Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 05 Domenica calendario

Prezzi del grano ancora su Ora si specula anche sul pane - Ancora rincari: dopo la fiammata di settembre, quella di dicembre

Prezzi del grano ancora su Ora si specula anche sul pane - Ancora rincari: dopo la fiammata di settembre, quella di dicembre. Non è un anno facile per il grano, in tutto il mondo: in Russia ci ha pensato il fuoco - gli incendi di quest’estate hanno compromesso il raccolto e le coltivazioni al punto che il governo ha vietato le esportazioni almeno fino a tutto il 2012 -, in Canada, Pakistan e Australia è arrivata l’acqua. I raccolti canadesi, investiti da un’ondata di maltempo eccezionale hanno reso un prodotto di qualità bassa, e lungo la costa orientale dell’Australia è successa grosso modo la stessa cosa. L’alluvione in Pakistan invece ha letteralmente cancellato il raccolto dell’intera vallata dell’Indo. Negli Stati Uniti la stagione è andata bene, ma è chiaro che le esportazione andranno aumentate, specie verso i paesi dell’Africa settentrionale e verso le filippine. Solo nell’ultima settimana, il grano con consegna a dicembre è salito del 9,65% su base settimanale a 7,10 dollari per bushel (l’unità di misura per i cereali, equivalente a circa 35 litri oppure 25 chili). Sui mercati mondiali l’aumento dei prezzi delle materie prime agricole è generalizzato, ma i cereali sono ormai arrivati - basta leggere il Food price index della Fao - ai livelli del 2008, picco massimo toccato nel corso dell’ultima crisi alimentare mondiale. Non siamo all’emergenza, ma è il caso di tenere il segnale sotto osservazione. Le scorte cerealicole seppure siano attese in calo rispetto allo scorso anno, restano su livelli rassicuranti, essendo del 20 per cento superiori a due anni fa. In questa situazione la volatilità dei prezzi (specie con il dollaro debole) può però provocare raid finanziari sui mercati a termine e restrizioni all’export: fenomeni che potrebbero concorrere ad amplificare le tendenze rialziste, aumentando ancora di più la volatilità dei listini. Maurizio Gardini, presidente di Fedagri Confcooperative, punta il dito proprio sulla speculazione e sulla mancanza di contromisure. Spiega: «La volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, del cibo insomma è ormai un problema che si pone all’attenzione di tutte le politiche agricole mondiali. La necessità di una regolamentazione più stringente dei mercati finanziari a livello globale è del tutto evidente». Da sola, però, non basta: «Occorre lavorare in parallelo a un rilancio della produttività dell’agricoltura e a mettere in piedi meccanismi di salvaguardia a garanzia dei redditi agricoli devono divenire priorità dell’agenda politica di tutti i paesi». Le previsioni della Fao parlano chiaro: si attendono per il futuro aumenti costanti del fabbisogno alimentare nel mondo «ai quali seguirà - conclude Gardini - un rialzo del deficit di prodotti agricoli, soprattutto nel campo dei cereali. Mentre assistiamo a questi fenomeni nessuna risposta viene data dal governo dell’Europa a 27 che non sembra in grado di svincolarsi dalla logica del sostegno diretto per orientarsi verso politiche innovative e di lungo periodo. Il problema va affrontato a livello internazionale costruendo sistemi rigidi di controllo degli scambi finanziari. Attenzione, la riforma della politica agricola comunitaria probabilmente è l’ultima occasione per prendere questo treno».