Frammenti, 6 dicembre 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DRAGHI, MARIO" :
•1998
La nuova legge sull’Offerta pubblica d’acquisto (Opa), firmata dal direttore generale del Tesoro Mario Draghi, prevedeva in un primo momento la necessità di un’offerta obbligatoria sul 100% del capitale non appena un nuovo socio avesse superato il tetto azionario fissata al 15%.
Fonte: Alessandra Frangi, Mf, 22/01/1998
•2002
[VITTORIO GRILLI, NDR] è a Yale che è entrato in contatto con Luigi Spaventa, Mario Draghi e Francesco Giavazzi. Saranno proprio Spaventa da ministro del Bilancio e Draghi da direttore generale del Tesoro, sotto il governo Ciampi, a chiamarlo a lavorare con loro. Da qui l’etichetta che alternativamente gli viene applicata di Ciampi boy o Draghi boy.
Fonte: Dario Di Vico, “Corriere della Sera” 6/9/2002
Quando Mario Draghi- che se l’era vista brutta con l’Italia sull’orlo della crisi finanziaria e Moody’s che aveva declassato il debito pubblico- decise che era arrivato il momento di sprovincializzare il ministero portando un gruppo di consulenti che sapevano come girava il mondo fuori dai nostri confini, [GRILLI, NDR] approdò nel palazzone di Via XX settembre, e subito diventò braccio destro del direttore generale. Siamo a fine ’92, nel ’93 è uno dei massimi dirigenti del Tesoro, alter ego di Draghi nella grande stagione delle privatizzazioni che varrà all’Italia il record mondiale di privatizzazioni realizzate negli anni ’90. [...] Per la sua amicizia con Draghi e con il presidente della Repubblica, è definito uno dei “Ciampi boy’s”.
Fonte: Rossella Lama, “Il Messaggero” 17/5/2002
•2005
Come ricorda Domenico Siniscalco ”a partire dalla mia generazione, il principale elemento di fascino che Giavazzi esercita sulla comunità economica è di essere, insieme a Mario Draghi, il primo a studiare in America, a metà degli anni Settanta. Fino a quel momento, l’America era stata un’esperienza occasionale di un pugno di persone, tra cui anche Antonio Fazio e Tommaso Padoa Schioppa, grazie alle borse di studio della Banca d’Italia”. Oppure l’avventura solitaria di Giorgio Basevi, professore di economia internazionale a Bologna, che se ne andò in America all’inizio degli anni Sessanta e prese il Ph.D. al Mit nel ’65 (e che è stato un punto di riferimento di Giavazzi giovane). Draghi prese il Ph.D. nel 1976, Giavazzi nel 1978, l’anno di Mario Baldassarri. ”E tutti quelli che andarono all’estero dopo Giavazzi e Draghi – continua Siniscalco – si sentirono in qualche modo in continuazione con loro”. Riccardo Faini se li ricorda ”davanti alla stazione di Boston, che mi accolsero quando sbarcai al Mit nell’agosto del 1976”. Mario Draghi fece poi una scelta che lo portò relativamente presto fuori dalla ricerca, e così Giavazzi restò per le generazioni di economisti successive un capostipite. Dice ancora Siniscalco: ”Ci fu un altro elemento di rottura che fece molto scalpore. Né lui né Draghi si iscrissero mai alla società italiana degli economisti, che era all’epoca una specie di club governato dai Lombardini, Caffè, Quadrio Curzio. Ogni anno la Società teneva un appuntamento prestigioso. Giavazzi non c’è mai andato. Di questo fenomeno generazionale di apertura agli Stati Uniti che si verificò solo da noi e in Francia, Francesco Giavazzi divenne subito un simbolo”. In America, studiò con Rudi Dornbusch e Franco Modigliani, di cui nello studio alla Bocconi tiene una foto, e che lo nominava pubblicamente come ”il mio caro allievo Giavazzi”. Si racconta che Modigliani dicesse di lui, quando arrivò al Mit: ”Non sa l’economia e l’imparerà, ma conosce benissimo la matematica”. Una delle singolarità di Giavazzi, infatti, è che è un ingegnere, laureato al Politecnico, approdato agli studi economici successivamente.
Fonte: Il Foglio 15/12/2005, pag.I-IV Marco Ferrante
Francesco Giavazzi: «Gli anni delle privatizzazioni? Sì, sono stati indimenticabili, come li ha definiti Mario Draghi. A cominciare da una grande battaglia che abbiamo combattuto insieme per quasi un anno: quella dei bagni».
Fonte: Corriere della Sera 31/12/2005, Sergio Bocconi
Il nuovo governatore. Il nuovo governatore della Banca d’Italia si chiama Mario Draghi, ha 58 anni, due figli e una moglie di nome Serena discendente della Bianca Cappello che fu sposa di Francesco de’ Medici (XVI secolo). Era fino a questo momento vicepresidente della Goldman Sachs - una delle più importanti banche d’affari del mondo - e aveva casa a Londra, non lontano da Harrod’s, anche se il suo mestiere lo portava a cambiar città tutte le notti. Si insedierà non prima del 16 gennaio. Per nominarlo il governo ha dato prova di una rapidità davvero rara: passata in via definitiva al Senato il 23 dicembre, la Legge sul risparmio, che conteneva tra le altre le nuove norme relative alla nomina del governatore, è stata sottoposta a Bruxelles e ha ricevuto un’approvazione immediata. Ciampi l’ha firmata il 28 e la Gazzetta l’ha pubblicata il 29. In quello stesso giorno si riunivano il Consiglio dei ministri e il Consiglio superiore della Banca d’Italia. Il Consiglio dei ministri proponeva alle 9.30 del mattino, il Consiglio superiore approvava verso le 11, e a mezzogiorno Ciampi emetteva il decreto di nomina. La mattina successiva (30 dicembre), ecco il nuovo governatore - un bell’uomo che sa sorridere - arrivare al Quirinale per salutare il Presidente. Nugolo di fotografi e scatto di un’immagine che finisce su tutte le prime pagine: il vecchio Ciampi, già governatore dal 1979 al 1993, che accarezza ridendo la guancia del suo giovane successore. Il fatto davvero eccezionale avviene subito dopo: Draghi va a piedi (e sottolineo: a piedi) dal Quirinale alla Banca d’Italia. Sono un centinaio di metri, ma non esiste uomo pubblico in Italia che non avrebbe percorso quel centinaio di metri con auto blu, scorta e sirene spiegate. Infatti, gli uscieri di Bankitalia, pochi minuti dopo aver visto Draghi passare normalmente per la portineria, vedono arrivare il vecchio governatore Fazio, per l’appunto con l’auto blu e la scorta. I due non si sono incontrati. E, a pensarci, come avrebbero potuto? Riapparso in via Nazionale dopo un’oretta, Draghi ha fatto una passeggiata per il centro di Roma - che è la sua città, ma dove negli ultimi anni è venuto assai poco - e, giunto al Tritone, ha salutato le decine di giornalisti che lo seguivano speranzosi e a cui aveva dedicato solo dei grandi sorrisi, ha fermato un taxi e, come un uomo qualunque, è tornato a casa.
