ANNA MASERA, LA Stampa 5/12/2010, pagina 10, 5 dicembre 2010
The Jester, il re degli hacker che combatte per Obama - Su Internet tra i tecnoesperti è già una celebrità, ma nessuno l’ha visto
The Jester, il re degli hacker che combatte per Obama - Su Internet tra i tecnoesperti è già una celebrità, ma nessuno l’ha visto. Non si sa che faccia abbia né come si chiami per davvero. L’unica sua foto è quella del Jolly sul suo profilo Twitter: si chiama «The Jester», il Buffone, e a quanto pare è l’hacker che ha bloccato Wikileaks nel giorno in cui tutto il mondo cercava di accedere ai documenti segreti pubblicati sul sito fondato da Julian Assange. Il primo a vantarsi del gesto è stato lui stesso, The Jester, che nel suo blog ha spiegato nel dettaglio come ha fatto: utilizzando il classico attacco distribuito di «accesso negato» (denial of service) ma con un software particolare messo a punto solo da lui (XerXes DoS). La conferma che si tratti proprio di lui arriva da esperti di sicurezza informatica che lo conoscono e seguono le sue imprese da anni. È noto per aver abbattuto diversi siti della Jihad islamica, oltre a quello di Ahmadinejad in persona. Gli hacker sono così: non riescono a fare a meno di vantarsi della loro bravura a penetrare i sistemi informatici, e alla fine fanno addirittura amicizia con chi li tiene d’occhio. Ma questo è un pirata un po’ diverso dagli altri: si autodefinisce «hacktivist», cioè un hacker militante, con l’obiettivo di difendere gli Usa dagli attacchi che arrivano via Internet da tutto il mondo. “Tango Down” ha scritto a caratteri cubitali su Twitter nel giorno dell’attacco a Wikileaks. E’ il suo motto, lo stesso che usano i militari per indicare che un nemico è stato eliminato in uno scontro a fuoco. Sono tre i suoi messaggi sul social network che non permette frasi più lunghe di 140 caratteri: «www.wikileaks.org - Tango Down - per aver tentato di mettere in pericolo le vite delle nostre truppe, altre cose & relazioni diplomatiche». Poi: «Se fossi una fonte di Wikileaks in questo momento mi innervosirei, se non sanno proteggere il loro stesso sito, come fanno a proteggere una fonte?». E poi una seconda versione del primo messaggio, con l’aggiunta di una promessa: «Per sempre». Sul suo blog, The Jester – che secondo gli esperti di cyber sicurezza è sicuramente un cittadino americano - si descrive come un «hacktivist for good», cioè «buono», che secondo lui vuol dire «uno che ostruisce le linee di comunicazione per terroristi, simpatizzanti, mediatori, facilitatori, regimi oppressivi e altri cattivi». Su YouTube ci sono già i video di suoi fans, linkati ovviamente nel suo blog, in cui si sostiene che «Jester è un ex militare – anche se non si specifica di che genere – che ha passato tanto tempo in Medio Oriente a combattere il terrorismo». Lo ringraziano: «Grazie Jester, stai rendendo un servizio a Obama», «dovrebbero essercene di più come te nel mondo». Ha anche tanti detrattori, dalla parte di Wikileaks, che su Twitter scrivono: «Wikileaks è la sola cosa che ci impedisce di vivere in un regime fascista, le uniche persone che ha danneggiato sono i politici corrotti». E c’è chi specula che sia pagato dalla Cia o dall’Fbi. Tanto che, forse per confonderli, l’altro ieri The Jester ha dichiarato di essere stato vittima di un impostore online che si è appropriato della sua identità per aprire una raccolta fondi online e incassare sulla sua celebrità. In effetti un altro The Jester è comparso all’improvviso per denunciare di aver subìto un raid da parte della polizia, che gli avrebbe sequestrato il computer e messo la casa sottosopra, e chiedere un contributo per le spese processuali. Ma secondo gli esperti di cybersicurezza alla fine i due Buffoni sono la stessa persona.