Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 5/12/2010, pagina 96, 5 dicembre 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
11 settembre 2001 Invasione?
Nel suo tranquillo appartamento al centro di New York, una donna avverte una inspiegabile sensazione di minaccia, quasi un impulso a buttarsi a terra per evitare un pericolo, come in guerra; pochi minuti dopo accende il televisore che trasmette, senza sonoro, l’attacco alle Torri Gemelle. La sbalordita spettatrice non è una donna qualunque, è Oriana Fallaci, la più letta, la più famosa giornalista d’Italia. Fiorentina di nascita, ha poi fatto carriera come inviata speciale in tutti i teatri di guerra. Durante uno scontro in Messico è stata data per morta e portata addirittura in obitorio. Ha intervistato un gran numero di celebrità di ogni genere. Ha scritto molti libri, alcuni di grande successo come «Lettera a un bambino mai nato», ha amato un dissidente greco nemico dei Colonnelli, morto in circostanze non chiare. Colpita da un tumore si è stabilita a New York, circondata dall’affetto di molti amici e dall’astio di moltissimi nemici. Il crollo delle Torri incendia la sua ben nota virulenza polemica. Nel suo linguaggio senza sfumature, senza eufemismi, nel suo lessico diretto, brutale, scorticante, compone una sorta di «manifesto» che è insieme un appello, uno sfogo, un’invettiva, un disperato addio. Odia e disprezza l’Islam senza mezzi termini, ha orrore dei terroristi suicidi, del chador, di tutti i riti e le costumanze imposte dal Corano, e si scaglia contro gli occidentali incapaci di vedere l’invasione ormai già in corso da anni, che finirà per cancellare tutte le meraviglie create nei secoli dalla nostra civiltà, anche dalla Chiesa, di cui pure quest’atea mangiapreti (così si autodefinisce) elenca le colpe. Solo gli smidollati e gli stupidi possono illudersi di venire a patti con l’Islam moderato, che per la Fallaci non esiste. Non c’erano moderati tra i giacobini, le SS, i bolscevichi. Pochi fanatici guidano e gli altri seguono.
Contro questa drastica visione, molte voci si levano. Il suo collega Tiziano Terzani, fiorentino come lei, che ha vissuto per decenni in Oriente fino a diventare buddista, alza vigorosamente la bandiera della convivenza, della mediazione e rifiuta l’inevitabilità di una guerra tra religioni. L’integrazione va tentata, una pacifica osmosi è ancora possibile, il messaggio fondamentale del Corano è pur sempre la pace. Ricorda a Oriana le intense conversazioni di tanti anni prima e la invita a visitare il commovente cimitero dei kamikaze giapponesi, immolatisi per il loro Imperatore, durante la seconda guerra mondiale. Poi la Fallaci torna in Italia per morire e viene sepolta nel cimitero evangelico a Firenze. Anche Terzani morirà poco dopo, ma la loro infuocata polemica non si può certo dire finita.