Uomo qualunque. Come si sarà capito, il nuovo governatore non è affatto un uomo qualunque. Intanto per il curriculum eccezionale: ha preso un Ph.D in Economia negli Stati Uniti, impresa che prima di lui era riuscita solo a Giorgio Basevi nel 1965, è stato allievo prima di Federico Caffè a Roma e poi di Franco Modigliani al Mit, direttore esecutivo della Banca mondiale a Washington (a 39 anni), presidente del Comitato economico e finanziario dell’Unione europea, docente a Harvard. Poi c’è il curriculum italiano che si sostanzia soprattutto nei dieci anni di direzione generale al Ministero del Tesoro. Chiamato da Andreotti nel 1991 e confermato poi da tutti i governi successivi: Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, di nuovo Amato, di nuovo Berlusconi. Nei dieci anni, fino al 2001, è prima di tutto l’uomo delle privatizzazioni: in silenzio, senza fare dichiarazioni o rilasciare interviste, piazza sul mercato Iri, Telecom, Eni, Enel, Comit, Credit e decine di altre aziende possedute o partecipate dallo Stato. Licenzia i vecchi boiardi democristiani, fa infuriare gli statalisti più accesi (Nerio Nesi, banchiere rifondarolo, nel 1997, quando fu messa in vendita Finmeccanica e licenziato Fabiano Fabiani: ”è gravissimo che tutto venga deciso da un funzionario del Tesoro come questo Draghi, assolutamente non idoneo a decidere in questioni industriali”). Nel 1992, prima di dare inizio alla vendita delle società pubbliche, incontra sul panfilo Britannia della regina Elisabetta la comunità finanziaria. Questo scatena una ridda di voci, ben vive anche oggi, secondo le quali Draghi non è altri che l’uomo assai ben pagato dei poteri forti internazionali incaricato di svendere il patrimonio italiano. Però i risultati finali dei dieci anni di privatizzazioni non sembrano quelli di una svendita: 182 mila miliardi di lire, che fanno scendere il debito pubblico dal 125 per cento sul Pil del 1991 al 115 del 2001, cifre inferiori solo alle privatizzazioni inglesi. Draghi vara poi la nuova legge sul diritto societario, quella che regola le Opa (e che stabilische che chi sale al 30 per cento deve poi lanciare un’Opa su tutto) e che si chiama, appunto, ”legge Draghi”. Infine, Ciampi lo incarica di fare il giro delle capitali europee per convincere i nostri partner che l’Italia è affidabile e può essere ammessa nell’area euro. Draghi ci riesce e anche questa, per qualcuno, è una colpa.
Capitalismo popolare. Tra le realizzazioni meno conosciute del nuovo governatore c’è la ristrutturazione del debito italiano. In poche parole: Draghi sapeva che, a inflazione in picchiata, sarebbe finita l’abitudine italiana di mettere tutti i risparmi in Bot. Lui stesso voleva che si passasse dal capitalismo protetto dei Bot al capitalismo popolare dei fondi d’investimento e dei prodotti finanziari complessi. Ristrutturò quindi l’indebitamento pubblico: nel 1991 il 70 per cento del debito statale era a tasso variabile e a breve termine (i Bot, appunto). Nel 2001, quando Draghi lasciò il ministero, il 70 per cento del debito era a tasso fisso (quindi meno pericoloso) e a medio-lungo termine. Il declino dei Bot spinse gli italiani ad assaggiare quel che offriva il mercato propriamente detto, azioni, obbligazioni, bond. E perciò il fronte degli oppositori attuali di Draghi (capitanato da Bertinotti e Cirino Pomicino) potrebbe forse imputare anche alle scelte politiche dell’allora direttore generale i danni subiti dai risparmiatori per via dei grandi crac Cirio e Parmalat e per quelli che stanno emergendo adesso: Banca Popolare Italiana e, magari, Unipol.
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Anno III - Novantanovesima settimana
Dal 19 dicembre 2005 al 2 gennaio 2006
Mario Draghi, uomo di solido potere, carismatico, molto abile nell’impostazione virile dei rapporti, imperturbabile, inafferrabile, aria da pokerista, [...] Del resto l’aura che circonda Draghi racconta di un uomo che guarda le cose come un comandante militare in cima a una collina, e dà sempre l’impressione che siano gli interlocutori a girargli intorno;
Fonte: Il Foglio 23/09/2005, pag.II-III Marco Ferrante
D’Alema in persona ha dato disposizioni per lettera a Mario Draghi, dopo un colloquio con lo stesso direttore generale del Tesoro alla presenza del ministro Carlo Azeglio Ciampi (che di lì a poco approderà al Quirinale), perché il principale azionista non si presenti in assemblea. La motivazione ufficiale è quella di preservare quell’atteggiamento di «neutralità» del governo che ancora oggi, a distanza di sei anni, rivendica Franco Bassanini, all’epoca dei fatti sottosegretario alla presidenza. Anche se di «neutralità» più che benevola nei confronti degli scalatori certo si trattava.
Fonte: CorrierEconomia 19/12/2005, pag.7 Sergio Rizzo.
•2006
Il suo nome è nel volume La Navicella "I Deputati e Senatori del quindicesimo Parlamento Repubblicano" Editoriale Italiana 2000 (Annuario del Parlamento Italiano 2006)
Draghi. Il nuovo governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nella sua prima uscita pubblica ha detto che se le banche italiane vogliono difendersi dagli attacchi degli istituti esteri devono fondersi e formare istituti ancora più grandi.
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Anno III - Centosettesima settimana Dal 20 al 27 febbraio 2006
Banca d’Italia. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha pronunciato il suo primo discorso pubblico sabato 4 marzo a Cagliari (aveva in realtà già tenuto un discorso negli Stati Uniti, ma in un’occasione privata). Ha detto che il protezionismo va combattuto, che l’economia italiana è mal messa e che c’è poco tempo per rimetterla in sesto. Infine: occorre che le banche italiane si fondano per creare aziende abbastanza grandi da esser difficili da scalare per gli stranieri.
Enel. Il prossimo 23 marzo l’Enel deciderà se lanciare o no l’Opa su Suez, che ha provocato - come abbiamo raccontato la settimana scorsa - la furibonda contromossa preventiva del governo francese: fondere la privata Suez con la pubblica Gaz de France, mettendo in atto proprio una di quelle misure protezioniste che il governatore Draghi ha stigmatizzato. Si sta intanto muovendo anche Bruxelles, che ha chiesto ai francesi una prima documentazione, che faccia capire ai commissari europei se è stata violata qualche legge o qualche raccomandazione comunitaria. S’è saputo intanto che Enel aveva preparato l’assalto a Suez d’accordo con i francesi di Veolia, con i quali si sarebbe poi spartito l’azienda. Quelli di Veolia hanno fatto precipitosamente marcia indietro quando hanno saputo che Chirac e Villepin non erano per niente d’accordo.
