http://www.riboni.org/itc/3a/03_feudale2.htm, 7 dicembre 2010
FEUDALESIMO
L’economia feudale
1) E’ chiusa e autarchica, perché il feudo produce tutto ciò che consuma. Non si produce per il mercato. Sul mercato si vende il superfluo (surplus) e si acquistano cose essenziali che in loco non si producono a sufficienza o per niente.
2) Il sistema curtense. Il nuovo fattore d’aggregazione e d’organizzazione della società è la signoria rurale. Il sistema curtense è l’unità produttiva rurale. In esso si possono distinguere la parte del signore feudale con al centro il castello, le botteghe d’artigiani, magazzini, frantoi, mulini ecc. L’altra parte di territorio era costituita dai fondi minori, assegnati ai coloni con le famiglie, che vi lavoravano per mantenersi. La rotazione delle colture era decisa dalla comunità di villaggio.
3) I commerci sono scarsissimi, perché il valore fondamentale è costituito dalla terra. Esistono ancora mercati locali settimanali e fiere annuali in occasione di feste religiose. Una forma di scambio molto usata è il baratto.
4) L’industria non esiste: tutto si riduce all’artigianato domestico. Industrie tessili non occorrono perché ogni famiglia si veste con lana e lino prodotti in proprio, filati e tessuti dalle donne. L’economia è agricola, perché nell’agricoltura si riassumono quasi tutte le attività economiche.
5) La rendita è lo sfruttamento tipico del feudalesimo. Il contadino è costretto a cedere al nobile tutto il prodotto del proprio lavoro, che superi il minimo indispensabile per l’esistenza della sua famiglia. La rendita può essere in lavoro, in natura, in denaro. Quando tutta la rendita si trasformerà in denaro, il servo della gleba si trasformerà in fittavolo, mezzadro, salariato agricolo, bracciante: il rapporto non è più personale ma economico.
6) La città. La campagna domina sulla città. Solo col perfezionamento delle tecniche agricole e con le crociate si cominciano a vedere diversi prodotti sui mercati urbani. Le crociate, infatti, stimolarono l’importanza dei commerci e lo sviluppo delle città e quindi la rendita in denaro. Le città diventano anche centri dell’artigianato e del commercio. Inizia la specializzazione dei singoli rami dell’economia.
7) Cultura feudale. La cultura è prevalentemente religiosa, anche se si continua a studiare il diritto. La lingua ufficiale, scritta è il latino. Nelle corti signorili e curie ecclesiastiche si insegnano le 7 arti liberali: TRIVIO e QUADRIVIO.. La cultura è ristretta a poche persone. Gli intellettuali dominanti fino al Mille sono i chierici; ad essi, dopo il Mille, si affiancano gli intellettuali laici e umanisti.
8) Feudalità e chiesa. L’attribuzione di funzioni politico-amministrative ai vescovi da parte dei sovrani fu determinata soprattutto dall’esigenza dei sovrani di limitare l’autorità dei grandi funzionari laici. In origine, al vescovo spettava il controllo della città, mentre al conte quello della campagna. In seguito, intere contee furono affidate ai vescovi dagli imperatori.