Antonio Massari, il Fatto Quotidiano 5/12/2010, 5 dicembre 2010
LETTA È ANCORA INDAGATO
Decine di dipendenti convocati in procura negli ultimi tre mesi. Migliaia di atti acquisiti dalla polizia giudiziaria. E soprattutto: un interrogatorio “eccellente”. Quello di Mario Morcone, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. L’inchiesta sul sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e sui suoi rapporti con la società “la Cascina”, è nel pieno dell’attività istruttoria. il Fatto Quotidiano, al suo esordio in edicola (23 settembre 2009), raccontò per primo che Letta è indagato per abuso d’ufficio, turbativa d’asta e truffa aggravata. Il fascicolo, nato a Potenza con le indagini del pm Henry John Woodcock, è transitato anche a Roma in un rimbalzo di competenze. La Cassazione l’ha affidato – dopo averlo spacchettato – al pm Francesco Greco della procura di Lagonegro. La notizia, a settembre, era già nota da almeno sei mesi, ma nessun giornale – a eccezione del mensile La voce delle voci – se n’era voluto occupare. E nessuno se n’é occupato dopo.
MENTRE la Procura di Roma, per la parte che la riguardava, ha deciso di archiviare, la piccola Procura lucana è andata avanti. Nessuna archiviazione. Attività istruttoria in pieno svolgimento: nuovi interrogatori e migliaia di documenti acquisiti.
Questa storia comincia nell’estate 2008: un notevole flusso di immigrati spinge il governo a decretare lo “stato di emergenza”. I centri di accoglienza richiedenti asilo – i Cara – non hanno capienza sufficiente. E i Cara sono un affare milionario: ogni immigrato, al suo interno, “vale” 50 euro al giorno di rimborsi pubblici. All’affare s’interessa la Cascina, storica società cooperativa, legata a Comunione e Liberazione e al Vaticano. Nel 2008 però la Cascina – nonostante i numerosi appalti milionari ottenuti in tutto il Paese – naviga in pessime acque: ha accumulato debiti per 78 milioni di euro con il fisco. L’emergenza immigrati rappresenta un’opportunità. E la Cascina è già nel settore: gestisce il Cara di Bari (capienza da 1.200 persone). Ed è così che il vicepresidente della cooperativa, il 36enne Angelo Chiorazzo, decide di giocare una carta in perfetta sintonia con il suo entourage cattolico: la conoscenza di Gianni Letta. Stando agli atti, il 6 agosto 2008, Angelo Chiorazzo è a Palazzo Chigi. E in pochi giorni, ascoltando le intercettazioni telefoniche, si scopre che per la Cascina tutto si muove velocemente.
LETTA chiama il capo dell’immigrazione al ministero: il prefetto Mario Morcone. Di lì a poco, è Letta a chiamare Chio-razzo, che punta ai Cara di Foggia e Crotone: “Il prefetto di Crotone – dice Letta a Chiorazzo – mi dice che vuole che lei vada o lunedì o martedì... perché poi lui va a Cosenza dove è stato trasferito e dice: ‘È meglio che lascio le cose fatte’... Allora, o lunedì o martedì mattina la aspetta in prefettura”. In realtà, l’affare di Crotone – il campo più grande d’Europa con una capienza da 1.300 persone – non fu mai realizzato e questo filone d’indagine è stato archiviato. Ma in soli 11 giorni, in virtù dell’emergenza, si apre un nuovo Cara a Policoro, in provincia di Potenza, e la società Auxilium s’aggiudica l’appalto da 1,1 milioni. L’Auxilium è presieduta dal fratello di Chiorazzo che, il 2 settembre, aveva nuovamente incontrato Letta. Con i tempi record, dettati dall’emergenza, saltano gli ordinari raccordi istituzionali: “Il prefetto di Matera e il sindaco di Policoro – scrivono gli investigatori – sono stati scavalcati e messi davanti al fatto compiuto”. Il centro per 200 immigrati vale 4 milioni l’anno e il prefetto Giovanni Monteleone viene avvertito appena 36 ore prima dell’apertura. Il suo vice, Michele Albertini, chiede che il ministero autorizzi formalmente quella “strana convenzione”. Secondo gli investigatori “nessuna tempestiva verifica preventiva è stata eseguita dal ministero per accertare che effettivamente la struttura fosse in possesso di tutti i requisiti necessari e per verificare la sicurezza dei luoghi”. C’è soltanto un controllo effettuato dal prefetto 24 ore prima dell’aperura.
I VERTICI della Cascina sostengono che il centro ha funzionato perfettamente. Ma il punto è un altro: l’affidamento diretto dell’appalto. L’emergenza – secondo l’accusa – non lo giustifica: prima di affidare l’appalto, si sarebbero dovute valutare almeno cinque offerte, il che non è avvenuto. Agli atti, invece, c’è solo qualche telefonata con Gianni Letta. E poi un contratto milionario.