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Anno III - Centottesima settimana
Dal 27 febbraio al 6 marzo 2006
Capitalia. Il governatore Mario Draghi ha incoraggiato le banche italiane a fondersi per resistere alle opa degli stranieri e la prima fusione che andrebbe fatta sarebbe quella tra la milanese Banca Intesa, governata dal cattolico Giovanni Bazoli (e da Corrado Passera), e la romana Capitalia, guidata dal giovane Matteo Arpe e dal potente banchiere Geronzi (ora sospeso da tutte le cariche in margine all’affare Parmalat).
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Anno III - Centonovesima settimana
Dal 6 al 13 marzo 2006
Il governatore di Bankitalia Mario Draghi ha segnalato nelle "Considerazioni finali" la necessità che la concorrenza diventi senza sconti un elemento strutturale del sistema italiano (guadagnandosi per questo la qualifica di "capo del partito che non c’è, quello del mercato").
Fonte: Il Sole 24 Ore 22/06/2006, pag.52-60 Edmondo Berselli
Professor Capaldo, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che, come lui stesso racconta, fu suo allievo alla Sapienza, fa della Borsa l’asse di una nuova finanza per lo sviluppo di tipo anglosassone in un’economia privatizzata e liberata dai monopoli.
Fonte: MAssimo Mucchetti, Corriereconomia 10/7/2006
ANGELO ROVATI: ««Vuole sapere come la penso? Che una delle nostre migliori risorse è Mario Draghi, che ha abolito l’obbligo di comunicazione preventiva alla Banca d’Italia per le acquisizioni bancarie, rendendo possibile un’operazione come la fusione fra Intesa e SanPaolo Imi. È l’esempio più lampante della nuova linea antidirigistica del Paese».
Fonte: Corriere della Sera 02/10/2006, pag.11 Sergio Rizzo
Ecco alcuni stipendi annui lordi di vertici della pubblica amministrazione: Romano Prodi 220 mila euro; [...] Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, 450 mila euro;
Fonte: Lorenzo Salvia, Corriere della Sera 18/10/2006.
Già di suo Mario Draghi è propenso a delegare; e il grande affiatamento tra i due lo facilita. Il primo segno lo si è visto giovedì scorso, quando Saccomanni lo ha sostituito alla riunione del consiglio della Bce, a Francoforte. Draghi doveva passare il fine-settimana all’altro capo del mondo, a Melbourne per il vertice del G-20, ma se avesse voluto non gli sarebbe stato impossibile, seppure con un po’ di stress da fuso orario, tenere entrambi gli impegni. Saccomanni ha da poco ricevuto la delega di sostituto sia nel consiglio direttivo della Bce sia nelle riunioni del G-10 a Basilea. Anche lì lo vedranno spesso; senza sorpresa, dato che lo conoscono da decenni.
Fonte: Stefano Lepri, La Stampa 20/11/2006.
Carte che gli fanno avere [A CIAMPI, NDR] due amici cari come Mario Draghi e Luca Cordero di Montezemolo, con i quali va sempre volentieri a colazione.
Fonte: Il Foglio 02/11/2006, pag.1
•2007
A riportarci a quella discussione e a quella coraggiosa presa di posizione è stato ieri l’attuale governatore Mario Draghi, che parlando alla Bocconi in memoria di Baffi ha voluto ricordare come il suo predecessore sostenesse, già nel 1953 con grande lungimiranza, che invece di ampliare la sfera pubblica dell’economia «si doveva puntare soprattutto su una buona regolazione del mercato»...
Fonte: Dario Di Vico, Corriere della Sera 16/3/2007
Il nuovo governatore, Mario Draghi, per ora ha assunto il ”low profile” e nelle Considerazioni finali sul 2006 lette ai banchieri alla sua prima uscita, il 31 maggio scorso, ha scelto toni vagamente elogiativi della corsa alle rate, con un unico accenno al credito al consumo: ”Trainata dalla moneta unica e dalla progressiva armonizzazione regolamentare, l’integrazione dei mercati bancari europei riceve impulso dall’evoluzione dell’ambiente competitivo. Vi contribuisce lo sviluppo del credito al consumo e più in generale dei prodotti per le famiglie, caratterizzati da una progressiva standardizzazione nel disegno e nella tecnologia. La loro distribuzione su larga scala ne risulta incentivata; il valore delle reti distributive esistenti ne è accresciuto. L’Italia, dove le famiglie hanno un livello contenuto d’indebitamento e attività finanziarie ancora non molto diversificate, costituisce un mercato attraente”.
Fonte: Fabio Del Boni, Il Foglio 31/3/2007
Il nostro governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, dice che liberalizzare è infatti più un modo di pensare che di agire. Ha ragione. Sa, il nostro Stato opera in base a questa regola non scritta: «Tutto ciò che non è esplicitamente permesso, è proibito». Per liberalizzare sul serio basterebbe alla fine votare una legge di un solo articolo, che rovesciasse il concetto: «Tutto ciò che non è esplicitamente proibito, è permesso».
Fonte: Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport, Anno I, numero 60. 31 marzo 2007
Non si sa ancora cosa farà di Villa Huffer il suo successore, Mario Draghi, alle prese con un difficile riassetto interno: vuole infatti chiudere 59 filiali su 97 e i sindacati minacciano uno sciopero per il 31 maggio, giorno dell´assemblea generale. Il confronto decisivo su questi temi è in programma oggi.
Fonte: La Repubblica 11/05/2007, pag.44 E. P.
Lealtà e fraternità alle quali si era votato al liceo Mario Draghi secondo i ricordi di un ex compagno di classe, l’orafo Giuseppe Petochi: «Mario era molto bravo in latino e matematica, uno di quelli che quando sei in difficoltà ti aiutano».
Fonte: Roberto Rizzo, Corriere della Sera 30/5/2007
«Totò Cuffaro, paffuto governatore della Sicilia, sospettato di mafia, detto Totò Vasa-Vasa (copyright Gianantonio Stella) per l´abitudine di baciare i suoi elettori - decine di migliaia - e di carezzare le pance delle elettrici incinte, e Mario Draghi, algido, etico, atermico, affilato governatore della Banca d´Italia allevato alla scuola di Caffè, di Modigliani. L´uno campione di clientele elettorali, l´altro campione di Goldmann Sachs, americanizzante e assai poco propenso a sperperi di natura clientelar-politica»
Fonte: Alberto Statera, Affari & Finanza 4/6/2007, pagina 11.
Maranghi parla solo in assemblea. E qualche volta facendo molto «chiasso», nel senso che le sue dichiarazioni scrivono pagine della storia finanziaria. Per esempio nel ’96. «Mediobanca finora non è stata chiamata a partecipare ad alcuna privatizzazione italiana ». Dice che così si è tolto una sassolino dalle scarpe che «non sono da yachting». E tutti capiscono che si riferisce al Britannia: lo yacht sul quale Mario Draghi nel ’92 ha «presentato» le cessioni di Stato a economisti e banchieri internazionali.
