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 2010  dicembre 09 Giovedì calendario

TUTTE LE YARA D’ITALIA

I nostri investigatori non hanno solo a disposizione una lente di ingrandimento. Possono individuare l’identità di una persona da una goccia di sudore, da un pelo. Possono ritrovare tracce di sangue su un oggetto anche se lavato cento volte. Possono intercettare le comunicazioni. Spiare le conversazioni. Non solo, individuare la presenza di un telefonino. Già ma Yara è scomparsa nel nulla e gli unici che ci hanno capito qualcosa sono dei cani, che si sono diretti in un luogo. Ma non c’era Yara. C’era un ragazzo marocchino. Non era il mostro e ora chiederà i danni. Già, strumenti tecnologici, diavolerie tecniche, esami complicati. Ma alla fine il risultato è sconfortante. Si naviga nel buio. La storia dei gialli italiani è una lunga storia di fallimenti. Se non c’è la soffiata, se il delitto avviene fuori dalla solita criminalità, senza il confidente la figuraccia è assicurata. Il più antico giallo della storia della nostra Repubblica risale all’undici aprile del 1953. Sulla spiaggia di Capocotta, vicino Roma, fu trovato il corpo di Wilma Montesi, una donna di 21 anni. Furono accusati nomi importanti, perfino il figlio di un ministro. Tutti assolti. Giallo irrisolto. Nessun colpevole. Solo una vittima senza giustizia. Un fallimento che si ripete nonostante gli inquirenti abbiano a disposizione mezzi sempre più sofisticati. Tutto inutile.


I Ris così bravi nelle fiction in tv cosa hanno capito del giallo di Garlasco dove una ragazza, Chiara Poggi, di 26 anni il 13 agosto del 2007 viene uccisa in casa? Sangue ovunque, il corpo trascinato. Insomma neanche un palombaro intubato avrebbe potuto evitare di lasciare tracce. Mesi di indagini, di verifica di Dna, di impronte. Il fidanzato indicato subito come colpevole. Su di lui si fanno tutte le verifiche possibili, si cercano perfino tracce sui pedali della bicicletta. Però si manda in tilt il computer. L’esito è l’assoluzione del sospettato. E il delitto non ha un colpevole. Complimenti alla tecnologia e a chi l’ha usata con tanta perizia. Che dire di tutte le giovani o bambine scomparse? Partiamo da lontano. Da Emanuela Orlandi. 15 anni, il papà dipendente del Vaticano, scompare il 22 giugno del 1983. Mai ritrovata né lei viva, né il suo corpo. Ma quante ipotesi. Sono stati i Lupi Grigi, uccisa dopo un festino a base di droga. Si è tanto romanzato. Sgominata la banda della Magliana qualcuno ha parlato, sono stati loro. Ma nessuno ha indicato dove ritrovare il corpo. Silenzio anche su un’altra ragazza, Mirella Gregori, scomparsa nello stesso periodo. Di lei non c’è nemmeno un pentito a parlarne. Svanita. Restano solo i manifesti sbiaditi dei genitori che chiedono aiuto. Nessuno ha saputo darlo. E che dire di Elisa Claps, 16 anni? Ricerche, appelli. Eppure ci vorranno 17 anni per ritrovare il suo corpo nel sottotetto della chiesa.


Possibile che nessuno abbia visto, che nessuno abbia cercato proprio vicino casa? Quanti errori, sottovalutazioni. Quanta superficialità. E soprattutto l’assoluta assenza di intuito. Aveva solo quattro anni Denise Pipitone quando l’11 settembre del 2004 scompare nel nulla. I carabinieri sono certi, la ritroveremo, non è stata portata via da Mazara. Ma di Denise nessun traccia, c’è una sorellastra sotto processo e una mamma disperata che cerca ancora. Non si poteva fare di più? Non si poteva prendere più sul serio la questione? E che fine ha fatto Angela Celentano? Tre anni, giocava con i parenti e altri bambini sul Monte Faito poi più nulla. Sparita. Si indaga sulla famiglia, si cercano presunti amanti vendicativi. Fatica sprecata. Sono passati 14 anni, e di Angela nessuno sa più nulla. Come è possibile? Anche qui, nessuno ha sbagliato? Perché non si prendono subito suil serio questi fatti? Perché ci si attacca al dato dei 700 scomparsi ogni anno, in grandissima parte regolamenti di conti tra genitori separati per non dare importanza ad alcuno? Poi i casi veri e misteriosi sono affrontati con iniziale superficialità. Ma non va meglio quando ci si trova davanti a delitti commessi fuori dalla criminalità riconosciuta. La morte di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto del 1990 è un esempio di indagini confuse, contraddittorie. Vane. Ora è sotto processo l’ex fidanzato. Ma come finirà? C’è da scommettere che sarà assolto. Quasi un anno dopo viene ammazzata Alberica Filo della Torre. Anche qui buio assoluto,


L’assassino vive giorni tranquilli. Nessuno è arrivato a processo. Anche qui nessun errore? E chi ha ucciso la commercialista romana Antenella Di Veroli il 10 aprile del 1994? L’hanno uccisa in casa. Un ex amante indicato come colpevole è stato assolto. Se non è stato lui è stato certamente qualcuno che la conosceva. Ma non l’hanno trovato. Così come è stato assolto quel meccanico accusato di aver ammazzato Serena Mollicone, 18 anni di Arce, nel Frusinate. Scomparsa, fu ritrovata dopo due giorni, cadavere. Si indagò sul padre, poi su un adulto. L’indagine va avanti dal 2001, ma non c’è un colpevole eppure c’è un nastro isolante, insomma elementi. Ma tutte le diavolerie moderne non hanno portato a risultati utili. E che dire della vicenda più recente di Sarah Scazzi. Se quello zio Michele non avesse voluto farsi accusare che ne sapremmo di quella ragazza? Ancora oggi non sappiamo cosa sia avvenuto in realtà, stiamo alle versioni di quell’uomo. Già, ma Ris, luminol, Dna ecc. che sono? Solo sigle. Oggi siamo a Yara. Vediamo l’angoscia dignitosa di una famiglia, la discreta ma attiva solidarietà di una comunità. Ma osserviamo tanto caos, ricerche, scavi alla rinfusa. Testimoni inattendibili che diventano attendibili. Si riparte con ritardo, con tanto ritardo, come sempre. Ci vorrebbe veramente Sherlock Holmes. Ci basterebbe anche il tenente Colombo. Ma non abitano qui. Sono in Tv insieme ai Ris.

Pipitone (1/9/2004)
Scazzi (26/8/2010)
Celentano (10/8/1996)
CESARONI (7/8/1990)
Orlandi (22/6/1983)
Filo della Torre (10/7/1991)
Poggi (13/8/2007)
Claps (12/9/1993)
Mollicone (1/6/2001)