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 2010  dicembre 05 Domenica calendario

I GIOVANI PROMUOVONO LA WALKIRIA DELLA SCALA

Passa alla grande la "primina", la prova generale della prima della Scala dedicata ai giovani: piace la nuova produzione di Walkiria del regista belga Guy Cassiers ed entusiasma la direzione di Daniel Barenboim. Non hanno dubbi questi ragazzi eleganti, sciolti, belli come si può essere solo sotto i trent’anni, che hanno gremito fino all’orlo, ieri sera, il gran catino del Piermarini: la Scala è un gran teatro, e Wagner grandissimo. Non cantano l’Inno, che si esegue anch’esso come anticipo del 7 dicembre, quando in sala ci sarà il presidente Napolitano. Però lo festeggiano con un battimani che visto dall’alto sembra fatto di ali in volo.

È questo il terzo anno consecutivo dell’esperimento più vincente della sovrintendenza Lissner: aprire la prova generale dell’opera inaugurale – un tempo blindata oppure riservata, a inviti – solo ai giovani. Esperimento riuscitissimo. Ormai sta diventando una tradizione. Merita di essere copiato. Perché fa bene ai cantanti che sentono il clima in sala diverso, cosicché l’ascolto è più vivo, solare, l’attenzione sempre vigile, la curiosità fresca. Il lungo duetto dell’inebriante scena amorosa che chiude il primo atto di Walkiria, sostenuto in crescendo emotivo da Waltraud Meier e Simon O’Neill e da ondate di suono dall’orchestra di Barenboim, porta all’applauso più intenso: scatta, letteralmente, in sintonia con la partitura. Nell’intervallo, nel foyer, ci si bacia appassionatamente. Si stupiscono, i giovani ascoltatori, se chiedi loro un giudizio sullo spettacolo: la lettura di Cassiers è simbolica e di gusto moderno. La casa nel bosco sembra una lavagna luminosa, la scena due pareti grumose, grigie, con proiezioni: a metà si inceppano (come vuole la regola del teatro, una generale con inceppi porta buono) ma, per i ragazzi, è chiaro: questo è il linguaggio che più sentono vicino. Si meravigliano che sia considerato dissacrante. Perché mai? La Walkiria moderna è approvata. Il sovrintendente Lissner sorride soddisfatto: «Questo è un pubblico felice, senza pregiudizi. Ne abbiamo bisogno». Ma come averli più spesso in teatro? «Con un maggiore contributo pubblico: è l’unica strada per abbassare il prezzo dei biglietti e aprire la Scala davvero a tutti».