Fonte: Antonella Rampino, La Stampa 19/7/2007
il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, ieri compagni di scuola al Massimo e ora compagni di vedute che si condividono dalla A alla Z in tema di concorrenza, pensioni, fisco e modernizzazione. A confermare il mito del Massimo di allora, una frase di Montezemolo: io e Mario siamo in sintonia perché ”esiste tra noi un’identità di cultura di fondo”. C’è da dire che l’identità è ben visibile nel caso di Montezemolo e Draghi, accomunati per di più da un volto vissuto e gesuitico nel senso della somiglianza di aplomb con l’attore Jeremy Irons, elegantissimo e gesuita nel film ”Mission”.
Fonte: Marianna Rizzini, Il Foglio 21/7/2007
Mario Draghi (maturità 1965) il giorno dopo la nomina alla Banca d’Italia andò a salutare Rozzi, tuttora attivo confessore nella chiesa del Gesù, cuore mondiale della compagnia. (padre Franco Rozzi – storico preside del liceo classico, docente di storia e filosofia, per vent’anni assistente spirituale degli ex alunni )Montezemolo (compagno di classe del Governatore della Banca d’Italia fino alla V ginnasio) ammette di avere con Draghi una «identità culturale di fondo».
Fonte: Paolo Conti, Corriere della Sera 26/7/2007
il gioielliere Giuseppe Petochi, compagno di classe di Mario Draghi nella sezione B: [...] Collegio romano fondato da Sant’Ignazio di Loyola nel 1550 e sfrattato dall’Italia Unita nel 1870 dove hanno studiato Mario Draghi, Luca di Montezemolo, Francesco Rutelli
Fonte: Paolo Conti, ”Corriere della Sera” 26/7/2007
[MAURIZIO PRATO, NDR] ha un rapporto eccellente con Mario Draghi consolidatosi negli anni in cui l’attuale governatore ricopriva l’incarico di direttore generale del Tesoro.
Fonte: Paolo Baroni, La Stampa 2/8/2007
PANSA: «Ma scherziamo? Per tirare su l’ Italia ci vorrebbe un Mario Draghi».
Fonte: Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 17/8/2007
Il governatore Mario Draghi, infatti, per tornare da Brescia a Milano ha preso il treno e ha passato il tempo a chiacchierare col passeggero che gli stava seduto di fronte. Molto sobrio, ma non fino al punto di non farlo sapere ai giornali.
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Anno IV - Centottantaseiesima settimana Dal 10 al 17 settembre 2007
il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, la cui retribuzione è (e rimarrà) di circa 450 mila euro.
Fonte: Sergio Rizzo, Corriere della Sera 7/11/2007
Intanto l’allarme sulle buste paga degli italiani lanciato qualche giorno fa dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi (che ieri ha oltre tutto messo in guardia tutti sul crescere degli interessi sui mutui). Draghi stava tenendo una lezione alla facoltà di Economia di Torino e ha detto quanto segue: a parità di specializzazioni, «le retribuzioni italiane risultano in media inferiori di circa il 10% a quelle tedesche, del 20% a quelle britanniche e del 25% a quelle francesi». Questi stipendi troppo bassi sono ancora più bassi se si considera la fascia degli under 35: «I diplomati o laureati entrati nel mercato del lavoro negli anni più recenti percepiscono una retribuzione inferiore a quella di chi entrava nei primi anni Novanta». Il governatore ci mette poi la precarietà (17% dei giovani fra i 25 e i 35 anni) e la precarietà mascherata da lavoro autonomo (45%) per dire che il fenomeno dei salari bassi pesa sui consumi, cioè alla fine lo paghiamo tutti. La gente compra meno o, per comprare, prende soldi in prestito. Da altri dati sappiamo che il 49 per cento delle famiglie italiane si indebita per far la spesa o abbonarsi alla palestra: +19 per cento rispetto al 2000. Male. E il rimedio a questo male è appunto mettere più soldi in tasca a tutti. Perché mentre è vero che gli italiani guadagnano poco, poi è anche vero che il nostro costo del lavoro è tra i più alti al mondo: per ogni euro incassato da un lavoratore dipendente, il datore di lavoro ne deve tirar fuori 2,6. Quindi, l’idea di Epifani - cominciare a tagliare la quota di stipendio che spetta al fisco per farla arrivare al lavoratore - è sensata.
Fonte: Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport Anno I, numero 271 31 ottobre 2007
il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, arriva a 450 mila euro, contro i 142 mila del francese Noyer ed i 101 mila del tedesco Weber; 350 mila il direttore dell’Agenzia delle entrate contro 103-120 mila euro; 400 mila il presidente della Consulta, contro 142 mila (Francia) e 173 mila (Germania).
Fonte: Paolo Baroni, La Stampa 12/12/2007
TOMMASO PADOA SCHIOPPA: «Il fatto che Mario Draghi presieda il Financial Stability Forum è prova che la sua azione è riconosciuta anche all’estero».
Fonte: Sergio Rizzo, Corriere della Sera 31/12/2007
•2008
Ma neanche Mario Draghi si tira indietro: per il governatore, la corsa dei prezzi delle materie prime «è una nuova minaccia alla lotta contro la povertà».
Fonte: Federico Fubini, Corriere della Sera 14/4/2008
Draghi in questo scenario che il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha pronunciato il suo discorso di fine anno (anno finanziario), intitolato per tradizione ”Considerazioni finali”. Draghi stima prudentemente che le difficoltà dureranno ancora un anno e che intanto bisogna cominciare a diminuire le tasse (un punto all’anno fino a portarle al 40% del Pil dall’attuale 46) e far salire la produttività del Paese al Nord, ma soprattutto al Sud, dove imperano immobilismo e arretratezza. Il Mezzogiorno - ha detto il Governatore - produce il 40 per cento meno del Nord ed è devastato dal lavoro nero. Bisogna poi innalzare l’età pensionabile e riformare la pubblica amministrazione: «Da più voci sale, ormai da tempo, la richiesta [...] di abbattere la rendita improduttiva». Draghi è pienamente d’accordo col federalismo fiscale: «Il sistema dei trasferimenti agli enti decentrati» deve abbandonare «il criterio della spesa storica».
Fonte: Giorgio Dell’Arti Anno V - Duecentoventiduesima settimana Dal 26 maggio al 2 giugno 2008
Su iniziativa anche di Draghi, ci era sembrato di capire, preoccupato dalle conseguenze di una clamorosa frattura interna e dal giudizio degli investitori.
