Francesco Specchia, Libero 4/12/2010, 4 dicembre 2010
NOSTALGIA DEL DALEMONI. IL CAVALIERE TESSE LE LODI DI MAX E BERSANI
C’è qualcosa di nuovo eppure d’antico, in quell’inedito senso dell’onore e del rispetto berlusconian overso l’avversario che affiora dai nuovi files di Wikileaks. Roba che non ti saresti mai aspettato. Soprattutto non si sarebbero mai aspettati Bersani eD’Alema.
Le cose stanno così. Il 30 dicembre di appena un anno fa, durante un pranzo con l’attuale ambasciatore americano a Roma David H. Thorne (chez GianniLetta, presenza silenziosa) subito dopo il lancio del modellino del Duomo da parte di Tartaglia, Silvio Berlusconi mostrò «un grande rispetto per i leader dell’opposizione», innanzi tutto per il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Degli elogi del Cavaliere al segretario dei Democratici parlò lo stesso Thorne, in un di spaccio indicato come «confidenziale» e indirizzato al segretario di Stato americano il primo gennaio 2010. Wikileaks rivela il retroscena con uno spiazzante gusto del dettaglio. In un capitolo del dispaccio, l’ambasciatore americano a Roma racconta anche che «Berlusconi ha esplicitamente identificato la magistratura come il “principale problema”dell’Italia» eavrebbe assicurato a Thorne che era «pronto a stringere un’alleanza con l’opposizione di centro sinistra per la riforma giudiziaria». Durante il pranzo Berlusconi avrebbe sottolineato che «un sistema legale dove i casi non vengono mai risolti definitivamente e puoi essere assolto per un delitto mapoi vederti ripresentare il caso dopo -dissangua il sistema politico ed economico italiano». E questo si sapeva. «È quello che è successoa lui» scrive ancora Thorne del premier. «Berlusconi mi ha detto che sulla necessità della riforma può contare su alleati nell’opposizione, compreso il leader del Pd Bersani». E questo si sapeva meno. Altro capitolo stuzzicante: l’opinione berlusconian-lettiana su Massimo D’Alema, il baffino di ferro dei (molti) agiografi berlusconiani. «Letta» continua la nota dell’ambasciatore americano «ha usato parolelusinghiere per l’ex primo ministro (e arcirivale) Massimo D’Alema, che a suo dire ha dimostrato coraggio e correttezza durante la crisi dei Balcani, prendendo decisioni difficili. Letta ha fatto notare la permalosità e l’atteggiamento da primo della classe di D’Alema complicava i rapporti con lui, ma ha riconosciuto la sua saggezza ed efficacia politica». Sicché, proprio nel momento in cui il governo Berlusconi s isfianca per le poderose spallate che arrivano dal centrosinistra ,si configura - per quanto possa stranizzare - un antico atteggiamento cavalleresco del cavaliere verso l’avversario (Fini aveva di là da venire).
Ma, in questa vaporosa comunione d’intenti, non è tanto il Bersani ritenuto uno straight shooter (una persona tutta d’un pezzo) galantuomo equo e d’alto intelletto, a stupire. No. A spiazzare è l’oleografia del D’Alema che seppur “primo della classe” viene qui riconosciuto come avversario leale e di pensiero attiguo. Trattasi, nella sua strana semantica, del ritorno di quel che Giampaolo Pansa sul Bestiario politico negli anni 90 appellava come “Dalemoni”, un ircocervo che odora di Bicamerale, una bizzarria genetica, un freak metà D’Alema metà Berlusconi già reso nella splendida grafica dal caricaturista SebastianKruger. Dalemoni era il Max D’Alema che al Costanzo Show, in tema di intercettatori e di “verbali di telefonate da censurare” parlava “esattamente come il suo più odiato avversario”; era, appunto, l’approccio virtuoso alla Bicamerale; era D’Alema stesso che, invisita pastorale a Cologno Monzese, riteneva Mediaset-in procinto d’esser venduta a Murdoch- una “risorsa per l’Italia”. Dalemoni è sempre stato l’invettiva in pubblico e l’inciucio in privato, roba che, secondo, Il Fatto quotidiano “spaccava il Pd, e l’Italia”. L’evocarne lo spettro, ora, dà una sensazione straniante...