NICOLA LOMBARDOZZI , la Repubblica Affari&finanza 6/12/2010, 6 dicembre 2010
ITALIARUSSIA, LE RELAZIONI PERICOLOSE
Vale più un ristorante pizzeria nel cuore di Mosca, o un fiume di denaro che sgorga continuo dagli oleodotti della Siberia e degli Urali? Per il presidente Medvedev, così desideroso di cambiare l’immagine esterna del Paese, non c’è alcun dubbio: molto più importante il ristorante, meglio se italiano e un tantino glamour come quello che Roberto Cavalli si accinge a costruire al posto dello storico "Praga" sulla piazza Arbatskaja, aggiungendo oligarchi e stilisti locali all’albo d’oro dei clienti celebri che include Anton Cechov, Stalin e Gorbaciov.Pare, anzi, che proprio questa sia l’ultima idea fissa del Presidente: dimostrare che la Russia non è solo pozzi e trivelle e centinaia di migliaia di chilometri di tubature che corrono tra steppe e foreste attraverso la nazione più grande del mondo. L’attuale inquilino del Cremlino è stato per anni un alto dirigente di Gazprom, il colosso dell’energia che da solo produce più dell’8% del Pil e sa bene che le materie prime sono fondamentali per la ricchezza della Russia. Ma l’economia russa, pur essendo fondata sugli immensi giacimenti di gas e petrolio sepolti tra gli Urali e il Mar del Giappone, ha bisogno urgente di ben altre cose: servizi, infrastrutture, beni di consumo, semplificazioni burocratiche.
Per questo da un po’ di tempo Medvedev si sta concentrando su altri aspetti dell’importexport e lavora per aumentare gli investimenti stranieri in settori diversi da quelli energetici. Nell’Italia trova un prezioso alleato, forte di almeno vent’anni di lento ma implacabile posizionamento nel settore bancario, nella industria meccanica, oltre che in quelle più classiche della moda, della ristorazione e della manifattura.
Un mondo forse poco conosciuto in patria che tra mille difficoltà ha realizzato impianti, costruito carriere di dirigenti e moltiplicato il fatturato dell’interscambio tra i due paesi che se nel 99 era d 4575 milioni, all’ultimo aggiornamento sicuro del 2008 era già di 26.474 milioni con evidenti prospettive di crescita.
Gas e petrolio, intendiamoci, rimangono il motore di tutto. Non a caso il tandem al potere in Russia si è diviso i compiti secondo i ruoli canonici. Il premier Putin gestisce direttamente l’hardware energetico usandolo anche a fini politici: per indebolire fino al crollo il governo "arancione" dell’Ucraina ribelle o per stuzzicare un alleato indisciplinato come il bielorusso Lukashenko.
E anche a fini meno strettamente istituzionali come per premiare con uno stipendio milionario l’amico Schroeder, cancelliere tedesco in pensione, o per coltivare sempre più il "sincero rapporto umano" con il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi suo appassionato sponsor in imprese ardite e redditizie come quelle del gasdotto South Stream.
A Medvedev tocca invece la parte soft che consiste nel suo ambizioso programma di "modernizzazione del Paese" e che vede nelle imprese italiane uno dei punti di riferimento. Merito del noto, e chiacchierato, rapporto privilegiato con Berlusconi? "Assolutamente no – spiega Vittorio Torrembini, veterano tra gli imprenditori italiani in Russia e presidente del gruppo Unimpresa – L’alternanza dei vari governi non ha fatto registrare variazioni significative. I problemi rimangono più o meno sempre gli stessi così come le opportunità di investimento che rimangono tante e ben diversificate".
Fuori dalle dichiarazioni ufficiali altri imprenditori si spingono oltre, sostenendo che durante i governi Prodi, con un rapporto ItaliaRussia "almeno ufficialmente" meno affettuoso, ci fossero maggiori occasioni e facilitazioni ma restano voci senza conferme nel complesso mondo dell’impresa italiana in Russia che merita di essere esaminato settore per settore.