GERONZI: «Mah, il mio rapporto con il governatore, anche in questa vicenda, è stato eccellente. Sa, direttore, io sono in banca dal 1960 e ho sempre seguito una regola aurea: freddezza, distacco e trasparenza. Io, quando ci sono momenti difficili, mi confronto, dialogo, magari litigo, ma ragiono. Non dico, come nei casi Rcs e Telecom, "non mi interessa nulla di questioni di mero potere" (parole di Profumo, ndD), e poi salto fuori d’incanto in una domenica di luglio perché ho cambiato idea...». [...] E la lettera di Draghi sull’inopportunità che i membri dei consigli di sorveglianza siedano nei board esecutivi delle società partecipate, divenuta poi regolamento vincolante?
«La ispirò un amico banchiere (Bazoli, ndD) nel timore, del tutto infondato, che io volessi fare il presidente o il vice presidente delle Generali. Io non ho queste bramosie, né ho la vocazione ad agire per conto terzi in Rcs come alcuni, chissà per conto di chi, continuano ad insinuare».
Fonte: Ferruccio De Bortoli, Il Sole 24 Ore 1/8/2008
Per evitare che le banche siano tentate di scaricare il prezzo della crisi sulla massa dei risparmiatori, la Consob, con l’esplicito appoggio del governatore Draghi, ha elaborato un nuovo regolamento che impone, ad esempio, di chiarire ai clienti se e quando i rendimenti dei nuovi bond siano davvero più convenienti dei titoli di Stati di pari durata. La riforma è pronta da mesi, ma è bloccata dall’opposizione delle banche italiane (Abi) ed estere (Aibe). Secondo gli istituti, il cliente "va informato del rischio finale, non della struttura" tecnica del bond, mentre un eccesso di regole "inutili" finirebbe per "penalizzare gli intermediari italiani rispetto ai concorrenti esteri".
Fonte: Paolo Biondani, L’espresso 27/11/2008
Il copione era stato scritto in mattinata a Roma durante l’incontro in via Nazionale tra Mario Draghi e Cesare Geronzi. Dopo il caffè senza zucchero i due personaggi che si conoscono da oltre 30 anni e hanno molte ragioni di reciproca gratitudine, hanno convenuto sulla necessità di evitare strappi clamorosi e di avviare la nuova governance secondo una procedura soft che troverà il suo epilogo in ottobre quando l’Assemblea di Mediobanca, che qualcuno ha paragonato al Congresso di Vienna, sancirà il ritorno all’Ancien Règime con un monarca dotato di poteri assoluti.
Fonte: Roberto D’Agostino, Dagospia 29/7/2008
•2009
i membri del Gruppo con responsabilità governative o monetarie (dell’organismo fanno parte anche Mario Draghi e il neoministro del Tesoro Usa Tim Geithner) si sono chiamati fuori.
Fonte: Massimo Gaggi, Corriere della sera 16/1/2009
Il Governatore della banca d’Italia Mario Draghi, che già nella sua relazione annuale 2007 aveva definito la commissione di massimo scoperto come «un istituto poco difendibile sul piano della trasparenza». Dopo quelle esortazioni, alcuni grandi istituti hanno eliminato quella voce, sostituendola con una commissione diversa.
Fonte: Francesco Manacorda, La stampa 3/2/2009
La stabilità del sistema finanziario internazionale è affidata soprattutto al Financial Stability Forum, creato dal G7 nel 1999 proprio in seguito alle crisi asiatica e russa e al fallimento dell´hedge fund Ltcm (Long Term Capital Management). Il Forum è oggi presieduto da Mario Draghi
Fonte: Marco Panara, Affari & finanza, 16/2/2009
Crisi economica La notizia di venerdì scorso, secondo la quale il Pil italiano nel 2008 sarebbe calato dello 0,9% (e il quarto trimestre segnerebbe un arretramento del 2,6%), è niente di fronte all’indiscrezione pubblicata da Repubblica domenica. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, avrebbe detto a un gruppo di giornalisti incontrati per caso in margine al G8 che le perdite delle banche causate dai mutui subprime starebbero tra i 1.400 e i 2.200 miliardi di euro. Poco prima Draghi aveva ufficialmente chiesto che le banche tirassero fuori tutti i «titoli tossici», cioè quelle obbligazioni che, valutate a suo tempo fior di euro, oggi risultano di valore zero. Tremonti ha scritto sul Corriere della Sera che questa massa di titoli-spazzatura rappresenta nei bilanci delle banche un valore pari a 12,5 volte il Pil mondiale, che è un numero parecchio peggiore di quello di Draghi. Anche all’Ecofin che si è svolto martedì 10 si è data (sempre riservatamente) una valutazione dei titoli tossici peggiore di quella di Draghi: 18 trilioni, cioè 18 mila miliardi di euro di valore dichiarato, ma in realtà inesistente, nelle sole banche europee. Tutte perdite da assorbire. Mentre questa girandola di numeri vorticava sulle teste dei giornalisti, i ministri economici del G8, riuniti a Roma, chiudevano il loro vertice con comunicati talmente banali da risultare quasi privi di significato: riscrivere le regole, difendere la stabilità, no al protezionismo eccetera eccetera. Quello che ministri e capi di governo ripetono da mesi senza che si veda un minimo segno di miglioramento nonostante il mercato sia stato inondato da miliardi e miliardi di dollari in America e da miliardi e miliardi di euro in Europa.
Fonte: Giorgio Dell’Arti Anno VI - Duecentocinquantottesima settimana dal 9 al 16 febbraio 2009
Ho fatto apposta l’esempio più virtuoso tra gli enti, quello dell’Inda di Siracusa (Istituto nazionale del Dramma antico), perché è il luogo più anti-glamour e pari quanto a prestigio a quel che il Bolscioi è per la Russia. È il posto dove ho visto con i miei occhi Mario Draghi, il Governatore della Banca d’Italia, restarsene in camicia bianca sotto il sole, in fila al botteghino, senza accampare privilegi, in attesa di prendere posto tra le pietre.
Fonte: Pietrangelo Buttafuoco, il Giornale 26/02/2009
«L’impressione è che il Fondo Monetario sia stato troppo pessimista» (Mario Draghi nella primavera del 2008).
Fonte: Fonte: Roberto Petrini, Processo agli economisti, Chiarelettere 2009
le retribuzioni annue non dovranno superare i trecentomila euro lordi annui circa, poco più dello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione. [...] Niente tetto anzitutto per i vertici delle Authority, ovvero il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, quello dell’Agcom Corrado Calabrò, dell’Autorità per l’Energia Alessandro Ortis. Restano certamente fuori dal limite il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, il direttore generale Fabrizio Saccomanni, i membri del Direttorio.
Fonte: Alessandro Barbera, La Stampa, 09/09/09
Mario Draghi. Formazione metà americana (Mit) e metà romana (ha studiato all’istituto Massimiliano Massimo e fu Giulio Andreotti a scoprirlo). C’è chi vede nel governatore della Banca d’Italia il leader di un nuovo movimento centrista. Altri confidano in un governissimo da lui guidato. Per il momento la cosa sicura è che tra Draghi e Tremonti i rapporti sono freddini.
