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 2010  dicembre 07 Martedì calendario

«Razzisti a Lecce? Mi danno del barese e dovrò andarmene» - Possono tre partite cancel­lare cinque anni? La domanda frulla nel cervello del difensore maliano Souleymane Diamou­tene già da mesi

«Razzisti a Lecce? Mi danno del barese e dovrò andarmene» - Possono tre partite cancel­lare cinque anni? La domanda frulla nel cervello del difensore maliano Souleymane Diamou­tene già da mesi. Da quando un gruppetto di qualche decina di ’ragazzini’, come li definisce lui, ha cominciato a prenderlo di mira mentre si allena a Cali­mera, centro sportivo del Lecce. Quelle tre gare sono il totale del­la­sua esperienza in prestito a Ba­ri, nello scorso campionato, do­po cinque anni in giallorosso. Una macchia indelebile nella carriera di un giocatore, secon­do il tifo più becero della curva salentina. Ecco perché Diamou­tene non sarebbe più degno di vestire la maglia del Lecce. Un concetto espresso a cori e sfottò, sino a giovedì scorso. Quando i più sfrontati hanno scavalcato la recinzione del campo e si so­no diretti minacciosi verso di lui. Diamoutene, ha avuto pau­ra? «Insomma... Di certo non è una cosa che fa piacere. Erano in cinque o sei e venivano verso di me con aria aggressiva. Il capo­gruppo era un ragazzino di 18 anni. Non sapeva manco chi fos­si: mi ha persino chiesto se fossi davvero io Diamoutene, quello che aveva giocato anche nel Ba­ri... ». Dopo che è successo? «Hanno cominciato a insultar­mi. “ Sporco barese,togliti la ma­glia“ mi urlavano. E mi spingeva­no. I miei compagni Fabiano e Sini mi hanno preso in disparte e convinto ad allontanarmi dal campo». E il giorno successivo ha sa­puto da mister De Canio di non essere convocato per la partita con il Genoa… «Un po’ me lo aspettavo. L’alle­natore mi ha detto di avermi escluso per scelta tecnica. Però io mi sono sentito messo in di­sparte. Proprio ora che stavo gio­cando spesso e anche abbastan­za bene…» Crede che De Canio si sia fat­to influenzare dai tifosi vio­lenti? «Mah. Forse si poteva fare un bel gesto nei miei confronti. E io ci tenevo a dare una mano al Lec­ce. Diciamo che accetto la scelta dell’allenatore, ma c’è qualcosa che non mi è piaciuto…» Nei forum dei tifosi giallo­rossi le si contesta un’esul­tanza anti-Lecce sotto la curva del Bari, lo scorso an­no. Se la ricorda? «So bene a cosa si riferiscono. La mia prima partita ufficiale a Bari. Era il 12 dicembre: Bari-Ju­ventus 3-1. Dopo tanta panchi­na, finalmente ero titolare. Gio­cai bene, battemmo la Juve. Ero al settimo cielo!». E si lasciò un po’ andare, mentre la curva cantava: ’Chi non salta un leccese è’… «Voglio che tutti i tifosi del Lec­ce sappiano come sono andate le cose. A fine partita mi sono re­cato con tutta la squadra sotto la curva del Bari per festeggiare. Avevamo battuto la Juve: non ca­pita tutti i giorni. Saltellavo con i compagni, non sentivo nemme­no che cantavano i tifosi. Ma di sicuro non ho mai mancato di ri­spetto al Lecce». Quando ha firmato per il Ba­ri nell’agosto 2009, pensava che i tifosi del Lecce la potes­sero prendere così male? «Sono un professionista, è nor­male che io possa giocare da una parte e poi da un’altra. Guar­di: ho diversi amici tra gli ultras giallorossi. Mentre giocavo con il Bari spesso venivo a Lecce a tro­varli. Giravamo per il centro e nessuno mi rompeva». Fino a quest’anno. Quando è tornato si aspettava quest’ accoglienza? «Ad agosto i tifosi mi hanno ga­rantito il loro appoggio. Mi han­no incitato a dare il massimo per il Lecce. Sanno che sono un gio­catore grintoso. Anche oggi mi stanno vicini, tranne qualcu­no… ». L’aggressione le sta facen­do pensare all’addio? «Amo Lecce e la sua gente. Ma da giovedì qualcosa dentro di me è cambiato. Non mi sento tranquillo e a gennaio andrò via. Fosse per me rimarrei ancora tanti anni qui. Solo che quei ra­gazzini… ».