piero colaprico, la Repubblica 7/12/2010, 7 dicembre 2010
E DOPO LA RABBIA IN PAESE TORNA LA PAURA "IL MOSTRO CHE HA PRESO YARA È TRA NOI"
Un rompicapo, e oggi riparte da zero. Carabinieri, poliziotti e il pm Letizia Ruggeri non mollano mai, e nemmeno questo è retorica: Yara, Yara di tredici anni scomparsa all´improvviso, e senza un perché, senza un come, senza un chi, li sta inchiodando a un lavoro senza pause, alla gestione di una fortissima angoscia, alla difficoltà come pane quotidiano. «L´assenza di indizi è reale», ci viene detto. Testimoni dubbi e piste che una volta verificate sono sbagliate hanno portato gli investigatori nella nebbia. Ora, la prossima mossa delle ricerche, dopo lo svuotamento di un laghetto ieri, sarà far diminuire la portata del fiume Brembo, per controllare argini e fondali. E la prossima mossa delle indagini?
Il 26 settembre a Brembate Sopra, la sera della scomparsa di Yara Gambirasio, è stato letto centinaia di volte. Una di queste riletture portava sotto i riflettori il giovane marocchino Mohamed Fikri. La verità vera ha un duplice segno.
C´era un´intercettazione telefonica, «Allah mi perdoni», ma nasceva da «un fraintendimento» della traduzione: la traduzione era stata portata alla pm, ma non era quella giusta. Di più: il viaggio del giovane verso Tangeri obbligava (il codice parla di «pericolo di fuga») all´intervento i carabinieri, non ci si poteva permettere di lasciare andare un sospetto. «Se non ci fosse stato il viaggio, avremmo lavorato con maggiore calma», ammettono i militari. E se tutto fosse rimasto segreto, il giovane operaio sarebbe entrato e uscito senza clamori dall´inchiesta: invece tutti i «se» sono andati fuori posto e M.F. si è ritrovato a incarnare per qualche ora (com´era successo con Azouz, nella cosiddetta «strage di Erba») l´assassino del paese, lasciando però nell´incredulità chiunque lo conoscesse. Compreso il datore di lavoro, veneto, che si è precipitato dai carabinieri: per dire che erano stati insieme tutto il giorno, anche «quella sera», e che si tratta di un «bravo lavoratore».
«Ah, stanno rilasciando il marocchino? E allora chi è stato a portar via Yara? Se non è stato lui vuol dire che il mostro è ancora qui tra noi», dice un papà, uscendo dalla piscina. Era facile per qualcuno mostrare i cartelli razzisti contro i marocchini, avere già un parafulmine, meglio se con la faccia scura. E ora? «Mio figlio mi chiede se può ancora uscire da solo», aggiunge una mamma in montone beige. «Una volta c´erano gli anarchici, a prendersi la colpa di tutto, adesso ci sono gli stranieri», brontola un signore elegante, e aggiunge: «Se non sanno niente, può essere stato chiunque».
C´è una sfumatura di questi «niente» e «chiunque» che in realtà inquietano non poco gli investigatori. Venerdì 26 settembre, si torna sempre lì. L´ultimo messaggio del cellulare di Yara è delle 18.44: è questa, sostengono in caserma, la probabile ora dell´uscita dalla palestra. Yara aveva lasciato il cellulare nello spogliatoio. Legge il sms, risponde, esce. Appena cinque minuti dopo il cellulare viene spento nella direzione opposta a quella che porta a casa di Yara. E´ la tecnologia che porta i detective verso Mapello. E verso Mapello portano anche i cani, tre cani. E sempre i segugi, quelli che cercano i resti umani, hanno battuto tutte le campagne e due carcasse le hanno trovate: una di un gatto, una di un tasso. L´olfatto «molecolare» funziona: Yara però non c´è.
Questi dati di fatto spingono a una serie di domande. Yara è stata avvicinata da qualcuno che conosceva o no? Era lei l´obiettivo? O questo rapitore, questi rapitori, cercavano una ragazza qualunque, una qualunque preda che usciva da quel centro sportivo dove le ragazzine sole escono a frotte? C´è da cercare qualcuno «del paese» o qualche mostro che «passava»?
Quello che la procura di Bergamo ha escluso, indagando su Yara e sul suo mondo, sono tre circostanze: la fuga, il suicidio, il sequestro a scopo d´estorsione. Il resto non può (umanamente, giuridicamente, filosoficamente) escluderlo nessuno. Perciò, esclusa soltanto quella che i criminologi chiamano «autodeterminazione», resta la statistica. La statistica snocciola numeri che sono tragedie: dice che quando una ragazzina scompare, il movente sessuale c´entra nella maggioranza dei casi, e «di norma» il maniaco non colpisce a caso, ma per una «conoscenza». Un estraneo, aggiungono in caserma, avrebbe dato maggiormente nell´occhio, davanti alle piscine e alle palestre, invece «nessuno ha visto niente».
Molti considerano Brembate di Sopra una tipica provincia, dove ci si conosce bene. Così non sembra al cronista: sono pochi a dire di conoscere Yara, campioncina locale, figurarsi se notano un estraneo.