Paolo Scaroni. Il più forte manager partecipato italiano. Il capo dell’Eni dialoga con il centrodestra, ma non solo. Sono buoni i suoi rapporti con il ministro Tremonti, ottimi quelli con Gianni Letta. Amicizia anche con il presidente del Consiglio Berlusconi: tra i pochi azionisti della società calcistica Ac Milan non appartenenti alla famiglia Berlusconi, troviamo proprio Scaroni (proprietario di 10 azioni, cedutegli personalmente da Silvio Berlusconi).
Fonte: Gianmaria Pica, il Riformista 23/09/2009
«A nessuno è sfuggita la presenza accanto a Berlusconi il 29 settembre in Abruzzo del governatore di Banca d’Italia Mario Draghi. Candidato dal ”Wall Street Journal” alla guida della Banca centrale europea, l’italiano più stimato nei consessi internazionali, come ha dimostrato il G20 di Pittsburgh. Lontano dalle beghe, attento a non confondersi con un fronte anti-governativo, ma proprio per questo spendibile se la sentenza sul lodo Alfano dovesse provocare nel Palazzo la scossa che si annuncia da mesi». Marco Damilano, L’espresso 8/10/2009
Perché Draghi vuole alzare l’età della pensione?
Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha detto ieri che sarebbe bene aumentare l’età pensionabile. Le parole esatte sono queste: il tasso di copertura assicurato dallo Stato in Italia ai futuri pensionati «sarà più basso, a parità di età di pensionamento, di quello che il sistema ha garantito finora». Quindi «per assicurare prestazioni di importo adeguato a un numero crescente di pensionati è indispensabile un aumento significativo dell’età media effettiva di pensionamento ».
Non è che sia un discorso chiarissimo…
In pratica: se uno va in pensione oggi, mettiamo, a 65 anni prende una certa cifra. Il 65enne del 2015, però, prenderà una cifra più bassa, e quello del 2020 una cifra ancora più bassa. Eccetera. Vale a dire: il sistema è tale che, se l’età in cui ti ritiri è sempre la stessa, l’assegno è sempre più basso. [...]
Allora Draghi di che cosa parla?
Il discorso di Draghi è questo: le pensioni che toccheranno ai futuri vecchi sono troppo basse. C’è un solo modo, secondo il governatore, di rimediare: riscrivere completamente il sistema innalzando, gradualmente ma nettamente, l’età in cui si va in pensione. In questo modo si raccoglieranno le risorse necessarie a dare ai pensionati futuri una rendita più alta, più adeguata ai tempi. Naturalmente in questa analisi c’è la consapevolezza che i settantenni di domani godranno di buona salute e saranno assolutamente in grado di lavorare, magari con un sistema flessibile che consenta di scegliersi l’orario o comunque di organizzarsi la giornata.
Fonte: Giorgio Dell’Arti Gazzetta 14/10/2009
Il governatore della Banca d´Italia, Mario Draghi, è un candidato naturale e prestigioso per sostituire Trichet alla Banca Centrale europea. Il governo lo appoggia. In questo caso, la candidatura italiana gode di un prestigio e di una simpatia indiscussi. Tuttavia sulla Bce ha messo gli occhi Angela Merkel. E vuole la poltrona di presidente per il capo della Bundesbank, Axel Weber.
Fonte: Andrea Bonanni, la Repubblica 21/11/2009
La bufera è già nell’aria. Uno dei primi ad accorgersene è stato il governatore di Banca d’Italia Mario Draghi, che qualche giorno fa ha lanciato l’allarme: «Nei prossimi 5 anni verranno a scadenza una quantità immensa di titoli, cominciando da 4mila miliardi di obbligazioni non-investment grade, di bassa qualità. E poi c’è tutto il rischio sovrano, il debito degli Stati, cresciuto con le misure anti-crisi».
Fonte: Luca Fornovo, La stampa 10/12/2009
Vabbè, capisco che sono brutte storie. Però potrebbe trattarsi di focolai isolati, residui di una malattia che è comunque passata?
Potrebbe essere così. E potrebbe pure non essere così. Il governatore della banca d’Italia, Mario Draghi, s’è lasciato intervistare dal Wall Street Journal e ha detto cose abbastanza tremende. Ha ricordato che la grande liquidità messa in circolazione dagli Stati obbligherà prima o poi ad alzare i tassi d’interesse. Non si può fare adesso, con i dati dell’occupazione così negativi. Ma un giorno accadrà e per i debitori (gli Stati e le banche) sarà un brutto momento. «Se si considera che i debiti bancari sono dell’ordine di trilioni, ai quali bisogna aggiungere il debito pubblico, allora potrebbe materializzarsi un rischio per il debito sovrano». Parliamo per esempio del debito inglese, che potrebbe essere declassato prima del 2013. Una misura che, secondo gli analisti, obbligherebbe il Regno Unito ad abbandonare la sterlina e adottare l’euro. Draghi ha anche sottolineato che «ci sono quattro trilioni di dollari di debito privato di bassa qualità garantito da proprietà edilizia, che è un assett soggetto a perdite di valore, destinati a venire a maturazione nei prossimi cinque anni ». un debito che i soggetti interessati saranno in grado di rimborsare? E per quanto tempo gli istituti di credito potranno taroccare i loro bilanci rinunciando a svalutare quello che c’è da svalutare?
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/12/2009
Mario Draghi nel 2008, durante la consueta relazione di fine maggio, ha spiegato che «il confronto internazionale non sembra indicare nella carenza di risorse la ragione dell’inefficienza della giustizia. Criticità emergono invece con riguardo alle modalità con cui le risorse vengono impiegate e organizzate ».
Fonte: Maurizio Belpietro, Libero 10/12/2009
Ovvero la possibilità che sia Mario Draghi, attuale governatore di Bankitalia sempre in predicato di assumere prestigiosi incarichi internazionali (in primis la presidenza della Banca centrale europea), a diventare presidente del più importante gruppo finanziario italiano. Cosa che però non potrebbe avvenire prima del 2011, perché Draghi vuole prima giustamente giocarsi la partita di Francoforte e sedersi sulla poltrona attualmente occupata da Jean Claude Trichet. Un anno, appunto, nel quale senza smuovere troppo le acque chi è già a Trieste potrebbe tenergli caldo il posto. Ed è su questo che i sostemitori di Bernheim fanno leva per aggiungere altri dodici mesi al suo già lunghissimo regno. Magari concedendo, in cambio, quella riforma della governance che specie gli ultimi arrivati nel board di Trieste reclamano da tempo. Una riforma che definisca in maniera chiara ruolo e poteri di un capoazienda che releghino quella del presidente a figura di mera rappresentanza.
