ANDREA BONANNI, la Repubblica 7/12/2010, 7 dicembre 2010
articolo + scheda come funzionerebbe la proposta italiana - EUROBOND E SUPERFONDO SALVA-STATI NO DELLA MERKEL, EUROGRUPPO DIVISO - BRUXELLES - La Germania dice «no» a tutto
articolo + scheda come funzionerebbe la proposta italiana - EUROBOND E SUPERFONDO SALVA-STATI NO DELLA MERKEL, EUROGRUPPO DIVISO - BRUXELLES - La Germania dice «no» a tutto. In una situazione ancora drammatica per i mercati, che hanno fatto registrare un nuovo aumento dello spread tra i titoli italiani e spagnoli e quelli tedeschi, i ministri dell´Economia della zona euro si sono riuniti ieri sera per cercare di trovare misure in grado di allentare la pressione sull´euro, che intanto ha perso nuovamente quota sul dollaro mentre l´oro ha segnato il nuovo record di 1.417 dollari l´oncia. Ma la riunione dell´Eurogruppo si è scontrata con il muro tedesco. Berlino ha detto di no ad un ampliamento dei capitali a disposizione del Fondo di stabilità salva-stati, sollecitato con insistenza dalla Bce. E soprattutto ha detto di no, apparentemente senza appello, alla proposta di condividere una parte del debito pubblico europeo lanciata ieri con un articolo sul Financial Times dal presidente dell´Eurogruppo, Jean-Claude Juncker e dal ministro italiano Giulio Tremonti. Nel loro articolo, Juncker e Tremonti propongono di creare una agenzia europea del debito, che emetta obbligazioni fino ad un ammontare pari al 40 per cento del Pil di ciascun Paese a tassi di interesse inferiori a quelli pagati dai Paesi più indebitati. I detentori di titoli di stato con un alto premio di rischio, avrebbero la possibilità di cambiarli contro questi euro-bond, pagando naturalmente un differenziale, e questo verrebbe incontro al desiderio più volte espresso da Angela Merkel che anche gli investitori si assumano una parte dell´onere del salvataggio dei debiti sovrani. Inoltre l´agenzia potrebbe coprire dal cinquanta al cento per cento (nei casi più gravi) delle nuove emissioni di titoli di stato, integrando in tal modo anche le funzioni attualmente del Fondi di stabilità. La proposta è stata accolta con un certo scetticismo dalla Commissione, che l´ha giudicata «intellettualmente interessante» ma difficilmente realizzabile. «Si tratta di una vecchia idea che circola nell´Unione europea. E´ già stata lanciata molti anni fa, ma non è mai stato possibile arrivare ad un accordo», ha commentato il presidente della Commissione, Barroso. Da Berlino intanto è arrivata una netta bocciatura. Mentre il ministro delle Finanze tedesco, Schauble, ha osservato che la conversione di parte del debito nazionale in eurobond implicherebbe una «revisione profonda» dei trattati, la Merkel ha fatto arrivare il suo «nein» spiegando che «gli eurobond non permetterebbero la concorrenza tra i tassi di interesse sui bond nazionali», e che il differenziale dei tassi costituisce uno strumento essenziale per il conseguimento del Patto di stabilità. In altre parole, la Germania ritiene che gli alti tassi pagati dai governi più indebitati siano uno stimolo indispensabile per spingerli a risanare le finanze pubbliche. Anche l´idea di ampliare la dotazione del Fondo di stabilità, che attualmente può raccogliere fino a 750 miliardi di euro, è stata bocciata dai tedeschi. «Nell´immediato non se ne vede la necessità», ha fatto sapere la cancelliera. L´ipotesi rimane così sul tavolo dei ministri delle Finanze, ma solo come un possibile ampliamento del Fondo dopo il 2013, quando il meccanismo salva-stati diventerà permanente. E sulle scelte potrebbe pesare la decisione della Fed che si accingerebbe a rilanciare un´altra volta gli acquisti di titoli di Stato, alzando ulteriormente la sua puntata sulla ripresa rispetto ai 600 miliardi del "quantitative easing" appena annunciati. *** Come funzionerebbe la proposta italiana Per eurobond si intende un titolo del debito pubblico che invece di essere emesso dai singoli Stati nazionali, verrebbe emesso da un´agenzia europea. In sostanza, secondo la proposta di Tremonti e Juncker, parte dei nuovi debiti di ciascun Paese (50% che può arrivare in certi casi anche al 100%) potrebbe essere convertita in eurobond, cioè debito europeo. Ovviamente ci sarebbe un costo per effettuare questa conversione, ma si tratterebbe di un costo molto più basso di quello che i singoli Paesi (soprattutto quelli più indebitati e meno credibili) sono obbligati oggi a pagare ai mercati. Questo meccanismo interverrebbee prima che la crisi di un Paese scoppi e non (come avviene oggi con i prestiti) successivamente.