Moises Naim, Il Sole 24 Ore 5/12/2010, 5 dicembre 2010
GLI INGANNI DI WIKILEAKS
Due settimane prima che WikiLeaks divulgasse i suoi comunicati, Alec Ross del Dipartimento di Stato Usa aveva detto in Cile: «Essere aperti garantisce la vittoria». Poi, aveva scatenato le ire dell’America Latina affermando che la Rete «è il Che Guevara del XXI secolo». Qualcuno ha chiesto: «Cercherete di uccidere anche quello?».
Ora che l’America dibatte su come vendicarsi di WikiLeaks, la lungimiranza di quella domanda è chiara. Il senatore Joe Lieberman ha preteso che le società americane smettano di collaborare con WikiLeaks. Parecchie lo hanno fatto, trasformando il sito in un sorta di fuggiasco digitale.
L’America deve comprendere che è nel suo interesse comportarsi con disponibilità verso Assange. Se fosse colpito, diverrebbe un martire. WikiLeaks potrebbe essere trasformato da una manciata di volontari in un movimento globale di esperti di informatica politicizzati e pronti a esigere vendetta. WikiLeaks parla il linguaggio della trasparenza, ma potrebbe creare un codice di diretto antiamericanismo, antimperialismo e antiglobalizzazione.
Assange è più simile a uno studente universitario del secondo anno, indeciso sulla specialità, che a un uomo con un piano. Ha due strade possibili. La prima porterebbe a una rete globale radicale, in grado di sfidare governi e società con lo scopo di nuocere al sistema. La sua pretesa di trasparenza potrebbe trasformarsi in un’esercitazione di rabbia esplicita, facendo circolare una soffiata per volta.
In alternativa, potrebbe procedere lungo la direttrice più sensibile che segue ora, e collaborare con i media tradizionali, redigere file scottanti, offrire a coloro che sono nella posizione di conoscere le possibili vittime l’opportunità di ispezionarli. Bisogna scegliere: WikiLeaks potrebbe diventare una sorta di nuove Brigate Rosse o Transparency International. Costringere Assange a imboccare la prima strada avrebbe implicazioni devastanti per l’America.
La lezione da imparare è che gli esperti di informatica hanno un potere concreto. I fan di Assange sono spesso gli esperti che Washington avrebbe bisogno di corteggiare, se vuole porre fine alla censura a internet in stati quali Cina e Iran. La Casa Bianca è impegnata in una promozione del "governo aperto" sul pianeta. Favorire questo progetto nel momento in cui si dà la caccia ai gruppi che usano lo slogan "We open governments" sembrerebbe ipocrita.
Che accadrebbe se gli Usa decidessero di non dare la caccia a WikiLeaks? È poco plausibile che le rivelazioni possano nuocere ai regimi sgraditi di Russia, Cina o Medio Oriente, ma organizzazioni quali WikiLeaks potrebbero fungere da alleati dell’Occidente, quando questo cerca di essere di supporto ai diritti umani. Per WikiLeaks l’informazione è potere. Che è più grande se sostenuto da gruppi come Human Rights Watch o Amnesty International, e contestualizzato da media e partner online che hanno aiutato WikiLeaks.
È verso queste armi responsabili che Washington deve spingere Assange. Se saprà gestire la situazione, sarà l’America a trarre il più grande beneficio dalla nuova rete dei fanatici di internet, i Che Guevara del XXI secolo.
(Traduzione di Anna Bissanti)