Fonte: Paolo Madron, Il Sole 24 22/12/2009;
•2010
E come vede la candidatura del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi alla guida della Bce l’anno prossimo?
il Nobel per l’Economia Robert Mundell: «Sarebbe un’eccellente scelta. Il problema è che, venendo da un Paese con un debito pubblico superiore al 100% del Pil, può dare l’impressione che la sua politica monetaria sarebbe meno rigorosa, e io temo che per combatterla Draghi adotterebbe una linea più stretta del dovuto. Sarebbe stato un ottimo capo del Fmi, ma può davvero diventare il governatore della Bce grazie alle credenziali guadagnate come presidente del Forum sulla stabilità finanziaria».
Fonte: Maria Teresa Cometto, CorrierEconomia 01/02/2010
Porro è diventato Porro perché ha studiato al Massimo di Roma (stessa scuola di Mario Draghi, Gianni De Gennaro e Luca Cordero di Montezemolo).
Annalena Benini, “Il Foglio” 9/10/2010
L’arrivo di Mario Draghi, nominato dal precedente governo Berlusconi all’inizio del 2006, ha dato alla Banca d’Italia grande visibilità a livello internazionale. Draghi presiede infatti il Financial stability board, recentemente "istituzionalizzato" come braccio operativo del G-20 nella finanza. molto ascoltato nei consessi sovranazionali ed è uno dei più accreditati candidati alla guida della Bce, quando Jean-Claude Trichet lascerà nel 2011, e del Fondo monetario internazionale dopo Dominique Strauss-Khan, che scade nel novembre 2012.
Fonte: Orazio Carabini, Il Sole-24 Ore 18/2/2010;
Mario Draghi ha lavorato a Goldman Sachs negli anni in cui la Grecia ha realizzato lo swap con la banca d’affari. La stessa banca si è affrettata a smentire che Draghi abbia avuto un qualsiasi ruolo nella vicenda. Esiste tuttavia una singolare coincidenza: Draghi era anche direttore generale del Tesoro nel 1996 e se avesse realmente realizzato l’opera - zione di maquillage contabile spostando al futuro il debito, sarebbe anche lecito pensare che tale exper tise possa essere stata messa al servizio di altri paesi europei una volta passato nelle file di Goldman Sachs. Ma i condizionali e i periodi ipotetici, ovviamente, sono obbligatori in attesa di riscontri concreti.
Fonte: Superbonus, il Fatto Quotidiano 20/2/2010;
La "maledizione Goldman" non si ferma entro i confini degli Stati Uniti: anche il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, per aver lavorato in passato per Gs, è stato bersagliato dai suoi avversari (un fronte che va da Giulio Tremonti a Francesco Cossiga).
Fonte: FEDERICO RAMPINI, la Repubblica Affari&finanza 22/2/2010
Dopo le polemiche sullo scudo fiscale, ieri è stato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a difendere Draghi. A margine dell’incontro con la stampa estera, ha detto che «l’Italia ha un ottimo candidato alla presidenza della Bce», sottolineando però che mancano ancora 20 mesi al rinnovo dei vertici dell’istituzione di Francoforte.
Fonte: Fabrizio Goria, Il Riformista 24/2/2010
Bernabè molto amico del Presidente Francesco Cossiga che lo inserì in una commissione sui servizi segreti assieme a Carlo Jean e a Paolo Savona, ed è in rapporti di amicizia con il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, di cui si dice che espresse un parere molto favorevole quando gli fu chiesto come lo considerasse come candidato alla guida di Telecom. Gode della stima di Romano Prodi. E ha anche buoni rapporti con pezzi del Governo Berlusconi, sia con Gianni Letta sia con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti (fa parte anche lui di Aspen Institute).
Fonte: Gianmaria Pica, Il Riformista 3/3/2010
Chi sarà il prossimo governatore della Banca centrale europea?
il cofondatore del Financial Times Deutschland: «Io so che molti danno già per vincitore Axel Weber e temo che la politica alla fine sceglierà lui. Ma io non sottovaluterei i meccanismi di nomina che sono piuttosto complessi e alla fine, se l’Italia e la Germania dovessero entrambi puntare i piedi contro i rispettivi candidati, ne potrebbe addirittura spuntare un terzo. In ogni caso, io mi auguro che alla fine la spunti Mario Draghi. Perché Weber rischierebbe di compromettere l’imparzialità della Bce. Per questo ruolo ci vuole una certa capacità diplomatica, serve qualcuno che capisca di politica, che tenga insieme l’Europa. E Draghi è l’uomo giusto. Inoltre è il candidato più qualificato: ora è governatore della Banca d’Italia e in passato ha accumulato esperienze importanti sia al governo sia nel settore privato»
Fonte: Tonia Mastrobuoni, Il Riformista 16/3/2010
Curiosando nel database degli «alumni» e «alumnae» del Mit, ho scoperto che fino ai primi Anni 80 praticamente tutti gli italiani tornavano indietro. [...] Significativo è l’esempio del dipartimento di economia. Negli Anni 70 vi studiarono Mario Baldassarri (presidente della Commissione Finanze del Senato), Mario Draghi (governatore della Banca d’Italia) ecc.
Fonte: RICCARDO LATTANZI, La Stampa 31/3/2010, pagina 34
Sullo scadere del 2009, lo riferisce Francesco Barbagallo, il governatore della Banca d´Italia, Mario Draghi, avrebbe definito il nostro Sud «il territorio arretrato più esteso e popoloso» della Ue.
Fonte: Nello Ajello, la Repubblica 3/4/2010
Oggi, oltre a Tremonti e Carra, tra i suoi [DEL BARBIERE RICCARDO GINESTRA, NDR] fedeli clienti, con i quali guai ad accennare ai fatti di politica ed economia, ci sono il governatore di Bankitalia Mario Draghi («con lui parliamo di mare e montagna»),
Fonte: Francesca Filippi, Il Messaggero, 12/4/2010
negli anni la Goldman ha messo insieme una rosa di consulenti italiani famosi: Mario Draghi, Gianni Letta, Mario Monti e Romano Prodi.
Fonte: f. ramp., la Repubblica 18/4/2010
Fa le cose in grande, Dagostrunz.
ROBERTO D’AGOSTINO: «Ha addirittura regalato un telo da spiaggia griffato Dagostrunz ai vip, da Mario Draghi a Cesare Geronzi».
Fonte: Stefano Lorenzetto, panorama 27/5/2010
Critiche all’operato di Trichet giungono dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi: «La crisi è anche colpa di errori nella politica monetaria».
