni aiuti il Cavaliere a trovare voti per il 14 dicembre»? Ha scritto al Corsera pun­tando il dito contro «l’intel­ligencija ora allargata al ceto medio riflessivo». Di chi parla? «Di quella vastissima pla­tea di persone di ogni ceto ­da studenti a intellettuali ­che non accetta di ragionare, non conosce il chiaroscuro. Sia in trasmissione che nei miei libri ho tratteggiato pre­gi e difetti del Cavaliere, co­me di altri politici. Fui il pri­mo nel ’94 a fargli domande sul conflitto di interessi. Ma se non consideri Berlusconi un malfattore, sei un suo ser­vo. Ora io credo di non dove­re nulla al Cavaliere (Casini sostiene che è lui, semmai, a essere in debito con me). Ma sono convinto che se lui non fosse sceso in campo dicias­sette anni fa avremmo avuto un’Italia meno libera». Ma la Rai non era control­lata dal Cavaliere? «Come è noto, per i mecca­nismi stessi della legge è la maggioranza parlamentare pro tempore ad avere influen­za sulla Rai. Il problema di Berlusconi è che è anche azio­nista di maggioranza del no­stro principale concorrente. Dunque, la sinistra avrebbe dovuto essere pesantemente colpita senza potersi rifugia­re a Mediaset. Eppure, come ho scritto al Corriere , mai nel­la storia della Rai le trasmis­sioni di sinistra hanno avuto spazi e collocazioni orarie prestigiose come gli attuali. Un bel dittatore, non c’è che dire...» I direttori e gli editorialisti di centrodestra sono sem­pr­e ospiti delle trasmissio­ni di centrosinistra, lei per­ché non invita i direttori e gli editorialisti delle testa­te di centrosinistra? «Sono invitati regolarmen­te. Ma da anni nel gruppo Re­pubblica - L’Espresso c’è una conventio ad excludendum di Porta a porta. E la direttrice dell’ Unità , ospite fissa di al­tre trasmissioni, ha sempre cortesemente respinto i no­stri inviti. Siamo o no il lazza­retto? ». In Rai tutti urlano alla Resi­stenza, prima Santoro, poi Saviano. Ora scopriamo che invece il vero Resisten­te è lei? «Non sprecherei per le no­stre povere cose termini im­pegnativi come Resistenza. Ma visto che ci siamo, io resi­sto semmai allo sgradevole clima esterno alla Rai. All’in­terno sono semplicemente frustrato perché ogni discor­so per migliorare, con pru­denza, gli approfondimenti moderati da almeno un anno e mezzo non ha seguito, no­nostante assicurazioni azien­dali in senso contrario». Michele Serra le risponde su Repubblica che ha ra­gione a indignarsi per gli insulti, ma non tiene con­to del fatto che le trasmis­sioni di sinistra hanno l’azienda, filogovernativa, contro. Per esempio Maz­zetti lamenta una repri­menda per aver sforato di due minuti. «Serra segnala un parados­so. Tutte le vane minacce di azzeramento o di ridimensio­namento di Santoro, Fazio, Dandini sono stati dei formi­dabili spot promozionali per le loro trasmissioni che non sono state scalfite. Per quan­to riguarda Mazzetti, la storia dei due minuti è una bufala. Questo dirigente scrive da an­ni decine di articoli contro la sua azienda. Come ha notato Aldo Grasso sul Corriere del­la Sera , negli Stati Uniti sareb­be stato licenziato da un pez­zo ». Forse la deriva è creare il caso a tutti i costi per far parlare di sé? «È una magnifica strategia promozionale». Vanno di moda gli elenchi. Chi sono i moderati oggi in tv? «Non mi piacciono le liste di qualunque genere. Dicia­mo che i moderati in Rai sono una minoranza silenziosa». Minzolini, già sotto attac­co non solo per la linea edi­toriale, è finito nel mirino anche per le spese... «Ha replicato che dimostre­rà la regolarità di ogni spesa e che ha risparmiato sul bud­get della testata. La verità è che Minzolini è un direttore scomodo e c’è sempre un pre­testo per attaccarlo». Sgarbi vuol fare il Santoro di destra, lei che ne pensa? Ha senso o contribuirà a rendere il clima ancora più velenoso? «Non ho la più pallida idea della trasmissione che ha in mente. Parlerà delle bellezze e delle virtù dell’Italia o userà il bazooka contro gli avversa­ri politici?». Lei che ha vissuto in prima fila anche la Prima Repub­blica: si stava meglio quan­do si stava peggio? «Dipende dai periodi. Do­po la riforma del ’76 avemmo la migliore e più libera infor­mazione di sempre. Non rim­piango gli ultimi due decenni della Prima Repubblica. Im­pensabile fare i confronti tele­visivi di oggi». E come giudica questa cri­si di governo? «La più indecifrabile della storia repubblicana. Fiducia o sfiducia? A proposito: a voi del Giornale non viene in mente qualche volta di fare, al contrario, la politica di San­toro che quando esagera fa un servizio al Cavaliere?». Sta già pensando agli spe­ciali per le elezioni antici­pate? «Ma se non so nemmeno quel che trasmetterò la setti­mana prossima...». Dice Casini: meglio la sta­gione di Andreotti e Moro che quella di Prodi e Berlu­sconi. Lei che li ha analiz­zati nel suo ultimo libro, «Il cuore e la spada», che ne pensa? «Moro e Andreotti si dete­stavano come Berlusconi e Fi­ni. Ma non lo dicevano in pub­blico. Anzi, abbracci e baci. Ah, quant’era virtuosa l’ipo­crisia democristiana...»