Banche Banca Intesa è certamente la più antica se non altro perché erede della Banca Commerciale che aprì qui il suo primo ufficio nel 1973. Con l’acquisizione una banca russa, la Kmb, ha esteso la sua ramificazione Si occupa principalmente di aziende che operano tra i due paesi. Tra i suoi progetti la partecipazione in qualità di advisor nella realizzazione di Italia Premium Gas, prima società mista italorussa per la vendita di gas naturale ed energia elettrica. Ancora più vistosa la presenza di Unicredit che nel 2000 è sbarcata in grande sul mercato russo acquisendo l’International Moscow Bank e avendo da subito una diffusione capillare con circa 150 sportelli, 45 dei quali solo a Mosca. Raccoglie sempre più successi anche nel credito familiare in un mercato che sta appena cominciando a scoprire i mutui, i crediti al consumo, le carte di credito, il banking online.
Automobili Dopo la storica esperienza di Togliattigrad, dopo l’allontanamento degli anni ’70, per la Fiat è stato un lungo e tortuoso processo di reinserimento nel mercato russo che si può dire coronato da un certo successo. Gli accordi con l’oligarca Deripaska "re dell’acciaio" hanno portato alla realizzazioni comune negli impianti di Elabuga della prima vettura di serie , la Fiat Albea, nipotina della gloriosa Zhigulì degli anni 60 ancora diffusa per le strade di Russia. Altre joint venture sono in atto per la realizzazione di motori, di telai Iveco e per assemblaggi di altri modelli Fiat.
Meccanica Gli accordi di Finmeccanica resi noti nel vertice intergovernativo di Sochi della settimana scorsa sono l’ultima delle operazioni realizzate nel corso di una presenza in Russia che ha più di cinquant’anni. Tra i progetti italiani più noti quelli per la cooperazione con la Sukhoi per la realizzazione di un aero da caccia considerato all’avanguardia. Ma il settore della meccanica è quello che vanta la più numerosa presenza di imprenditori italiani a tutti i livelli. Pur in un contesto difficile, spesso minacciato dalle organizzazioni criminali, e scarsamente affidabile, imprenditori medi e piccoli esportano con l’opportuno knowhow, macchine per la pasta, per la lavorazione dei metalli, della plastica e del legno, per l’imballaggio, l’imbottigliamento, macchinari elettrici e tipografici. Sempre più diffusi i macchinari italiani soprattutto nelle nuove frontiere di Siberia e Estremo Oriente.
Moda La chiave del successo è stata quella di adattarsi alle esigenze del consumatore medio post sovietico fornendo prodotti super lusso o estremamente economici interpretando i gusti e le esigenze di una popolazione dilaniata da differenze sociali spaventose. Il risultato è che nell’immaginario russo "italiano" è sinonimo di abbigliamento di buona qualità e stile più di ogni altro. E ha portato a una diffusione al di là di ogni previsione delle grandi griffes ma anche delle piccole aziende su scala familiare in particolare nel settore delle calzature.
Alimentare Due colossi come Parmalat e Ferrero hanno fatto da apripista costruendo in Russia stabilimenti di produzione. Il latte a lunga conservazione, lo yogurt, il cioccolato kinder prodotti in Russia con tecnologia e marchio italiano hanno aperto la strada al altri importatori minori. Il resto lo hanno fatto i ristoranti italiani e anche molti oligarchi russi che hanno deciso di investire nell’importazione di generi alimentari dall’Italia.
Trasporti Sull’onda del petrolio e della nascita di una nuova frontiera verso Est si sono sviluppate le fortune di molte aziende italiane tra le quali spicca il Gruppo Barbaro che ha ricostruito l’antica rete di comunicazioni fluviali con mezzi e logistiche moderne. Trasporti di merci, poi anche passeggeri, con un fatturato di oltre venti milioni l’anno.
Elettrodomestici Anche qui stabilimenti in loco e investimenti in atto da anni per Indesit e Ariston, altre presenze storiche. La concorrenza coreana crea qualche difficoltà ma il mercato sostanzialmente regge, dopo il boom iniziale.
Presenza imponente dunque e soprattutto con grandi prospettive in un paese che resta ancora ricco di potenzialità proprio per i difetti cronici che tanto affliggono il presidente russo: scarsa capacità manifatturiere, strapotere della grande industria, monosettorialità. L’altra faccia del petrolio.