Chiara Beria di Argentine, La Stampa 5/12/2010, 5 dicembre 2010
SCALA, INDOVINA CHI MANCHERA’ ALLA PRIMA
Non è solo per godersi l’abbondante neve in Engadina se il 7 dicembre - si sussurra nei salotti milanesi - Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, resterà con la famiglia a Sankt Moritz invece d’assistere a «La Valchiria», l’opera di Wagner diretta da Daniel Barenboim, regia del «modernista» Cassiers, che inaugura la stagione della Scala.
Cinque ore di Valchiria ipertecnologica? No, grazie. Tra le numerose defezioni alla «prima», un rito da tempo in mano a politici e sponsor, quella dell’autorevole membro del cda del teatro è una bella grana per il sovrintendente, Stéphane Lissner, già alle prese con i tagli del Fus. In Fondazione Scala dalla nascita, generoso partner (Lissner non ama il termine sponsor) di un teatro sostenuto al 60% dai soldi privati, l’Eni quest’anno non è più il «partner ufficiale» della serata. Al suo posto: Edison.
Il pensiero corre al 7 dicembre 2006 con l’Aida kolossal di Zeffirelli, direttore Riccardo Chailly; nel palco Reale Angela Merkel e Prodi, in sala l’ambasciatore Usa, Ronald Spogli e un plotone di eccellenti invitati dall’Eni alla fastosa cena dopo Scala a palazzo Reale: da Svetlana Medvedev, moglie dell’allora vicepremier russo e chairman di Gazprom a Saif, figlio del colonnello Gheddafi. Una «prima» assai Wikileaks! La decisione presa mesi fa dall’Eni non dipende però da diplomatici imbarazzi ma, secondo indiscrezioni, dalla perdita d’appeal della serata. Tanto che, pur di riportare a Milano prestigiosi ospiti stranieri, alcuni sponsor vorrebbero spostare la «prima» nel weekend (negli Anni 50 fu il maestro De Sabata a volerla il giorno della festa di Sant’Ambrogio, patrono di Milano; fino ad allora si teneva il 26 dicembre).
Solo dubbi da tempi magri o primi segnali di malumori per la gestione di Stéphane Lissner? Nei circoli dell’alta borghesia lumbard c’è chi (ma non vuol apparire) lamenta una crisi d’identità della Scala e circolano idee assai diverse sulla mission della prestigiosa istituzione. Pillole dal Lissner pensiero: «Il teatro di prosa è il luogo giusto per dare spunti a pensare. Vogliamo finire a Disneyland? Io no...». E ancora: «L’italianità come si è codificata nella storia del belcanto è una definizione dell’anima e dell’espressione musicale e può essere difesa validamente da chi non è italiano». Sembra ineccepibile, giù il sipario. Nato in Francia 57 anni fa, il primo sovrintendente straniero nella storia del teatro fu provvidenzialmente scovato nel 2005 (pare su segnalazione di Chirac a Berlusconi) da Bruno Ermolli, vicepresidente della Scala, l’uomo forte del teatro (è lui a far quadrare i bilanci) che puntò su un sovrintendente straniero dopo il traumatico divorzio da Riccardo Muti. Abile nei rapporti con il sindacato, fascinoso con le donne, carattere a volte arrogante, assai attento ai soldi (tra i benefit gode di una bella casa nel cuore di Milano), Lissner si è molto battuto per l’autonomia della Scala senza mai risparmiarsi bordate al governo per i tagli alla cultura. Molti spettacoli esauriti, apertura della Scala ai giovani: successi ma anche alcune scelte che gli hanno attirato non poche critiche. Allestimenti già visti in altri teatri europei; nessun direttore musicale e l’inedito titolo di «direttore scaligero» al grande Barenboim (impossibilitato per altri impegni a dedicarsi all’orchestra come faceva Muti), al quale ha riservato con il camerino appartenuto al maestro Muti tutte le inaugurazioni. La Scala agli stranieri? Leggenda metropolitana vuole che, nel tempio dell’italica lirica, le riunioni artistiche si tengano ormai in inglese; certo, Chailly e Daniele Gatti sono sempre più lontani.
Circola la voce che, infine, Lissner voglia nominare Gustavo Dudamel direttore musicale? Il 21 novembre Carla Moreni sul «Sole 24 Ore», definendo deludente la prova del giovane venezuelano sul podio della Filarmonica, ha scritto: «La Scala sia prudente con lo sbilanciarsi con lui in frettolose, poco giustificate, incoronazioni». Vigilia di «Valchiria» a Milano, la luna di miele con il sovrintendente francese forse è finita.