Maurizio Caprara, Corriere della Sera 07/12/2010, 7 dicembre 2010
RUSSIA, IL GIALLO DEL RAPPORTO USA —
Benché sia chiaro che la diplomazia americana lo consideri più filorusso di quanto converrebbe per tutelare al meglio compattezza e interessi dell’Alleanza atlantica, Silvio Berlusconi ieri non ha esitato a diffondere una smentita per prevenire fastidi verso di sé da una parte di Mosca.
Nel circuito dell’informazione è stato rilanciato il rapporto che l’ambasciatore americano a Roma David Thorne, il 21 settembre 2009, scrisse dopo aver compiuto il giorno 18 la sua prima visita al presidente del Consiglio italiano. L’informativa sottratta agli Stati Uniti e pubblicata sul sito Wikileaks era classificata «confidenziale». Aveva tra i destinatari Casa Bianca, Dipartimento di Stato, ambasciata americana in Russia, rappresentanza alla Nato. Nel riferire dell’incontro, Thorne segnò: «Il primo ministro ha offerto una lunga e familiare trattazione sulle (ai suoi occhi) qualità molto buone di Putin come leader, definendo il presidente Medvedev in modo alquanto liquidatorio un "apprendista" di Putin».
È risaputo che l’attuale primo ministro russo Vladimir Putin, 58 anni, vede diventare un potenziale concorrente Dmitri Medvedev, 45 anni, l’ex numero uno di Gazprom al quale l’ex agente del Kgb, non potendo avere un altro mandato consecutivo da capo di Stato, offrì ogni aiuto elettorale per lasciargli nel 2008 la presidenza della Russia. Palazzo Chigi è ricorsa a una nota ufficiale.
«Berlusconi non ha mai pronunciato le frasi sul presidente russo Medvedev che gli vengono attribuite nelle ultime rivelazioni di Wikileaks né ha mai tracciato paragoni, né in pubblico o in privato, tra il presidente Medvedev e il primo ministro Putin», è stata la versione della presidenza del Consiglio in un comunicato. Con un commento: «Niente di nuovo, quindi. Mentre continua a imperversare il gossip fine a se stesso, parlano i fatti attraverso i tanti risultati concreti dei vertici italo-russi, compreso quello che si è appena concluso a Sochi con la conferenza stampa congiunta dei due presidenti». La nota chiama così Berlusconi e Medvedev, e in effetti lo sono, ma il primo presidente del Consiglio, e dunque di un governo, l’altro di uno Stato.
Nel rapporto, Thorne descriveva Berlusconi «inebriato» dalla decisione di Barack Obama sulla difesa missilistica», la rinuncia a installare missili in Polonia e Repubblica Ceca (sgraditi a Mosca).
«Medvedev e Putin sono un dono di Dio», ha dichiarato il 10 settembre scorso Berlusconi. Generosamente equanime. È Putin però il suo ospite russo preferito in Sardegna, Putin quello che nell’ottobre 2009 raggiunse a Pietroburgo per una «rimpatriata tra vecchi amici». L’ora è problematica. Pur facendo sottolineare che in un rapporto americano è stato giudicato «di forte reputazione internazionale», il ministro degli Esteri Franco Frattini, in un altro ritenuto poco più di «un messaggero», ha annullato un incontro con la stampa estera a Roma. Quante domande avrebbe ricevuto su Wikileaks?
Maurizio Caprara