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 2010  dicembre 07 Martedì calendario

PERCHE’ LA BENZINA AUMENTA PROPRIO QUANDO C’E’ IL PONTE

Il picco è stato raggiunto nei distributori della Tamoil e della Q8 dove il prezzo della benzina verde è arrivato a 1,450 e a 1,453. In alcuni dell’Eni in Puglia e Campania si è sfiorato l’euro e mezzo. Al primo ponte di Natale il caro-carburante è tornato a mordere contribuendo a far lievitare la catena dei prezzi. Mettiamola sul ridere: non è vera festa se il prezzo della benzina non aumenta. In economia potrebbe anche essere un argomento ragionevole: quando sale la domanda di un bene sale il suo prezzo. Se a Natale e ad agosto si va tutti in auto e si consuma di più, benzina e prodotti petroliferi dovrebbero (in teoria) anche costare di più. «È il mercato, bellezza, e non ci si può fare niente» si potrebbe dire parafrasando Humphrey Bogart.
Peccato, però, che per i carburanti non ci sia mai il momento dei saldi. E peccato anche che quello italiano della benzina non sia un mercato «vero», ma assomigli molto di più a una marmellata di interessi corporativi. Che si è stratificata nel tempo e che accomuna tutti, dai petrolieri ai gestori, con l’esclusione (è ovvio) dei consumatori. E allora — e qui il buonumore non c’entra più nulla — che non ci si fermi sempre alle solite storie: l’andamento internazionale dell’indice Platt’s della benzina e del gasolio; lo «stacco» strutturale tra i prezzi italiani e quelli europei; il cambio euro-dollaro; le accise, l’Iva e le responsabilità di uno Stato goloso; una rete di distribuzione troppo frammentata; le abitudini sbagliate degli italiani e la loro pigrizia a usare i self-service; la riforma che non parte.
Tutto vero, ma prendiamo un esempio concreto: pochi giorni fa uno studio dell’Istituto Bruno Leoni (da sempre sensibile, diciamo così, alle ragioni del mercato «vero») osservava che quando si trovano nelle vicinanze dei distributori gestiti dalle grandi catene di supermercati, gli altri impianti tagliano i prezzi. Un effetto competitivo insomma — come quello causato dai volumi di vendita della grande distribuzione organizzata — non si applica solo a chi lo adotta, ma si trasferisce all’ambiente economico circostante. Lo studio dell’Ibl calcolava anche che se nel settore dei carburanti la Gdo avesse una quota di mercato vicina al 10%, come succede in Germania, gli automobilisti italiani risparmierebbero poco meno di 200 milioni di euro l’anno. Rimangono sempre pochi centesimi per ogni litro, ma serve altro per iniziare?
Stefano Agnoli