MARIO TOZZI, La Stampa 6/12/2010, pagina 1, 6 dicembre 2010
MA FANNO PIÙ VITTIME LE NOCI DI COCCO
Ci si meraviglia che qualcuno possa essere ancora vittima di un animale supposto feroce all’inizio del terzo millennio, ma poi non si perde occasione per gridare allo squalo assassino.
Con tutto il rispetto per chi ha perduto la vita in un modo orribile, bisogna però ribadire che non esiste alcuna perversione omicida in natura.
Eche nessuna categoria morale umana può essere chiamata in causa quando si parla di animali non umani. Gli squali degli oceani di tutto il mondo vengono oggi decimati da una guerra senza quartiere, condotta da uomini che non esitano a mutilarli delle pinne e ributtarli in mare ancora vivi, ma destinati a una morte atroce, solo per soddisfare la voglia di pietanze esotiche remunerative come l’oro. Sono animali antichissimi e predatori perfetti ormai però in via di estinzione anche a causa di una cattivissima fama non giustificata dai fatti. Ne «Lo squalo» (1975) il predatore è una specie di serial killer dotato di volontà omicida, quando sappiamo benissimo che nessuno squalo attaccherebbe un uomo adulto senza motivo. Nel Mar Rosso gli squali restano spesso imprigionati all’interno della barriera corallina con la bassa marea e lì possono ancora cercare di predare, lasciandosi attirare dalle gambe dei bagnanti di cui non percepiscono il resto del corpo. Il tutto è spesso aggravato da un fatto nuovo: le quantità di rifuti, spesso residui di cibo, che finiscono in certi tratti di mare e che fanno da pastura per pesci carnivori. Non esistono certo gli squali vegetariani del cartoon «Alla ricerca di Nemo», ma al mondo si registrano più vittime, ogni anno, a causa della caduta di noci di cocco che non per morso di pescecane (su un centinaio di presunti attacchi, solo una vittima, nel 2007, in tutto il Nordamerica, secondo International Shark Attack File). Eppure non risulta che si stia preparando un film dal titolo «La vendetta della noce di cocco», né che la gente si guardi bene dal prendersi un riposino sotto le palme. Non c’è niente da fare, il nostro bisogno del mostro da sconfiggere, dal drago o alla belva marina, è sempre in agguato, pronto a riproporsi a ogni occasione, pure se creata da noi.