Giulio Albanese, Avvenire pag. 3 07/12/2010, 7 dicembre 2010
ISAIAS AFEWERKI. IL ROBESPIERRE AFRICANO, IN CUI SI CREDEVA
È stato soprannominato dai suoi detrattori il ’Robespierre africano’. Carismatico, intransigente, erede di una famiglia dell’aristocrazia degli altopiani, Isaias Afewerki sembrava il presidente ideale per l’Eritrea. Si è poi rivelato un uomo sanguinario, vittima del suo stesso potere. Figura politica controversa, Afewerki ha guidato la lotta armata sia contro l’imperatore Haile Selassie come anche nei confronti del colonnello Mengistu Haile Mariam. Coronò il suo successo militare, in qualità di leader del Fronte popolare di liberazione dell’Eritrea, rovesciando Mengistu nel 1991 assieme a Meles Zenawi del Fronte di Liberazione del Tigray. Due anni più tardi, grazie ad un referendum, ottenne l’indipendenza dell’Eritrea. Su Afewerki la stragrande maggioranza degli osservatori era pronta a mettere la mano sul fuoco a motivo del suo approccio innovativo, a parole sinceramente democratico. Da questo punto di vista, per almeno sette anni, dal 1991 e al 1998, l’Eritrea ha davvero rappresentato una speranza. Nel frattempo, però, le relazioni con l’Etiopia di Zenawi cominciarono a scricchiolare e nel maggio del 1998 divampò una nuova guerra tra i due Paesi. Da allora è stata la deriva. L’Eritrea è divenuta preda di un nazionalismo di tipo oligarchico, repressivo.