Fonte: Fabrizio Goria e Lorenzo Robustelli, Il Riformista 21/5/2010
il governatore di Bankitalia Mario Draghi a p p l icherà anche dentro l’istituto i tagli agli stipendi più alti – incluso il suo – come per i chiesti ai dipendenti dei ministeri (fino al 10 per cento). E gli altr i? PENSIONI INP DA P. Draghi, però uno dei tanti dirigenti di Stato, parlamentari, ex presidenti del Consiglio o ex presidenti della Repubblica, che risultano pensionati dell’Istituto dei dipendenti pubblici, l’Inpdap, ma che, allo stesso tempo, continuano a percepire importanti compensi per i loro incarichi pubblici. [...] Accanto alla sua indennità, Draghi incassa ogni mese una pensione lorda di 14.843 euro che diventa di 8.614,68 euro al netto delle ritenute. Fino al 2008, tra le ritenute c’era anche la trattenuta per cumulo tra pensione e reddito da lavoro, una condizione che al governatore ”c o s t ava ” c i rc a 4.500 euro al mese. Dal gennaio 2009, questa riduzione della pensione è stata eliminata e così si arriva all’attuale assegno mensile. Da notare che il governatore, tra i più fermi i sostenitori della necessità di alzare l’età pensionistica per tutti, uomini e donne, per risanare il bilancio pubblico, beneficia del suo assegno mensile dal 2005. Tradotto: è andato in pensione all’età di 58 anni
Fonte: Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 10/6/2010;
Vittorio Grilli, medico mancato, a 29 anni comincia a insegnare a Yale (poi passerà all’università di Londra) e lì conosce il meglio, Draghi, Luigi Spaventa, Francesco Giavazzi.
Fonte: Denise Pardo, L’espresso 17/6/2010
il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, guadagna 450mila euro all’anno e che il suo predecessore, ossia l’uomo di Alvito, Antonio Fazio, al culmine del suo potere nel 2005 dichiarava al Fisco 711mila euro.
Fonte: Franco Adriano, ItaliaOggi 8/7/2010
nell´appartamento romano sotto il Campidoglio di Denis Verdini, tutto damaschi, baldacchini e sedie cardinalizie. Non sarà raffinato come quello ceduto da Propaganda Fide a Bruno Vespa, dove l´altra sera hanno fatto allegra brigata Berlusconi, Letta, Casini, Geronzi, il cardinale Bertone e persino, presenza insolita e degna di qualche stupore, il governatore della Banca d´Italia Mario Draghi.
Fonte: ALBERTO STATERA, la Repubblica 11/7/2010
La settimana scorsa c’è statala«cena delle cene»: dodici commensali selezionatissimi tra i quali il premier Silvio Berlusconi accompagnato dalla figlia Marina, Gianni Letta, Cesare Geronzi, Mario Draghi, Pier Ferdinando Casini e il cardinal Tarcisio Bertone.
Fonte: Valeria Braghieri, il Giornale 18/7/2010, pagina 3
GOVERNO TECNICO MODELLO CIAMPI - È la scintillante proposta pret à porter di Walter Veltroni, lanciata dalle ciclopiche colonne di Repubblica. Dopo aver reso liquido il Pd, Walter s’industria per mettere il suo timbro funereo anche sull’esecutivo che verrà. Non un governo tecnico qualunque, ma il “modello Ciampi”, l’uomo dell’euro alla livornese. Presupposto essenziale per la riuscita del piano veltroniano è avere un personaggio simil-Ciampi disponibile all’avventura. Bersani suda freddo. Non si fanno nomi, ma lette le parole del liquidatore di partito, dalle stanze austere di Bankitalia segnalano un Mario Draghi in cerca di ferri di cavallo e con le mani ben sotto la scrivania. Esecutivo usa e jetta(torio).
Fonte: Mario Sechi, Il Tempo 3/8/2010
[IN OSPEDALE DA COSSIGA, NDR] Sono arrivati anche i due ex capi dello Stato Carlo Azeglio Ciampi (accompagnato dalla moglie Franca) e Oscar Luigi Scalfaro, il governatore di Bankitalia Mario Draghi e il suo predecessore Antonio Fazio.
Fonte: Stefano Cappellini, Il Riformista 19/8/2010
Draghi Nelle sue Considerazioni finali, lette come ogni anno all’ultimo giorno di maggio, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha giudicato positivamente la manovra del governo «inevitabile, anche se le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell’economia italiana». Draghi ha sorpreso la platea parlando di “macelleria sociale” quando è arrivato al punto dell’evasione fiscale: sul testo scritto, che tutti i presenti in sala seguivano disciplinatamente, quell’espressione, molto cara alla sinistra, non c’era. Il governatore ha spiegato: «Un modo di dire rozzo, ma efficace».
Fonte: Giorgio Dell’Arti Anno VII – Trecentoventiquattresima settimana Dal 24 al 31 maggio 2010
Vespa è entrato sedicenne nella redazione aquilana del Tempo, era cioè il 1960, ha quindi festeggiato quest’anno i cinquant’anni di professione con una cena a casa sua a cui hanno partecipato, tra gli altri, Berlusconi con la figlia Marina, Mario Draghi, Geronzi, Pierferdinando Casini, senza Azzurra, ma seduto tra Gianni Letta e il cardinal Bertone.
Fonte: Giorgio Dell’Arti Trecentotrentesima settimana Dal 5 al 12 luglio 2010
Certo l´Europa si è allargata, il G-7 è stato rottamato dal G-20, ci sono più paesi a contendersi le stesse poltrone in tutti gli organismi internazionali. Ma mentre la concorrenza qualche vittoria di bandiera la porta a casa, l´Italia no. E quando ha candidati a 18 carati (come Mario Draghi per la Bce o il Fondo monetario) provvede a silurarli con il fuoco amico.
Fonte: ETTORE LIVINI, la Repubblica 17/9/2010
Insieme a Cossiga partecipavano, e partecipano, alle sedute dell’Aspen Institute i personaggi più influenti della società italiana, come Giuliano Amato, che è stato il presidente della Sezione italiana fino al l995, seguito da Carlo Scognamiglio e da Romano Prodi che, sempre nel l995, ne veniva nominato vicepresidente vicario. Poi, Umberto e Gianni Agnelli, Giorgio La Malfa, Giorgio Napolitano, Mario Draghi, Giulio Tremonti, Enrico Letta...
Fonte: Ida Magli, il Giornale 22/11/2010, pagina 22
Forse dovrebbero prendere esempio dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. La sua retribuzione ammonta annualmente a circa 450 mila euro: il governatore francese Christian Noyer non supera i 142 mila, mentre il capo della banca centrale tedesca Alex Weber raggiunge appena i 101 mila euro. Draghi, però, ha deciso di ridursi lo stipendio del 10 per cento: il taglio riguarderà sia la sua retribuzione che quella dell’intero direttorio. Il numero uno di Palazzo Koch intende introdurre anche una riduzione del 5 per cento per la parte delle retribuzioni eccedente i 90 mila euro e del 10 per cento per quella oltre i 150 mila.
Fonte: Gianmaria Pica, il Fatto Quotidiano 16/11/2010
A Londra sono passati l’attuale governatore della banca d’Italia Mario Draghi, al vertice della Goldman Sachs dal 2002 e il 2005, e l’attuale amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, dal 1996 al 2002 alla guida di una industria che produce vetri per auto.
Fonte: Andrea Valdambrini, il Fatto Quotidiano 23/10/2010