MARCO BELPOLITI, La Stampa 6/12/2010, pagina 33, 6 dicembre 2010
Free press, restano solo gli immigrati - Nel treno per pendolari, su cui salgo la mattina per recarmi al lavoro, l’unico, o quasi, a leggere un giornale comprato all’edicola sono io
Free press, restano solo gli immigrati - Nel treno per pendolari, su cui salgo la mattina per recarmi al lavoro, l’unico, o quasi, a leggere un giornale comprato all’edicola sono io. La maggior parte dei viaggiatori ha in mano una o due delle differenti testate free press che vengono omaggiate all’ingresso della stazione, e poi regolarmente abbandonate sui sedili del treno. Oggi la free press è in crisi, alla pari, se non di più, dei quotidiani a pagamento. Delle varie testate che esistevano sino a tre anni fa in Italia, ne sono rimaste quattro: Metro, Leggo, City, DNews. Di recente hanno chiuso 24 minuti e E-polis, e altre piccole testate locali. Tra il 2003 e il 2008 il numero di copie diffuse sul territorio nazionale era passato da 14 milioni a 42 milioni, per poi scendere di colpo. Non ci sono dati aggiornati sulla loro effettiva tiratura. Metro, il primo nato da un format svedese, e diffuso in tutto il mondo occidentale, ha 5 edizioni locali e viaggia, pare, intorno alle 800-900 mila copie; Leggo, il più pop dei giornali free, quello di maggior successo, da quanto vedo sul treno, ha invece 15 edizioni locali, ed è intorno ai 2 milioni di copie; City, con 9 edizioni locali, diffonde 800 mila copie; su DNews non ho trovato dati, circola in sole tre città. E-polis, che probabilmente è stato il più innovativo nella scrittura giornalistica, insieme a City, era arrivato a 500 mila copie giornaliere. La free press è un fenomeno che occupa le prime ore del mattino. Nei luoghi più frequentati della città un folto numero di extracomunitari distribuisce i giornali davanti alle stazioni dei treni e del metrò, nei piazzali dei pullman e nelle strade più frequentate. I lettori sono quasi tutti pendolari, per la maggior parte immigrati. Si tratta di fogli ricchi di pubblicità: piccola pubblicità locale che non entra nei giornali maggiori o nelle riviste, perché troppo costosi. Sono letti da un pubblico poco acculturato, con consumi orientati verso i gadget e gli oggetti di largo consumo. Tuttavia un merito la free press l’ha, e davvero grande: ha insegnato l’italiano agli immigrati. Nel corso dell’ultimo decennio i principali lettori sono stati peruviani, ecuadoriani, colombiani, romeni, albanesi, polacchi, ovvero molte delle nazionalità arrivate in Italia. Forse bisognerebbe pensare di dare un premio speciale alla free press: sono stati il maestro Manzi della nuova alfabetizzazione all’italiano. Non è mai troppo tardi, come si chiamava la trasmissione televisiva di Manzi. Anche con la free press.