Andrea Curiat, Il Sole 24 Ore 6/12/2010, 6 dicembre 2010
AUTODIAGNOSI AL COMPUTER PER SCOPRIRE I PRODOTTI FALSI
Immaginate un giapponese che riceve a casa un bel giaccone ordinato su un sito d’aste e, tutto soddisfatto, si siede davanti al computer per verificare che sia un originale doc. Solo per scrupolo, è ovvio. Inserisce il codice identificativo e scatta l’allarme rosso: falso, falso! Sgrana gli occhi, non vuole crederci. Riscrive il numero due, tre volte prima di arrendersi all’evidenza. E subito invia il modulo di richiesta rimborso.
Ora figuratevi al suo posto un italiano: già non gli sembrava vero di aver fatto un affare del genere, la scoperta del falso non fa altro che confermare i suoi peggiori timori. E sa già che non rivedrà i suoi soldi. Solo il 35% degli italiani truffati chiede un rimborso, contro il 59% degli altri Paesi.
Quella che si gioca oggi su Internet è una partita a scacchi, o meglio a guardie e ladri. Da una parte i contraffattori di capi d’abbigliamento e di accessori di marca. Dall’altra, le grandi compagnie di moda, che cercano di restare sempre un passo avanti per stroncare i falsari sul nascere. F.T. (la sigla è d’obbligo) è responsabile dell’ufficio legale di Moncler, ha raccontato al Sole 24 Ore una cronaca di una giornata qualsiasi in questa costante lotta alla contraffazione.
Nell’attività di lotta ai falsari, Moncler da ottobre si avvale di un nuovo sistema di autenticazione informatico dei capi originali. Tramite un qualsiasi pc domestico, i clienti che fanno acquisti da rivenditori online possono sapere subito se il giaccone desiderato è un autentico Moncler o un’abile contraffazione, ancor prima di inoltrare l’ordine.
Il sistema è un’evoluzione del codice Certilogo, già stampato sulle etichette di tutti i prodotti della casa di abbigliamento sin dai tempi della collezione primavera-estate 2009. Un’innovazione ancora più importante se è vero che il 70% dei navigatori che trovano una giacca di marca a un prezzo superscontato, in offerta su qualche sito web dalla grafica accattivante, ancora oggi non sospettano di avere a che fare con un falso.