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 2010  dicembre 07 Martedì calendario

SOSPENSIONE POLITICA

L’aggettivo ancora non esiste. Per ora la chiamano “roba da Rai di Masi”. Il copyright è di Carlo Verna, segretario dei giornalisti della tv pubblica. Il concetto parla di “sospensione”, l’ennesima appena ricevuta dal dirigente Loris Mazzetti. La colpa è quella di aver osato esprimere le sue opinioni sulla classe dirigente dell’azienda pubblica. “Roba” che a Masi non è andata giù. Per questo hanno messo per iscritto tutte le colpe del capostruttura di Vieni via con me e lo hanno condannato a dieci giorni di astinenza dal lavoro, la pena più grave prima del licenziamento. Il procedimento è sospeso in attesa della sentenza (Mazzetti è ricorso all’arbitrato, ndr) ma in compenso il dirigente al lavoro non si ripresenterà, visto che ha altri 15 giorni di punizione arretrati. Cosa ha fatto di così grave? Ha detto che “la politica deve mettersi una mano sulla coscienza: lasci fare la tv a chi è capace di farla, se vuole rispettare il ruolo di servizio pubblico della Rai”. Poi ha una rubrica sul Fatto Quotidiano, ha partecipato a In Onda senza autorizzazione, si è permesso di sognare che il programma di Fazio e Saviano potesse avere altre quattro puntate “la prossima primavera o il prossimo autunno”, ma soprattutto ha preso “posizioni personali gravemente lesive dell’immagine del prestigio della Rai (…) nonché della sua classe dirigente”. E sì che Mazzetti è “uno dei migliori dirigenti televisivi” in circolazione (parola del direttore di Raitre Paolo Ruffini), e Vieni via con me, con la sua media di 9 milioni di spettatori a puntata, alla Rai non ha fatto male. Eppure, viale Mazzini “non dice quanto ha guadagnato” , spiega il presidente dell’Fnsi Roberto Natale, ma si preoccupa della “perdita economica”, così recita la nota dell’azienda pubblica, causata dallo “slittamento di due minuti di un break pubblicitario”. Eppure in Rai di “robe” su cui indagare ce ne sono parecchie. Le note spese del direttore Minzolini, per esempio.
“SI ABBIA IL PUDORE di punire almeno alla stessa velocità e non sceglierne una doppia”, dice il segretario Usigrai Verna. Come è successo un anno e mezzo fa, quando sei tecnici di produzione della sede di Bologna vennero licenziati in tronco per aver “reiteratamente” gonfiato i rimborsi delle trasferte. Ma in genere, nell’era Masi, le punizioni non sono “roba” da interesse generale: “Quando c’è di mezzo il livore e il prurito verso la libertà di informazione e la qualità dell’offerta – nota il deputato Pd Michele Meta – i dirigenti di viale Mazzini non riescono proprio a dare l’impressione di governare un’azienda che deve rispettare gli obblighi di servizio pubblico”. Tra questi, per esempio, c’è quello di non prestarsi a pubblicizzare indirettamente opere e prodotti. Massimo Caputi, giornalista sportivo, nella sua esperienza da inviato de l’Isola dei famosi pensò bene di indossare delle t-shirt fabbricate da sua moglie. Il marchio era ben in vista, per almeno sette puntate. Eppure a Caputi non è andata molto peggio che a Mazzetti: due mesi di sospensione, nel 2006, con la Rai costretta a pagare una sanzione da 57 mila euro all’Agcom. Nessuno se lo ricorda più quando lo vede, ogni domenica, con Simona Ventura a Quelli che il calcio. Lo stesso per Pippo Baudo, Mara Venier e Rosanna Lambertucci: tutti e tre hanno patteggiato la pena per concussione (tutti e tre “pubblici ufficiali” colpevoli di pubblicità occulta) ma sono ancora, Lambertucci eslcusa, venerati dal piccolo schermo.
PUNITO con sospensione “cautelativa” anche l’ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, dopo la notizia delle intercettazioni che dimostravano il suo interessamento per le starlette proposte dal presidente Berlusconi: sei mesi fuori dalla Rai, fino a ché il Tribunale del lavoro non accolse il suo ricorso. Dieci giorni anche ad Andrea Salerno, responsabile del progetto satira di Raitre, colpevole di aver difeso Raiot, il programma della Guzzanti chiuso dopo una sola puntata. Identica pena per Marino Bartoletti: non controllò il suo vice, Furio Focolari, coinvolto in questioni di mazzette e pubblicità. Focolari venne licenziato, poi la vittoria in Tribunale lo riportò in azienda con tanto di risarcimento degli stipendi arretrati. Ma dire quello che si pensa, costa più caro. La severità del mandato Masi resterà impressa per quattro casi scuola. Loris Mazzetti, per i fatti di cui sopra. Michele Santoro: lo mandò a “vaffanbicchiere”, ottenne 10 giorni di sospensione (anche questi bloccati dall’arbitrato), guarda caso da attuare in concomitanza con le puntate di Anno-zero. Prima di lui ci fu Vauro, sospeso dopo una vignetta in cui parlava dell’aumento di cubature nei cimiteri de L’Aquila. Infine, Beppe Bigazzi: costretto a sparire da La Prova del Cuoco di Raiuno: aveva dato al pubblico consigli su come cucinare il gatto.