ROSELINA SALEMI, LA Stampa 5/12/2010, pagina 33, 5 dicembre 2010
Meglio la plastica o l’albero vero? - Quello di Piazza San Pietro è un abete rosso (alto 30 metri) donato dalla provincia di Bolzano e viene dai boschi di Luson
Meglio la plastica o l’albero vero? - Quello di Piazza San Pietro è un abete rosso (alto 30 metri) donato dalla provincia di Bolzano e viene dai boschi di Luson. Quello di Casa Obama è un pino canadese arrivato su un’elegante carrozza rossa e accolto dalla first lady in persona. Quello di piazza Duomo, a Milano, tagliato in Val di Sole (e già destinato a diventare tavoli, sedie e sportelli per cucine) è un altro abete rosso, alto 48 metri e 75 centimetri. Pesa dodici tonnellate e fa sfigurare sia il Vaticano che il Rockfeller Center. Quest’anno è sponsorizzato da Tiffany, che apre in piazza Duomo un temporary store per le feste e dopo la trattativa serrata sulle percentuali che la famosa gioielleria verserà in beneficenza, ieri sera è stato illuminato da centomila led a risparmio energetico. Fascino innegabile, eppure il common people dubita: meglio vero o falso? Siamo alla guerra dell’albero di Natale, che non sarà sanguinosa come quella delle Due Rose (Lancaster contro York) ma altrettanto simbolica. Vincerà la plastica cinese o la resina fragrante dei boschi? Già cinque milioni di famiglie hanno optato per il sintetico (e le ultime fiere, come Francoforte, hanno proposto alberi già addobbati, chiavi in mano, in oro, argento e rosso, così vi togliete il pensiero). Il sintetico non sporca, si smonta e si rimonta, dura, anche troppo ed è «ecologico» perché, sostengono alcuni, impedisce il taglio degli alberi. Altri sei milioni di italiani, invece, sono ancora convinti che Natale non sia Natale senza un autentico abete. E stanno sborsando 140 milioni di euro per averne uno. A questo punto la Coldiretti scende, è il caso di dirlo, in campo, sfatando il mito del sintetico-cheprotegge-i boschi. Non solo non è vero, ma i 500 mila «plasticoni» che saranno venduti quest’anno produrranno gli stessi gas di sei milioni di chilometri percorsi in auto. «Gli alberi cinesi», sostiene Coldiretti, «sono prodotti con leghe metalliche e plastiche tipo polivinilcloruro (PVC) e polietilene tereflalato (PET), fonte di inquinamento sia durante la produzione che durante il trasporto e lo smaltimento». Insomma, per portarci in casa un albero finto vengono emessi 23 chili di anidride carbonica. Colpa della distanza (quasi novemila chilometri) e della scarsissima biodegradabilità del finto pino di Aberdeen o del finto abete californiano: dopo averlo buttato via, serviranno altri duecento anni per vederlo sparire dalla faccia della Terra. L’albero coltivato in vivaio, invece, consuma energia per fertilizzanti e lavorazioni meccaniche ma, mentre cresce per 5 o 6 anni, sottrae anidride carbonica dall’atmosfera (e questo è bene). Un ettaro di piantine produce ossigeno per 45 persone: a conti fatti, sei milioni di abeti e pini significano 282 mila chili di anidride carbonica in meno. E poi ce n’è di tutti prezzi: da 20 a 500 euro. Insomma, Coldiretti combatte per difendere gli alberi di Natale in legno e foglie, meglio se italiani, meglio ancora se toscani e veneti. Il 90 per cento arriva da un migliaio di aziende agricole che coltivano terreni marginali, altrimenti abbandonati, e danno lavoro a diecimila persone, l’altro 10 per cento proviene da diradamenti e potature indispensabili alla vita dei boschi. Quanto agli addobbi, il 2010 è, per i floral designer, l’anno del total green: arance, peperoncini rossi, ghirlande di agrifoglio, bacche, castagne, noci e nocciole colorate. Costano poco e non si butta via niente. Il tutto - suggerisce lo psicoterapeuta-filosofo Wayne W. Dyer - porta un tocco di verità al nostro, spesso inautentico, presente. Sarà per questo che tante celebrities si dichiarano pro-albero: Demetra Hampton e Mara Venier, Patrizia Pellegrino, Mita Medici e Alviero Martini. Mentre il mago Giucas Casella confessa: «Credo ancora a Babbo Natale». Poi bisognerà capire cosa metterci, sotto l’abete: l’adozione di un delfino (Centro ricerca cetacei), di un gibbone (Wwf), di un arancio siciliano (idea di Paolo Ganduscio) di un palissandro amazzonico, oppure i soliti profumi e balocchi. Ma le piccole vanità saranno perdonate: è Natale, no?