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 2010  dicembre 06 Lunedì calendario

Bella la campagna, ma che salasso - C’ è il partito di Toto Cotugno («Voglio andare a vivere in campagna voglio la rugiada che mi bagna / Voglio ritornare alla campagna voglio zappar la terra e fare legna») e quello di Woody Allen («La campagna mi innervosisce: ci sono i grilli, e il silenzio, e non sai dove andare dopo cena, e le reti alle finestre con le falene morte spiaccicate… A parte l’eventualità delle visite dei Manson e altre famiglie di Satana»

Bella la campagna, ma che salasso - C’ è il partito di Toto Cotugno («Voglio andare a vivere in campagna voglio la rugiada che mi bagna / Voglio ritornare alla campagna voglio zappar la terra e fare legna») e quello di Woody Allen («La campagna mi innervosisce: ci sono i grilli, e il silenzio, e non sai dove andare dopo cena, e le reti alle finestre con le falene morte spiaccicate… A parte l’eventualità delle visite dei Manson e altre famiglie di Satana». I totocutugnani sono una minoranza, ma robusta: ogni anno 100 mila italiani lasciano la città per l’hinterland e si rassegnano al pendolarismo o decidono per il salto definitivo. Casa nel verde, aria buona e vaghi progetti di agriturismo, B&B, orti biologici, piante officinali. C’è chi lo fa romanticamente (e dovrebbe leggere il libro di Roberta Ferraris, Vado a vivere in campagna: dieci regole, dal sogno al progetto ) e chi per risparmiare. I cosiddetti costi di cittadinanza sono aumentati ovunque, dall’11 al 55 per cento. Gli affitti, rileva il sociologo Corrado Barberis, sono meno cari in campagna che nei centri urbani (552 euro contro 694). Ci sono case più grandi a parità di prezzo. C’è il mito dell’autosufficienza energetica e la possibilità del wifi per essere connessi al mondo. Le tribù in fuga hanno molti nomi: neorurali, green oriented, hobby farmer. I nonni sono scappati via e i nipoti ritornano. Ma chi pensava di risparmiare, due volte su tre ha sbagliato i calcoli. I pendolari che gravitano su Milano spendono 4600 euro l’anno per fare andata e ritorno in auto. Se si lanciano in attività bucoliche, freschi abbonati alla rivista Vita in campagna scoprono di dover investire un capitale in attrezzi: piccolo trattore, decespugliatore, tritastocchi, motosega, cesoie, vanghe e zappe (e bisogna usarle anche). Devono fare i conti con le talpe, ed eventualmente con i cinghiali. Le case di campagna sono più costose da scaldare (il 15 per cento, rispetto a un appartamento medio in città), hanno bisogno di manutenzione (impianti, umidità) e spesso di importanti interventi di ristrutturazione. Ne sanno qualcosa gli inglesi che hanno comprato mezza Toscana e da alcuni mesi stanno mettendo in vendita gli ex fienili, le ex stalle rifatte dal pavimento al soffitto. Così arrivano i primi pentiti. Li si trova su forum come myecomondo.blogspot. com. E il blog Luca va in campagna racconta a puntate le disavventure di una giovane coppia: «Chi avrebbe mai messo in discussione la consolidata vita cittadina se avessimo immaginato solo la metà delle difficoltà che avremmo incontrato?». Conclusione: «Mentre prima consigliavo a tutti, amici e parenti di seguirci in questa meravigliosa avventura, ora se qualcuno si mostra interessato a vivere in campagna, per prima cosa gli faccio riempire di legna la caldaia, così impara». C’è Mira che si lamenta delle «zanzare grosse come scoiattoli nella bassa lodigiana», c’è Fabio che «basta, mi sono fatto due esondazioni del Po», c’è Freddy che rimpiange la metropolitana e offre «solo ad amatori, deliziosa casetta indipendente, riscaldamento, aria condizionata, ogni comfort». E’ un piccolo controesodo: circa 12 mila hanno rimesso sul mercato le case sognate, ristrutturate e poi detestate, come capita con gli amori finiti male. Molte hanno terreni piantumati, orti, frutteti e addirittura pezzi di bosco. I totocotugnani diventati woodyalleniani si aspettavano troppo. Restano i neorurali convinti che hanno scelto soprattutto uno stile di vita. Sono i frugalisti, quelli che non badano a spese, quelli che esibiscono il vino bio e con la stessa cifra avrebbero potuto comprare ottime annate di Romanée Conti. Come i francesi che lasciano le città (300 mila l’anno) o gli spagnoli che ripopolano 2600 borghi. Molti altri giocano a Farmville su Facebook. Le fattorie virtuali, si sa, fanno chic e non impegnano.